da Ciao 2001 del 1977
di Manuel Insolera
ELTON JOHN
Arrivato
nella capitale italiana per assistere
all'incontro calcistico Italia-Inghilterra (dove gli italiani hanno
vinto
con una doppietta), Elton John ha incontrato in esclusiva un nostro
collaboratore.
Ecco l'intervista
Al telefono, la voce di turno
ha un tono eccitato: mi sta dicendo che il grande Elton è a
Roma
per un solo giorno, in incognito. Non vuole vedere
giornalisti o
intervistatori radiotivvù, ma farà uno strappo
per una sola
persona, ma proprio una, e puntualissima, mi raccomando.
Apprendo
di essere il prescelto: è il giorno dopo, di buon mattino,
ma da
buon romano in leggero ritardo, eccomi all'albergo, e subito
dopo
nella stanza di colui che oggi molti considerano il più
grande,
il migliore, l'unico autentico successore dei Beatles. Elton
è
in completo marrone, un po' strambo in se, ma addirittura "classico" se
paragonato alle sue consuete tenute multicolori. Anche gli
occhiali,
grandi e di forma quadrata, sono eccentrici, ma non oltre un certo
punto.
Una barba rossiccia gli mimetizza il viso, e ha l'aria
stanca. Ma
che ci fa Elton John a Roma per un solo giorno? "Sono venuto
a vedere
la partita di calcio Italia-Inghilterra" risponde ovviamente: avrei
dovuto
immaginarlo, sapendo che Elton è, come Rod Stewart, un
grosso appassionato
di foot-ball.
E ARRIVA L'INTERVISTA
Ciao
2001: Come va la squadra di cui sei proprietario e presidente?
E.J.:
Quando l'ho presa era una squadretta, ci vorrà tempo per
fortificarla,
ma io ora voglio dedicarci parecchio tempo. Prenderemo
giocatori
molto bravi e allenatori di classe. Il primo obiettivo è
quello
di arrivare in seconda serie alla fine del campionato di
quest'anno.
E, te lo giuro, le possibilità ci sono. Ce la metteremo
tutta.
Ciao
2001: Qualche settimana fa, quasi tutti i giornali stranieri hanno dato
per certo un tuo abbandono della canzone, per dedicarti interamente al
calcio. Il mio giornale è stato uno dei primi a
ridimensionare la
notizia. Abbiamo visto giusto?
E.J.:
Certamente. Non sono stanco di cantare, sono semplicemente stanco di
fare
tournèes. Sono sei anni filati che faccio
tournèes ininterrottamente.
Il mio fisico è a pezzi, mi sono reso conto che rischio di
diventare
matto. Ho deciso di non fare tournèes per almeno un anno, e
di riposare
mente e corpo dedicandomi alla mia squadra di calcio. Ma
continuerò
a incidere dischi, ad occuparmi della mia etichetta discografica, e
soprattutto
a produrre e lanciare nuovi artisti, prima fra tutti Kiki Dee, con la
quale
ho fatto il singolo "Don't Go Breaking My Heart".
Ciao
2001: La tua leggenda vuole che tu abbia conosciuto il tuo paroliere
Bernie
Taupin attraverso un annuncio sul Melody Maker. Vero o falso?
E.J.:
Verissimo. Solo che il giornale era il New Musical Express.
Ciao
2001: Quando hai iniziato con la tua prima canzone "Lady
Samantha"
desideravi il successo mondiale o avevi ambizioni più
ridotte?
E.J.:
Quando ho iniziato, volevo semplicemente essere un autore di canzoni.
Prima
di "Lady Samantha" ne ho scritte perlomeno una novantina, che oggi
trovo
orribili, canzonette, e che davo da incidere a Engelbert
Humperdink.
Il primo disco mio l'ho fatto quasi per caso perchè me
l'avevano
proposto. Ma nessuno ci credeva davvero.
Ciao
2001: Che influenza ha avuto su dite Paul Buckmaster, il giovane
bravissimo
arrangiatore che ha strettamente collaborato ai tuoi dischi nel primo
periodo
della tua carriera?
E.J.:
Una grossa influenza. Paul Buckmaster, soprattutto come arrangiatore
d'archi,
è una specie di genio. Mi ha fatto capire l'importanza di
arricchire
una canzone, di saper darle colori e sfumature. Mi dispiace che in
seguito,
dovendo proseguire la sua ricerca, non abbia più potuto
collaborare
con me. Ma nel mio ultimo album "Blue Moves" ha
curato gli
archi in qualche brano.
