da Hercules Italia n°32 del settembre 1995
DEEP INSIDE
rubrica a cura di Massimo Morichelli
Someone Saved My Life Tonight
IL TESTO
E’
uno dei più autobiografici testi che Bernie abbia dedicato ad Elton, e
dovrebbe narrare di un tentativo di suicidio, con la canna del gas,
fatto dopo una solenne sbronza collettiva, da cui il malandato Elton
sarebbe stato salvato da Bernie.
In verità è uno scritto che sta a
metà tra l’apologia della droga e la critica del tessuto sociale
americano. Partiamo da un rilievo linguistico: Bernie, fino a Caribou,
scriveva in inglese, senza cadere in tentazioni “slang”, pensiamo a
Brick Road.
Con Captain Fantastic siamo entrati nel pieno della fase
“americana”: nel testo di Someone, “sugar bear” è un termine che negli
Stati Uniti descrive l’uso di droghe pesanti, “damn it” è una delle
classiche imprecazioni, che raramente trovereste in un correttissimo
inglese.
E poi “le azioni e le obbligazioni” ci ricordano la smania americana per i soldi e per il successo.
Questo
introduce il leit-motiv: la vita come recita in cui i pedoni vengono
mangiati dalle regine (pawn out), la vita dove anche chi recita il ruolo
di prima donna è sottoposto alla debolezza della droga e quindi alla
tentazione sado-maso della morte (non è vero cara?). Il testo è un
susseguirsi di visioni da alcoolizzato, che culminano con la libertà, la
voglia di concludere l’iter del suicidio che la solitudine sembra
scatenare.
E poi il risveglio classico del dopo sbornia, (“sono
venuti con un camion”) quando hai le ossa rotte e sembra che ti sia
crollato addosso il mondo.
Poi la frase in un certo senso
anticipatrice (“la mia musica è ancora viva”) di quello che Elton ha
dichiarato in un’intervista: “anche durante l’assunzione di droghe
pesanti, quello a cui ho sempre tenuto è stata la mia musica”.
Il
difficile equilibrio tra vita e morte (mi avevi quasi addentato con i
tuoi uncini), è riassunto nell’immagine della farfalla: la possibilità
di volare via.
Si notano delle analogie con l’immagine della
droga-volo di Rocket Man (come dichiarato da Bernie Taupin), in cui si
raggiunge il limite, che, proprio prima del sacrificio (legato ad un
altare), sembra soddisfare il narcisismo di qualsiasi artista: averlo
provato.
QUALCUNO MI HA SALVATO LA VITA STANOTTE
(Traduzione di Massimo Morichelli)
Quando penso a quelle luci dell’east end
notti di maggio
le tende tirate nella piccola stanza al piano di sotto
Prima Donna, avresti dovuto esserci
mentre sedevi appollaiato sulla tua sedia elettrica
ed è un’altra birra
e io non ti sento più,
siamo tutti quanti andati fuori di testa
i miei amici sono qui
che strisciano in giro sul pavimento del seminterrato
Qualcuno mi ha salvato la vita stanotte
fatto di coca
mi avevi quasi addentato con i tuoi uncini
non è vero cara?
eri quasi riuscita ad accalappiarmi e legarmi
immolato ad un altare
ipnotizzato, dolce libertà sussurrata nelle mie orecchie
tu sei una farfalla,
e le farfalle sono libere di volare, vola via, addio.
Non mi sono accorto quante ore sono passate,
docce di sera, un fazzoletto per il naso
che si insinua nei miei peggiori incubi,
mi sento soffocato dalla tua vita sociale ricercata
proprio come un pedone mangiato dalla regina,
sono le quattro del mattino,
maledizione!
statemi tutti quanti a sentire,
sto dormendo da solo stanotte,
salvato in tempo, la mia musica è ancora viva,
E avrei fatto la comparsa
sulla foce di un fiume
aggrappato alle tue azioni ed obbligazioni
recitando per sempre la tua potenza,
Stanno venendo con un camion per riportarmi a casa,
qualcuno ha salvato la mia vita stanotte,
qualcuno mi ha salvato la vita stanotte.
