tell
me what the papers say .....
Italia
da MUSICA DI REPUBBLICA del 4 novembre 2004
POP – Nel nuovo Peachtree Road diverse novità e alcune vecchie hit
RIECCO LE CERTEZZE ARMONICHE DI ELTON JOHN
Elton John resta, insieme a Paul McCartney, il custode del grande pop inglese, con gusto assolutamente unico della scrittura e dell’armonia. Che mr. Reginald Kenneth Dwight ha ritrovato prima in Songs From The West Coast (2001) e ora più che mai in questo Peachtree Road. Il pregio maggiore dell’album è di riportarci a grandi certezze musicali come in Answer In The Sky o in They Call Her The Cat. Il difetto (se tale può essere considerato) è che il richiamo a canzoni già sentite è forte (nelle due citate Candle In The Wind e Crocodile Rock). Ma sono peccati veniali di fronte ai cori, l’orchestrazione, l’armonia, la rotondità del canto, che traboccano in due piccoli capolavori come Weight Of The World e soprattutto Porch Swing In Tupelo.
Mario Luzzato Fegiz
Elton John
PEACHTREE ROAD
Universal (CD)
Elton John è fondamentalmente
uno schizofrenico. Ha una personaltà multipla. C’è l’Elton
John che impazza sui tabloid e nelle sezioni di Gossip (compresa quella
di Rockol), ovvero il divo che fa notizia con le sue stranezze, con le
sue manie da megastar multimiliardaria e viziata. C’è poi il cantantante,
ma quello melenso e sdolcinato; il piacione bravo a proporre canzonicine
strappamutande e strappalacrime: è l’Elton John a cui si deve la
sua fama di star globale. E poi c’è un terzo EJ. Quello che scrive
grandi canzoni, che ha inciso dischi come “Tumbleweed connection” o “Madman
across the water”; dischi fortemente radicati nel suono della west coast
americana, capolavori della musica; questo è l’Elton John a cui
si deve la sua fama di musicista. Se non ci fosse quest’ultimo EJ, tutti
gli altri non esisterebbero: sono nati da qua.
Mentre l’Elton John Divo
è ormai invincibile, un alterego pubblico inossidabile, la lotta
tra le due anime di EJ cantante e musicista è stata lunga e sanguinosa.
L’ultimo EJ ha passato buona parte degli anni ’80 e ’90 nel dimenticatoio.
La versione 2 impazzava con il suo pop di qualità ma facile facile.
Solo il bel “Songs from the west coast” (2001) sembrava aver rispolverato
l’Elton John delle origini. Ci si chiedeva: si, ma durerà?
La risposta è positiva
ed arriva oggi, nel 2004, con questo “Peachtree road”. Che è un
signor disco, come il suo predecessore. Dell’Elton John melenso non c’è
quasi traccia, qua dentro. Solo qualche concessione al pop ballatoso come
“All that I’m allowed” o “Freaks in love”, o qualche reminescenza fin troppo
evidente del passato come il rock blues alla “Crocodile rock” di “They
call her the cat”.
Per la verità tutto
“Peachtree road” (è l’indirizzo della sua casa di Atlanta) è
pieno zeppo di reminescenze del passato. Scritto insieme al fido Bernie
Taupin (da sempre autore dei suoi testi), è stato prodotto dallo
stesso Elton John, ed è un ritorno al suono delle origini ancora
più deciso di “Songs from the west coast”. C’è il piano “liquido”
di Elton; ci sono le orchestrazioni che supportano la melodia. Ci sono
cori e armonie. Tutti miscelati con sapienza, senza un’eccessiva smielatura,
anzi. In questa prospettiva, l’1-2 iniziale è da brivido: “Weight
of the world” e soprattutto “Porch swing Tupelo” sono dei piccoli gioielli
di songwriting.
Insomma, “Peachtree road”
mostra un Elton John che fa il musicista, che almeno quando canta si è
“liberato dal peso del mondo sulle sue spalle” come dice nel brano iniziale.
