L’ho
visto
giocare nel cortile di casa sua
Quel
ragazzino che sta appena muovendo i primi passi
C’è
così tanta
storia in questo paesaggio
Così
tanta
confusione, così tanti dubbi
Sono
stato
a bere su quella veranda di fronte
Bambini
arrabbiati,
sgarbati e taciturni
Sembra
un
quadro, quell’orizzonte blu
Da
dove
veniamo noi Dio odia le checche
“Cieli
dell'ovest” non rende giustizia
“Patria
dei
valorosi” non ha nessun senso
Ho
visto
uno spaventapasseri avvolto con del filo di ferro
Lasciato
morire in cima ad un'alta staccionata
È
un vento
freddo, freddo
È
un vento
freddo, freddo
È
un vento
freddo che sta soffiando, Wyoming
Guardo
due
coyote inseguire un cervo
Odio
ciò
che non capiamo
Voi
pionieri ci date i vostri bambini
Ma
è il
vostro sangue, che macchia le loro mani
Da
qualche
parte più in là quella strada si dirama
Verso
l’ignoranza e l’innocenza
Tre
vite
portate alla deriva da venti diversi
Due
vite
rovinate, una volta che la vita si è consumata
Seen him playing in his backyard
Young boy just starting out
So much history in this landscape
So much confusion, so much doubt
Been there drinking on that front porch
Angry kids, mean and dumb
Looks like a painting, that blue skyline
God hates fags where we come from
“Western skies”
don’t make it right
“Home of the brave”
don’t make no sense
I’ve seen a scarecrow wrapped in wire
Left to die on a high ridge fence
It’s a cold, cold wind
It’s a cold, cold wind
It’s a cold wind blowing, Wyoming
See two coyotes run down a deer
Hate what we don’t understand
You pioneers give us your children
But it’s your blood that stains their
hands
Somewhere that road forks up ahead
To ignorance and innocence
Three lives drift on different winds
Two lives ruined, once life spent
Questa canzone è la quarta traccia dell'album Songs From The West Coast, pubblicato nel 2001; ai cori, troviamo Rufus Wainghwright, il cantautore canadese. Il
testo si riferisce alla storia di Matthew Shepard, lo studente
ventiduenne ferito a morte nel 1998 a Laramie (Wyoming) a causa della
sua omosessualità; Shepard, da allora, è diventato un
simbolo della lotta contro la discriminazione. Viene riproposta con una certa frequenza durante gli spettacoli live.