RECENSIONI
DEI VISITATORI
The Road To El Dorado
inviate la vostra
recensione di un disco
di Elton e sarà pubblicata in questa sezione.
non preoccupatevi, non
cerchiamo critici
professionisti, ma le impressioni, positive o negative, dei fans!
di Dixie Frankie (aprile 2008)
Eldorado è stato, per certi versi, la sperimentazione meglio riuscita,
nella carriera di Elton... sarà perchè si è trattato semplicemente
(semplicemente?!?) della colonna sonora di un film animato senza
pretese, sarà per il fatto che per questo è stato un lavoro fatto senza
l'ansia delle vendite, e quindi senza sconti alle logiche del mercato,
come molti degli album precedenti, ma io qui sento Elton pienamente
libero di comporre, creare, fuori dai suoi classici schemi
anglosassoni...
Il risultato, di questo connubio fra sonorità
ispanico-andaluse e ritmi sudamericani, è un album composto da canzoni
di ottimo livello, quasi niente di già sentito, sonorità nuove,
sperimentazione, tentativi di innovazione, e nessun riempimento...
E,
soprattutto, un Elton finalmente in grado di comporre musica "calda",
di usare gli strumenti e la voce in maniera per lui inusuale (la sola
It's Though To Be a God vale il prezzo del biglietto), e con la voglia
di divertire e di divertirsi che traspira e traspare da ogni traccia...
E'
il punto di svolta, l'anello di congiunzione, fra l'Elton pop-rock
elettronico (Eldorado, Trust me... e poi, da quanti anni non scriveva
una Sixteenth Century Man?!? dai tempi di Saturday e Bitch!) che era
stato negli anni appena precedenti, l'Elton autore ed attore di musical,
come in tracce come Queen of Cities, The Panic in Me, ed il Tango di
cui è intrisa My Heart Dances, abilmente interpretate, ed i tempi
dell'Elton classico, folk e acustico che sarebbe venuto di lì a poco...
anticipati da perle come il country di The Trail We Blaze e le trame
corali ed orchestrali di Friends Never Say Goodbye...
Fino alla scelta di un Bolero come Someday Out Of The Blue, come singolo di punta...
A
legare la trama di una narrazione in bilico fra la visione nostalgica
del vecchio mondo (interiore?), lasciato frettolosamente alle spalle,
fra amici che non dovrebbero mai dirsi addio e cuori che danzano di
malinconia, e le incognite dorate del nuovo, lontanissimo, sconosciuto
mondo, in cui poter ricominciare daccapo, seguire sentieri inesplorati, e
lasciarsi andare a tutti i suoi nuovi colori, grazie soltanto al
proprio immaginario ed alla forza dell'amicizia, ed in scenari da mille
ed una notte... pardon, da Eldorado...
Masterpiece ...
|
di Stefano Orsenigo 2012
Ironia della sorte: la colonna sonora del Re Leone conteneva solo tre
brani interpretati dall’autore ma vendette milioni di copie, al
contrario The Road to El Dorado, altro soundtrack di un altro cartone,
nacque a tutti gli effetti come album di inediti di Elton John (con tre
strumentali di Hans Zimmer in coda) ma passò inosservato.
Come il film del resto, in realtà non disprezzabile esempio di cartoon
Dreamworks “serio” prima della svolta ridanciana dei vari Shrek: ma
alla casa di Spielberg non bastò assoldare il trio d’oro
John-Rice-Zimmer per evitare uno dei suoi pochi fiaschi.
Quanto al disco, mi vien da dire “meglio così”: tutto l’Elton più
lagnoso sembra essere finito in questo lavoro all’insegna del pop
latino (non esattamente la passione di chi scrive…ma A word in Spanish
questi brani se li mangia quasi tutti!), con Friends never say goodbye
che potrebbe fare una discreta figura nel repertorio di qualche boyband
(la partecipazione dei Backstreet Boys non è ufficializzata, forse per
l’imbarazzo, ma purtroppo si sente benissimo), Whitout question che
conta su ospiti più rinomati (gli Eagles) ma non suona meno sdolcinata,
la ninna-nanna The panic in me…e il poco invitante rock 16th century
man che non offre alcuna consolazione. Decisamente preferibili altre
ballads come la malinconica My heart dances, Queen of cities con i
coretti di Davey e Nigel, l’efficace brano di lancio Someday out of the
blue. Solo simpatica It’s tough to be a god, duetto a ritmo di bossa
con un Randy Newman in libera uscita dai cartoni Pixar.
All’improvviso, in mezzo al deserto spunta The trail we blaze, country
veloce che miracolosamente ricorda a tutti quanto è bravo Elton a
scrivere brani di questo tipo e quanto se ne sentisse la mancanza.
Trust me, invece, sembra uscita da Ray of Light e fa risaltare l’altro
punto di forza dell’opera: la bella produzione di Patrick Leonard, in
equilibrio tra suoni acustici ed elettronica di qualità, con un
pianoforte finalmente rimesso in spolvero: di lì a pochi mesi sarà
tutta un’altra musica, ma le fondamenta di Songs From the West Coast
sono gettate.
El Doardo: ultimo atto della decadenza artistica o prima fase della
rinascita? Probabilmente sono vere entrambe le affermazioni,
personalmente opterei per la prima.
Voto 5/6
|
|
|