Un peso che continua a schiacciarlo quando recita la parte del divo, e
che lo ha schiacciato musicalmente per buona parte della sua carriera,
ma di cui qua non c’è davvero traccia.
(Gianni Sibilla)
da IO DONNA, inserto del Corriere della Sera del 26.11.04
UN ALBUM CHE PUNTA A SUD
di Roberto Casalini
Elton John è lunatico. A Taiwan, di recente, ha definito i giornalisti "vili e porci". Neanche D'Alema ai tempi d'oro era arrivato a tanto. Tende invece al sereno stabile il musicista, e dopo un decennio di album incerti o imbarazzanti non è poco. A giudicare dal nuovo di zecca Peachtree Road, Elton John sembra tornato (quasi) allo stato di grazia degli anni '70. La formula del cocktail? Semplice: arrangiamenti parchi, melodie alle Beatles ed atmosfere da profondo Sud degli Stati Uniti, con tanto di dobro e steel guitar a circondare il suo piano. Weight Of The World e Porch Swing In Tupelo sono, da questo punto di vista, esemplari. E Turn Out The Lights When You Live, con quel suo scrollarsi di dosso l'amore con un'alzata di spalle ("prendi pure l'auto, non mi spezzerà il cuore") è puro melò alla Nashville.
da www.ilpopolodelblues.com
Da qualche anno a questa
parte Sir Elton John è tornato a scrivere grandissime canzoni e
a mettere sul mercato bei dischi. Il più recente “Peachtree Road
“ giunge a un anno e mezzo di distanza da “Songs from The West” un album
in cui Reginald Dwight tornava ai propri esordi, al sound di “Tumbleeweed
Connection”, “Empty Sky “, “Elton John “. In questo nuovo disco Elton,
se
è possibile, fa ancora meglio della volta precedente e licenzia
12 gioielli ancora scritti con la penna di Bernie Taupin mentre al suo
fianco spiccano ancora le due colonne di sempre Dee Murray alla batteria
e Davey Johnstone alle chitarre, due grandissimi coristi oltretutto il
cui stile vocale è un marchio di fabbrica dei migliori dischi del
baronetto inglese.
E’ importante porre l’accento
sulla bellezza di questo disco perché la vita pubblica, dell’artista
inglese oscura fortemente la sua avventura musicale oramai da troppi anni.
Il fare estroverso ma allo stesso tempo socialmente impegnato di Sir Elton
mette in secondo piano dischi come questo “Peachtree”.
Il recensore è fortemente
convinto sin dai primi anni Settanta che Elton John sia uno dei più
grandi cantanti di blues mai usciti dalla Gran Bretagna e che tutte le
sue migliori composizioni siano pervase da un sentimento agrodolce che
la penna di Taupin ha saputo elevare a messaggio universale. Così
per questo album i due amici di sempre sono volti in Georgia per ritrovare
un pò di quel deep soul impossibile trovare altrove. Ecco allora
“ my elusive drug”, “freaks in love “ e poi una delle più belle
canzoni che Elton abbia mai scritto “ All that I’m allowed”. “Peachtree
Road “ è un disco in cui Sir Elton si ricorda anche del suo vecchio
amore per il rock & roll ed ecco allora "“They call her the Cat"”che
pare uscita da "“Yellow Brick road " e molto altro ancora.
Ci auguriamo che con questi
l’artista britannico sia in tour anche in Europa perché nel disco
ci sono finezze stilistiche – soprattutto da parte di Davey Johnstone,
un sottovalutato musicista che mosse i primi passi nel trio folk dei Magna
Carta – che ci piacerebbe rivedere in concerto.
Chi non avrebbe scommesso
una lira sulla capacità della coppia Elton John – Bernie Taupin
di riscattarsi da tanta musica brutta ed inutile può mettere nel
lettore questo album e godersi un gusto compositivo che non scade mai nel
camp e nel glam , le due caratteristiche negative di Sir John, pur sfiorando
i generi quasi con astuzia.
