Songs from the West Coast
di Beppe Donadio


 


Piccoli brividi. Vuoti d'aria.
'Già sentito, ma dove?'. Chi se ne importa. E' bellissimo.
Non l'ho mai scoperto davvero, quel 'già sentito'.
Il fatto è che almeno sino a Breaking Hearts in Elton John convivono
soluzioni armoniche e melodiche  talmente 'pure' da spingerti a credere di
averle già ascoltate.
Se proprio devo definire la sensazione, direi si tratti di qualcosa di
simile a quella stupida frase da cascamorto '...mi sembra di conoscerti da
sempre...', che è sì un'espressione da cinquantenni al night club, ma che,
se si è innamorati, un fondo di verità ce l'ha.
Arte.
Arte minore, ma pur sempre arte.

'Songs from the West Coast', ovvero la storia di quell'uomo che aspetta per
anni davanti al negozio di dischi, con la certezza che nulla potrà più
accadere.

Provate a tingere Julia Roberts di grigio.Mettetele un paio di occhiali
spessi due dita, un vestitino insignificante da perpetua e un neo peloso
sotto il labbro inferiore. E cercate di convincere il suo pubblico che è
soltanto una svolta nella carriera. E poi chiedete alla critica di parlarne
bene: stupitevi, se volete, se nessuno parla più dei suoi occhi da
cerbiatta, il sorriso dolce, e tutto il resto.

Da Sotheby's Elton John si è venduto molto più dei vestiti.
Se avevi soldi, in quei giorni, si battevano all'asta qualche metro della
sua ispirazione, qualche etto di poesia, e scatole intere di dignità
musicale, persa mortificando il suono del proprio strumento, attorniandosi
di perfetti sconosciuti e giocandosi la credibilità del proprio lavoro nelle
mani di un produttore/hooligan.

Quell'uomo davanti alla vetrina, che aspetta l'album che non verrà, ci è
rimasto male davvero. E si è sentito tradito, come ascoltatore, e come
musicista.
Eppure era lì ogni anno, davanti a quel negozio. E non si è perso nemmeno un
cd.  Anche se si è chiesto spesso il perchè.
Nella sua mente le immagini di Elvis Obeso Presley che si asciuga il sudore
e consegna salviette bagnate nelle mani di deliranti teenagers in lacrime,
nel suo ultimo show.
Frank Sinatra che canta l'ennesima 'My Way' al MSG, alticcio e malfermo.
Per un attimo a quest'uomo è sembrato che 'One Night Only' fosse il triste,
patetico addio di qualcuno che era stato il più grande, e non sapeva salvare
la pelle e la faccia.

E invece.
Piccoli brividi. Vuoti d'aria.

Non grido al capolavoro.
Sento di essere in credito di buona musica da molto tempo.
Voglio pensare che 'Songs from the West Coast' sia un piccolo risarcimento.

Orchestra e strumentisti. E ballads, e pulizia del suono. Ed un pianoforte
acustico.
Quanto è complessa la semplicità.
I piccoli brividi di 'The Emperor' e 'American Triangle'; il lungo,
splendido vuoto d'aria di 'Boy in the Red Shoes'.

A volte ritornano.

BEPPE


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