di Beppe Bonaventura (agosto 2008)
Molti
non ne hanno neanche mai sentito parlare, ma se volete veramente sapere come
era il vero Elton John degli inizi dal vivo (e come purtroppo non lo sarebbe
stato più) dovete assolutamente ascoltare 17-11-70, il suo primo disco live
registrato agli A&R Studios di New York.
Doveva
essere solo un radio show ma il proliferare di bootleg (molto in voga all’epoca)
spinse la casa discografica a pubblicarlo come live ufficiale, naturalmente
eliminando parte della scaletta per andare sulla durata media di un LP.
Ma
anche se incompleto il concerto, tratto dal primo tour USA, è la testimonianza
storica del perché Elton abbia sfondato in USA con le sue fantastiche performance
in trio, con Nigel Olsson alla batteria e Dee Murray al basso.
Dopo alcune non entusiasmanti date
inglesi che non avevano riscosso particolare successo, il trio qui sembra già
perfetto ed amalgamato come se fosse reduce da anni di collaborazione insieme.
Il suono è abbastanza grezzo e per
niente pop, ma pieno di energia in ogni brano, e proprio qui sta il pregio di
questo live, Elton è scatenato al piano senza i tanti orpelli che avremmo
trovato in seguito nelle sue esecuzioni pianistiche, e Nigel e Dee lo seguono
potenti ma anche loro essenziali e pieni di grinta.
Probabilmente tanti fans storceranno un
po' il naso, abituati all'Elton successivo dominatore di tutte le classifiche
di vendita, ma in compenso sono sicuro che tanti non fans e anche molti detrattori di Elton rimarrebbero
piacevolmente sorpresi a sentire un disco live di questo livello.
I brani che troviamo sul disco
provengono in parte dai primi album (Sixty Years On, Take Me To The Pilot, Burn
Down The Mission), troviamo poi una Bad Side Of The Moon che è immeritatamente
un extra track da Elton John, e Can I Put You On appena composta per essere
inserita nel futuro Friends. Il tutto
completato da omaggi a tre dei principali suoi idoli, i Beatles di Get Back, i
Rolling Stones di Honky Tonk Women e l'Elvis di My Baby Left Me, che Elton
avrebbe surclassato da lì a poco nelle classifiche di tutto il mondo.
Purtroppo una Elton John band in trio,
come in occasione di questo primo tour, non sarebbe mai più stata riproposta,
ed è un peccato perché non si sente assolutamente la mancanza di altri
strumenti, neanche di una chitarra; il piano è giustamente il fulcro di tutta
l'esibizione e insieme al basso e alla batteria riesce a “riempire” tutte le
canzoni.
Certo deve essere stato sicuramente uno
shock per il pubblico che aveva precedentemente ascoltato un album addirittura
orchestrale come Elton John trovarsi le stesse canzoni riproposte in maniera
così essenziale.
Chissà, magari un giorno, un album così
ingiustamente sottovalutato ed abbastanza dimenticato come 17-11-70 potrà
vedere riconosciuto il suo indubbio valore intrinseco.
Rimane in ogni caso una testimonianza,
come lo sono per un altro verso gli album di studio pre Honky Chateau, di come
era e come poteva continuare ad essere Elton prima di esplodere come superstar
pop degli anni 70.
Con molti rimpianti da parte di
qualcuno come il sottoscritto.
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