Elton si
è esibito per la prima
volta in assoluto a Bergamo, dopo il rinvio del concerto solo piano che si doveva
tenere
originariamente lo scorso 13 luglio, programmato allo stadio. Invece, mentre
la data
di Perugia (nell’ambito di Umbria Jazz) si è
tenuta regolarmente,
quella di Bergamo è stata posticipata al 1° settembre, con cambio di
spettacolo,
da solo piano a concerto con la band, e cambio di location, la
struttura
del Lazzaretto al posto dello stadio. Il Lazzaretto, che ha
contenuto
circa 6-700 spettatori, si è dimostrato una buona soluzione
per
i concerti all’aperto e vi hanno già suonato sia i
Radiohead che
i Coldplay), ma il fatto di dover mantenere la disposizione
originariamente
prevista per lo stadio ha creato qualche problema agli organizzatori,
con
aggiunta all’ultimo momento di sedie per completare le varie
file.
Il fatto che i settori non fossero divisi ha permesso a molte persone
(me
compreso!) di posizionarsi di fianco alle prime file con
un’ottima visione
del palco. Il concerto è stato buono, anche
perché
la band è ormai supercollaudata e ha un sound
particolarmente energico
che fa rendere al meglio anche le canzoni più deboli del
repertorio.
La cosa che ha sconcertato un po’ i fans (e si sarebbe
ripetuta anche a
Roma due giorni più tardi) è stata la durata del
concerto,
di poco superiore alle due ore; è la durata normale di un
concerto
di un qualsiasi altro artista di un certo livello, ma noi eravamo
abituati
alle due ore e mezza di spettacolo, che riuscivano in parte a
giustificare
l’assurdo prezzo dei biglietti (in questo caso dai 45 ai 90
euro).
E la durata ridotta ha penalizzato ancora di più del solito
la scaletta,
la quale deve comprendere sempre determinati hit o canzoni come I Guess
That’s Why They Call It The Blues, a discapito di tanti
capolavori della
produzione di Elton. E’ assurdo che i suoi album
migliori come Madman
Across The Water o Tumbleweed Connection non trovino assolutamente
spazio
in mezzo a canzoni come Sacrifice. E gli imminenti concerti
commemorativi
dei 30 anni di Captain Fantastic facevano sperare in qualche brano di
questo
album storico e invece, anche in questo caso niente di
niente. Altra
nota negativa è l’inudibilità del coro
di Atlanta che accompagna
Elton in questo tour, probabilmente a causa di un missaggio sbagliato,
ma la cosa si sarebbe ripetuta anche a Roma, e
l’assurdità che,
disponendo di un coro del genere, non vengano scelti brani che ne
sarebbero
esaltati. Il concerto è stato comunque di buon
livello come
Elton è solito essere dal vivo e il pubblico mi è
sembrato
abbastanza caloroso e partecipe perlomeno nei settori più
avanzati,
dove in altre occasioni non era raro trovare persone che erano
evidentemente
lì solo per farsi notare e basta.