Allora raduna le tue forze
e corri nel campo, stai recitando da solo.
LA MUSICA
Il giro di accordi non si presta a particolari commenti, quanto piuttosto la sua esecuzione.
Tutto l’album è inciso con la voce “sotto” gli strumenti, per cui in certi momenti fa apparire il tutto più sofferto.
Il
piano emerge sulla voce, suonando ad accordi, ma quello che sta
veramente sopra è la sezione ritmica basso-batteria, dei mitici
Dee-Nigel, che in Fantastic ha raggiunto la sua massima espressione
prima dell’inevitabile declino.
Il giro di basso è essenziale
(classico accompagnamento in 4/4 in “pum pum”) sulla pogressione
discendente reb/do/sib, poi man mano che il pezzo avanza Dee inserisce
degli “slide” (dopo “you’re a butterfly” nel secondo ritornello), nella
terza strofa lavora un ottava sopra, fino al finale dei con i cori, dove
esegue lo stesso giro che il piano suona all’inizio.
Il “tappeto” è poi costituito da un organo che conferisce ordine armonico all’insieme.
Un’ultima
annotazione: il falsetto di Elton e l’armonizzazione dei cori
conferiscono al pezzo, pur semplice, quella “spazialità” che sembra
quasi evocare le visioni del testo.
“Someone” è il topico della
ballata pop, dove quanto più si riesce a ricondurre ad essenzialità
l’insieme, tanto più la capacità di colpire l’ascoltatore è garantita.
TRE VERSIONI A CONFRONTO: CENTRAL PARK 80, LONDRA 85, BOLOGNA 95.
Quella
del 1980 è da dimenticare, per colpa della pessima acustica, per colpa
di Elton che, nel caldo pomeriggio neworkese era più incline a brani
come Bite Your Lip che a sofferte interpretazioni di Someone o Your
Song. Compare per la prima volta l’assolo di chitarra dal vivo. Il
chitarrista era Tim Renwick, ottimo solista in A Single Man, ed in altri
album dei favolosi ‘70, tra cui consiglio ai più giovani The Year of
the Cat di Al Stewart. Renwick, che preferiva la Gibson alla Fender di
Davey, se la cava meglio in studio e con l’acustica (anche se l’assolo
di Madness per pulizia di esecuzione è tutt’altro che disprezzabile) e
mal sorresse quel giorno il nostro, forse perchè la band comprendeva un
pezzo della vecchia guardia (Dee e Nigel), e “session man” come Richie
Zito e Renwick appunto. Mancava dunque l’effetto band, che già si
ravvisa più nella “metronomica” ensamble del tour del 1985, con la
ritmica affidata a Morgan-Paton, volta a sostituire il duo Murray-Olson,
ed uno stuolo di coristi al seguito (troppo freddi, puntuali e
precisini). L’assolo è affidato a Johnstone: più che altro di facciata,
su è giù per la scala. Terza versione: Bologna ‘95, dove si trova il
meglio delle due precedenti (oltre alla scena che si riempiva di
stelle). Sessione ritmica che al “metronomo” Morgan unisce Bob Birch (la
cui migliore interpretazione va ricercata in Blessed) che ha avuto due
pregi: ascoltare come suonava Dee e metterci la rabbia del blues. Così,
dopo le sue prime esibizioni nel tour 92, dove sbagliava accordi, note e
tempo, oggi si muove sciolto e sciorina dei riff di rara potenza
(soprattutto in Saturday e Pinball ed è, assieme all’esuberanza di
Cooper, il maggior artefice della rinascita di un sound “caldo”. La voce
di Elton si è mossa dal profondo della strofa al falsetto “aiutato”
dagli altri suonatori, ottenendo un ottimo effetto-band.
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