materiale
tratto dal IL LAVORO
del 21 aprile 1973 (giornale di Genova)
10.000
fans per Elton John hanno
calorosamente accolto il suo recital al Palasport di
Genova.
Falso allarme per una bomba.
Visto
da vicino, il favoloso
Elton John è un ragazzone cocciuto che ha trovato la giusta
mediazione
fra sornioneria un po' lunare e un po' surreale di un clown, e la
ignava
grandeur di un sibarita orientale.
I
lineamente sono femminei
e annegano nel lardo e nel fondo tinta; a completare l'immagine che
Elton,
quotidianamente da in pasto con molle nonchalanche ai suoi fans, ci
sono
gli occhialoni scuri brevettati, con tergicristalli a transistor, i
capelli
di stoppa tagliati alla maschietto, l'inverosimile frack a strisce
d'argento,
di rosso e di blu, i tacchi alti venti centimetri sui quali si
barcamena
con timorosa cautela.
Perfetto
e furbastro imbonitore
di se stesso, l'efebo d'oro del rock ha tenuto in pugno, l'altra sera
al
Palasport, diecimila persone senza mai condurle al parossismo
dell'entusiasmo:
"E' bravissimo, ma non mi comunica - mi diceva una ragazzina saccente
in
prima fila - ma dosa abilmente la propria forza di impatto col pubblico
e attirandosi applausi non scatenati ma costanti".
Elton
è arrivato alle
22:20 con il suo pulmino munito di ascensore e il suo seguito da
pascià.
Lo ha accolto un'ovazione, la prima e l'ultima del lungo recital,
concluso
a mezzanotte senza altro incidente che la solita bomba fasulla
annunciata
da una telefonata in questura.
Ha
fronteggiato con autorità,
frutto di ben assimilati trascorsi conservatoriali, il solenne Steinway
sul quale, tempo fa, ha suonato con la Royal Philarmonic Orchestra di
Londra,
e ha colto l'occasione per fare fra l'altro cose egregie. E
ha cantato
naturalmente con quella sua splendida voce che salta da efebiche
sensualità
a impennate sarcastiche, con eguale gigionesca disinvoltura.
La
musica di Elton John è
forse la più ibrida che l'attuale ondata di pop abbia
prodotto.
Il "new rock", retaggio della "West Coast made in Usa", si intreccia a
inattese cadenze beethoveniane, incursioni nell'area del blues lasciano
passo a "terzinati" violenti dove l'ombra di Paul Anka e Neil Sedaka
traluce
improvvisa e muore sommersa da passaggi del country più puro
o da
elegiaci abbandoni.
Romantico
e beffardo avanguardista
e demodè, Elton incarna come un paradigma puntiglioso e
calzante,
la incertezza di fondo di tanta parte della "new music" di oggi, che
guarda
al futuro ma non sa spezzare le pastoie che ancora la legano al passato.
Sta
proprio qui a ben guardare,
l'equilibrio e la forza di Elton John, questo falso innovatore dalla
voce
e le mani d'oro; ne è casuale che, la parte migliore di se
stesso,
lui la ritrovi in certe incursioni improvvise nel grembo dei classici,
o nell'amore - questo, si sincero - con cui recupera a tratti il
vecchio
rock degli anni cinquanta, e vi si rifugia come in un porto sicuro.
Canta
Gratis
Elton,
per questa sua tourneè,
non ha percepito una lira: ha dovuto cantare per pagare una penale di
venti
milioni, legata alla sua mancata partecipazione a un precedente impegno
in Italia.
Abbiamo
tentato di intervistare
il famoso cantante: lui si è rifiutato, ma siamo riusciti a
cogliere
un suo dialogo con il ballerino tedesco Bruno Michel Von Henning, di
passaggio
a Genova, e il suo impresario, John Reid.
"Gli
unici paesi in cui accetto
di cantare sono gli Usa, l'Olanda, la Germania e l'Italia, che
è
stupenda e nella quale spero di tornare in ottobre" ha detto Elton.
Gli
è stato chiesto
se accetta la definizione di emulo di Valentino Liberace coniata per
lui
da un giornale: "La cosa - ha risposto - non mi ha dato nessuna
emozione:
sono un tipo calmo, io".
Cosa
pensa del pubblico italiano?
"E' il più caloroso che io conosca: a Roma c'erano
diciottomila
persone a sentirmi e altre diecimila sono rimaste fuori".
Quali
sono i suoi hobbies?
"Il tennis e il golf. Ma solo la musica classica riesce a riempire
completamente
la mia vita".
Cosa
prova quando sta per
andare in scena? " E' un momento magico. Mi isolo in perfetta
solitudine
e mi preparo a dare tutto, di me, al pubblico".
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