Elton John con l’avvento
di talenti quali Rufus Wainwright e Anthony deve aver fatto mente locale
che era venuto il momento di ricordare ai più giovani chi fosse
e chi era, eventualmente, stato. Ne hanno beneficiato i fan della prima
ora e non solo perché i più giovani si ritrovano con almeno
due album imperdibili.
Ernesto de Pascale
da SUONO numero 376 di gennaio 2005
Ingiustamente le nuove generazioni vedono Elton John come un vecchio trombone imbolsito (che a furia di dilapidare il suo patrimonio è stato costretto a vendere la sua collezione di occhiali da scena!) senza sapere che fu il timido ragazzotto inglese a tenere a battessimo l’era dopo-Beatles con Your song. Sono passati 33 anni e oggi il musicista dà solo quello che può dare concedendosi più alle amicizie del jet-set dai Versace a Lady D. Il paragone con Tumbleweed connection è ovviamente impietoso e non regge. In Songs from the west c’era forse più abilità ma Peachtree road registrata idealmente in un villaggio abbandonato della provincia americana chiamato Town Of Gay c’è molta immediatezza e armonia mista a compiacimento. Grazie alla complicità di Bernie Taupin, mr. Rocket man è uno dei più grandi autori di canzoni. Di fatto Answer in the sky è l’unico brano dell’album che il musicista ha messo in scaletta al Colosseum di Las Vegas dove una poltrona in prima fila costava 500 dollari! A 60 anni la sua fragilità diventa quasi un pregio. E’ difficile entrare in sintonia con il divertissement che plasma il boogie di They call her the cat, le moine autoindulgenti che guidano Too many years, All that i’m allowed, I stop and i breathe e il sarcasmo bisessuale riflesso in Turn the lights out when you leave. Ogni riff di piano sembra introdurre Tiny dancer ma poi non accade anche se nel suo caso non è mai detta l’ultima. Vietato sparare sul pianista…
Sergio d'Alesio
Voto Artistico: 7,5
Voto Tecnico: 8
da www.dalessandroegalli.com
Elton John PEACHTREE ROAD Universal (CD) Elton John è fondamentalmente uno schizofrenico. Ha una personaltà multipla. C'è l'Elton John che impazza sui tabloid e nelle sezioni di Gossip ,ovvero il divo che fa notizia con le sue stranezze, con le sue manie da megastar multimiliardaria e viziata. C'è poi il cantantante, ma quello melenso e sdolcinato; il piacione bravo a proporre canzonicine strappamutande e strappalacrime: è l'Elton John a cui si deve la sua fama di star globale. E poi c'è un terzo EJ. Quello che scrive grandi canzoni, che ha inciso dischi come "Tumbleweed connection" o "Madman across the water"; dischi fortemente radicati nel suono della west coast americana, capolavori della musica; questo è l'Elton John a cui si deve la sua fama di musicista. Se non ci fosse quest'ultimo EJ, tutti gli altri non esisterebbero: sono nati da qua. Mentre l'Elton John Divo è ormai invincibile, un alterego pubblico inossidabile, la lotta tra le due anime di EJ cantante e musicista è stata lunga e sanguinosa. L'ultimo EJ ha passato buona parte degli anni '80 e '90 nel dimenticatoio. La versione 2 impazzava con il suo pop di qualità ma facile facile. Solo il bel "Songs from the west coast" (2001) sembrava aver rispolverato l'Elton John delle origini. Ci si chiedeva: si, ma durerà? La risposta è positiva ed arriva oggi, nel 2004, con questo "Peachtree road". Che è un signor disco, come il suo predecessore. Dell'Elton John melenso non c'è quasi traccia, qua dentro. Solo qualche concessione al pop ballatoso come "All that I'm allowed" o "Freaks in love", o qualche reminescenza fin troppo evidente del passato come il rock blues alla "Crocodile rock" di "They call her the cat".
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