Ciao
2001: Quale è il tuo album che oggi preferisci?
E.J.:
Non saprei dirti di preciso, perchè non riascolto mai i miei
vecchi
dischi. Comunque, ora come ora, potrei dirti "Captain
Fantastic"
(perchè ho incominciato lì un discorso
più vario,
più partecipato) e l'ultimo "Blue Moves" perchè
lo sento
molto completo, come lo avevo voluto.
Ciao
2001: Ci torneremo tra poco. Riguardo ai testi che Taupin scrive per
te,
essi rispecchiano il tuo mondo interiore o il suo? E quale è
il
vostro rapporto di collaborazione nel fare una canzone?
E.J.:
Di solito, i testi di Bernie rispecchiano il suo mondo interiore, che
è
molto triste fondamentalmente, mentre io sono un tipo più
allegro,
più ottimista. Di solito prima lui scrive un testo, poi io
lo leggo
e compongo la musica secondo l'emozione che il testo mi
suggerisce.
Ma con "Blue Moves" le cose sono un po' cambiate.
Ciao
2001: Perchè a partire dal tuo ultimo Lp in studio "Rock Of
The
Westies" hai deciso di rimaneggiare ampiamente il tuo gruppo
accompagnatore?
E.J.:
Semplicemente per cambiare, soprattutto il tipo di ritmo che volevo
alle
spalle: un tipo di ritmo nuovo, più percuttivo,
più ricco.
Ho tenuto Davey Johnstone, il chitarrista, e Ray Cooper, il
percussionista.
Ma Dee Murray e Nigel Olsson sono andati via anche per loro
volontà
, perchè volevano fare qualche cosa per conto loro: e io
stesso
ho fatto uscire per la mia etichetta il primo singolo di Nigel.
Ciao
2001: E veniamo finalmente a "Blue Moves" , il tuo ultimo
album ,
che è doppio. In cosa soprattutto lo consideri diverso dai
precedenti?
E.J.:
In moltissime cose. Innanzitutto è il mio primo album in cui
ci
sia una reale partecipazione tra tutti quelli che vi hanno
contribuito.
A livello di composizione, è la prima volta in cui, per
esempio,
io stesso ho scritto alcuni testi: nella canzone "Sorry Seems To Be The
Hardest Word", che uscirà anche su singolo, i testi li ho
scritti
io. A livello di musiche, in alcuni brani mi sono fatto aiutare,
per
elaborarle, da alcuni altri musicisti della band. Inoltre ho lasciato
loro
più spazio per le parti strumentali. E io stesso suono di
meno il
pianoforte, ho più badato ad una maggiore
"totalità" strumentale,
ho lasciato parecchio spazio alle tastiere di James Newton Howard.
Insomma
"Blue Moves" album nato sotto le insegne di una
più completa
partecipazione. L'ho voluto così, e sono felice
del risultato.
Lo stesso titolo "Blue Moves", l'azzurro avanza, più che
essere
un riferimento ironico ai "blue movies" i film pornografici "dal vero",
ha voluto significare, nella mia intenzione, il fatto che io
quest'album
lo vedo azzurro, il colore della pienezza, della serenità.
Ciao
2001: Noto una grande differenza tra l'Elton nella vita normale,
timidissimo
e dolce, e l'Elton superstar , sul palcoscenico,
così
aggressivo, esibizionista, funambolico. Come mai?
E.J.:
E' qualche cosa che accade spesso alle superstar. Nella vita sei te
stesso,
sei un uomo normale, con le tue frustrazioni, le tue gioie, le paure
...
E poi, sul palcoscenico, ti trasformi, sei un'altra persona, scatta
qualche
cosa di più forte di te. E capisci che anche questa nuova
persona
sconosciuta è sempre te stesso. E' una esperienza esaltante,
ma
alle lunghe può portarti anche alla pazzia.
Diventi schizofrenico.
Essere una superstar ha questo grande difetto: che senza nemmeno che te
ne accorgi, ti conduce fuori dalla realtà. Completamente
fuori.
E' per questo, soprattutto, che ho deciso di prendermi un periodo di
riposo.
Per me la realtà è più importante di
qualsiasi altra
cosa.
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