inviate la vostra
recensione di un disco
di Elton e sarà pubblicata in questa sezione.
non preoccupatevi, non
cerchiamo critici
professionisti, ma le impressioni, positive o negative, dei fans!
di Stefano Orsenigo 2012
Leggendo il nome di Gus Dudgeon alla produzione, per la prima volta da Blue Moves, ci si potrebbe aspettare da Ice on Fire
una sorta di ritorno allo stile dell’Elton John anni 70; al contrario,
l'ascolto rivela un tuffo a capofitto nel pop anni 80 più smaccato.
Da amante delle novità, e data la scarsa consistenza del modello sonoro "vecchio-nuovo" lanciato da TLF0,
già infiacchitosi al secondo capitolo, in teoria non mi sento di
condannare questa svolta più radicale; oltre al fatto che nel 1985 buona
parte delle rockstar della generazione di Elton si era adeguata alla
nuova, redditizia tendenza, e tenendo conto della
riscoperta/rivalutazione avvenuta in anni recenti di quelle sonorità a
base di tastiere, bassi pulsanti e fiati squillanti, oggi riproposte da
tanti nuovi artisti.
L’album, tra l’altro, parte bene con la travolgente, aggressiva This town e prosegue meglio con la drammatica ballad Cry to heaven,
dove un leggero tappeto di synth non intralcia il pianoforte. In
seguito si adagia su un pop blandamente soul-funky, lontano dall’estro
compositivo dell'Elton migliore, più vicino a Phil Collins che a Donald
Fagen, ma non sgradevole: Soul glove, Satellite, la romantica hit Nikita
(dal suono talmente rinnovato che spesso ci si dimentica quanto sia
bella la melodia) che ospita due divetti giovanili, Nik Kershaw e George
Michael. Con il Wham, prossimo ad iniziare la carriera solista, duetta
in Wrap her up, aggiornamento agli anni 80 di certe follie
barocche del decennio precedente, non per tutti i gusti ma divertente
almeno quanto il suo delizioso videoclip (vedere per credere!).
Il resto si può buttare, partendo dal pessimo lento Too young, che spreca la presenza di metà dei Queen (John Deacon, Roger Taylor), passando per le scarse Tell me what the papers say e Candy by the pound. Anche la conclusiva Shoot down the moon, pur essendo tra le poche oasi pianistiche, mi sembra noiosetta rispetto all’analoga Cry to heaven.
Tra i bonus dell’edizione remastered c’è una brutta B-side strumentale dedicata a John Lennon (The man who never died) ma manca il singolo Act of war
in duetto con Millie Jackson, che era presente nella prima edizione cd:
un vero peccato, perché quel brano hard-rock ci riporta a un Elton in
grado di azzardare e convincere, e avrebbe risollevato la media di un
album globalmente dignitoso ma troppo modaiolo per essere davvero
rappresentativo nella discografia del suo autore.