RECENSIONI
DEI VISITATORI
Aida
inviate la vostra
recensione di un disco
di Elton e sarà pubblicata in questa sezione.
non preoccupatevi, non
cerchiamo critici
professionisti, ma le impressioni, positive o negative, dei fans!
di Beppe (agosto 2008)
Come premessa dovrei dire che se
quest'album non fosse presente nella discografia ufficiale di Elton John, non meriterebbe di perderci
dietro troppo tempo per parlarne.
Il fatto che sia stato pubblicato
anticipatamente, ben prima dell'arrivo del musical sulle scene, ha contribuito
poi a renderlo un flop anche in termini di vendite e di classifiche.
Le canzoni, pop di facile ascolto
realizzato con il collaudato Tim Rice, per l'omonimo musical, vengono qui
interpretate insieme a star di media, piccola e piccolissima grandezza che
sembrano chiamate a raccolta solo per rendere più appetibile, senza troppi risultati, il disco a diverse
generazioni di possibili acquirenti.
I singoli brani, pur con qualche
spunto positivo, non meritano neppure di essere citati insieme ai loro interpreti,
si può accennare solo al soporifero e bruttino singolo Written In The Stars in
duetto con la giovane Lee Ann Rimes (in auge allora negli States e da noi
praticamente sconosciuta) che ha avuto un tiepido successo di programmazione.
La colonna sonora del musical,
pubblicata circa un anno più tardi dal cast che era in scena a Broadway, pur
con tutti i suoi limiti, è indubbiamente su un altro livello, ma questo album,
che risulta ufficialmente nella sua discografia, Elton avrebbe fatto meglio ad
evitarlo.
Sicuramente un disco da tralasciare,
collezionisti incalliti esclusi, sicuramente uno dei punti più bassi della sua produzione
discografica.
Sorte diversa ha avuto il musical
che, pur senza bissare i fasti di The Lion King (scritto sempre in coppia con
Tim Rice) ha avuto un buon riscontro sia con l'iniziale versione americana di
Broadway, rimasta in scena circa cinque anni, sia con le successive produzioni
nelle diverse lingue.
Dell'album è circolata anche una versione dei demo eseguiti da
Elton al piano con un accompagnamento elettronico che ha riscosso un
certo gradimento da parte dei fans ma, a mio parere, le canzoni
rimangono sempre abbastanza insignificanti, giustificate in parte solo
dal fatto di essere destinate ad un musical.
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di Stefano Orsenigo 2012
Elton John e il teatro musicale: due mondi destinati inevitabilmente ad
incontrarsi, dove però il nostro non mai dato il meglio, al contrario
esasperando la tendenza alla noia e alla pesantezza dei suoi dischi anni
90.
Aida ne potrebbe essere l’esempio più calzante: se l’idea
di rifare Verdi in chiave rock già sapeva di pacchianata, la certezza
di una pop-opera (di rock manco l’ombra) prodotta dalla Disney per il
suo circuito teatrale elimina ogni residuo interesse.
I demos cantati dall’autore in realtà non sono male, relativamente all’Elton da radio AC in stile The Big Picture;
l’album ufficiale, invece, compie l’errore di far interpretare questi
brani ad altri artisti (forse alla Disney avevano tanti soldi da
spendere), a riprova che lo stile di Elton è difficilmente
coverizzabile. Qualche nome di peso riesce a lasciare un’impronta
personale - Sting in Another pyramid, Tina Turner in Easy as life, James Taylor in How I Know you, Lenny Kravitz in Like father like son
- , per il resto il livello dei demos peggiora puntualmente in tronfie,
zuccherose, plasticose esibizioni di bel canto. La voce di Elton si
sente solo in quattro duetti di gusto sanremese, tra cui il brano
portante Written in the stars (con LeAnn Rimes), dei quali il meno peggio è The messenger con Lulu. Si salva indubbiamente Anneris’letter eseguita da Shania Twain, un piano-voce breve e intenso che, solo soletto, rende un buon servizio al demo originario.
Nel
complesso, un album-compilation da dimenticare per il musical eltoniano
meno interessante, perché un lavoro palesemente su commissione: se non
altro, The Lion King è ormai un classico (e tratto dal miglior cartone Disney degli ultimi 30 anni), Billy Elliot è un progetto sentito e semi-autobiografico (l’unico brioso, benché musicalmente molto mediocre) e The Vampire Lestat,
unico flop e scritto con Bernie, azzecca la giusta atmosfera cupa e
opprimente, infilando in mezzo alla noia qualche autentico gioiello,
“teatrale” nel miglior senso del termine.
Per fortuna, o purtroppo, da questi tre musical non è mai stato tratto un album ufficiale analogo ad Aida, ma il fan sfegatato-completista può accontentarsi di qualche demo.
Voto 4,5
(Voto ai demos 5,5)
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