ELTON
JOHN LIVE IN ITALY
MILANO
11-12/6/1984
Palatenda
di Lampugnano
Tiny Dancer
Hercules
Rocket Man
Daniel
Restless
Candle in
the Wind
The Bitch is Back
Don't Let The Sun Go Down On Me
Sad
Songs (Say So Much)
Bennie and the Jets
Sorry Seems to be the
Hardest Word
Philadelphia Freedom
Blue Eyes
I Guess That's Why
They Call it the Blues
Kiss The Bride
One More Arrow
Too Low
For Zero
I'm Still Standing
Your Song
Saturday Night's Alright
(For Fighting)
Goodbye Yellow Brick Road
Crocodile Rock
Per un fan come me,
il 1984 è stato sicuramente un anno da ricordare
perchè,
per la prima volta ho avuto occasione di vedere e sentire Elton John live in
concerto,
finalmente in Italia dopo il primo misterioso tour del 1973.
La seconda
metà degli anni settanta era stato un periodo buio in Italia
per
i concerti. La musica doveva essere gratis e per tutti e
così,
dopo una serie di incidenti più o meno gravi durante i
concerti
di gente come Santana, Lou Reed, .... dove la gente pretendeva di
entrare
gratis, lanciando cubetti di porfido o incendiando il palcoscenico,
tutti
i promoter degli artisti stranieri cancellarono per alcuni anni la
nostra
penisola dai tour mondiali ed europei. All'inizio degli anni
ottanta
il clima sembrava cambiato e gli italiani erano affamati di musica
live,
come è dimostrato dai primissimi tour che toccarono il
nostro paese,
con i 100.000 di San Siro per Bob Marley, gli 80.0000 all'Arena (!) di
Milano per Lou Reed e i 70.000 per Patty Smith a Bologna.
Elton approdava
finalmente a Milano nel corso del Breaking Hearts tour, al vecchio e
piccolo
(circa 6000 posti) palatenda che sorgeva a Lampugnano di fianco
all'attuale
Mazdapalace (ex Palatrussardi), per due concerti l'11 e 12
giugno.
I biglietti del 1° settore avevano già dei prezzi
stratosferici
rispetto agli altri concerti italiani (33.000 Lire) ma, il primo giorno
di vendita ero già da New Kary (storico negozio di dischi) a Milano a comprarlo per me e
il
mio amico Ezio, altro grande fan di Elton. Ricordo che il giorno prima al
TG
fecero vedere Elton in arrivo dalla Spagna, dove aveva suonato la sera
precedente, dando molta rilevanza all'evento, mentre nei giorni
precedenti
non fu fatta praticamente alcuna pubblicità al concerto,
temendo
forse chissà quale ressa. Nonostante il
paio d'ore d'attesa
per entrare, non siamo riusciti ad andare più in
là della
5^ fila, ma altri miei amici che avevano dei biglietti più
economici
si dovettero sorbire altre due ore supplementari di attesa: infatti poterono
entrare
solo una mezzoretta prima del concerto, gli organizzatori avevano
probabilmente
paura che oltrepassassero il loro settore per piazzarsi davanti, visto
che i posti non erano numerati. L'Italia era ancora snobbata
perchè
non esisteva merchandise di nessun tipo, presente invece nelle altre
date
del tour. Il concerto me lo ricordo come fenomenale, circa 2
ore
e mezza tutti in piedi sulle poltroncine (non mi sarebbe mai
più
capitato!), finalmente Elton live con anche Nigel e Dee (+ Johnstone e
un insulso Fred Mandell alle tastiere). Dopo tanta attesa
avevo paura
di rimanere deluso ed invece lo spettacolo fu veramente grande con
Elton,
che a un certo punto, rovesciò un bicchiere d'acqua sulle
teste
di due spettatori (o fotografi, non ricordo più!) sotto il
palco
che stavano litigando. Purtroppo sono già passati
troppi anni
........
Beppe
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da La Stampa del 5 giugno 1984
da La Stampa del 10 giugno 1984
da La Stampa del 13 giugno 1984
materiale
tratto dal CIAO
2001
materiale
tratto dal Corriere
della Sera, articoli di Mario Luzzato Fegiz
ED ECCO A VOI ELTON JOHN, 'REGINA' DEL ROCK
da Repubblica del 13 giugno 1984
pagina 22
IMPECCABILE, nella sua bizzarria, Elton John si è presentato sul palco
della Tenda Lampugnano in redingote rosa, paglietta, orecchini vistosi,
e ha subito scatenato il suo show, accompagnato da una band di
fedelissimi che lo ha seguito in tutte le sue giravolte. Il pubblico
milanese è accorso festante (malgrado i prezzi elevati). Solo qualcuno
mormorava che almeno, visto che era a Milano, poteva riprendersi quel
Blissett che infaustamente il Milan ha acquistato dal Wartford (la
squadra inglese che in brevissimo tempo Elton John ha portato dai
livelli più infimi alla massima divisione). Per il resto, un trionfo
costante. In due ore di concerto, John ha sparso sulla platea i suoi
colorati confetti rock, senza risparmiare energie e sensazioni forti.
La sua anima rock è di quelle più simpaticamente cialtrone ed
esibizionistiche. Una specie di "soubrette" del rock che è riuscito a
portare nella musica giovanile i fastosi espedienti del grande
entertainment: questo è Elton John, divertente e generoso, poco
affievolito dall' incalzare della mezza età. E' un gusto, il suo, che
ha radici antiche, almeno quanto l' idea che il rock dovesse essere
prima di tutto sudore, carnalità, vibrazioni rumorose. Portando i loro
figli ad un concerto di Elton John, i trentacinquenni di oggi
potrebbero comodamente cavarsi dall' impiccio di fronte ad imbarazzanti
domande del tipo: "Com' era il rock di una volta?". Basta guardare. Con
questo, va detto che le intenzioni del performer inglese sono tutt'
altro che didascaliche. Al contrario, è convinto di avere ancora
qualcosa da dire. E lo fa pescando liberamente nel suo enorme
repertorio, nella consueta alternanza che contraddistingue la sua
musica tra ballad intense e romantiche e rock' n' roll sfrenato. Come è
noto, Elton John è stato uno dei più felici autori di pop song, e nel
concerto le ha cantate più o meno tutte infilandole nella scaletta con
opportuna scelta dei tempi: Daniel, Your song, Goodbye Yellow brick
road, Blue eyes e tante altre. E il pubblico se ne è stato seduto
languidamente ad ascoltare ognuna di queste ballad, pronto invece a
scattare in piedi ogni volta che il gruppo ripartiva sul beat
trascinante del rock' n' roll. E allora toccava a Crocodile rock (la
più acclamata di tutte in assoluto) oppure a Saturday night it' s
alright for fighting. Elton John non si fa certo pregare per concedersi
alla platea. Asseconda il suo incorreggibile narcisismo in tutti i
modi: salta di qua e di là, assume pose da "reginetta" transessuale,
butta via lo sgabello del suo pianoforte bianco fino a sdraiarcisi
sopra. Al culmine dello show arriva a salirci sopra improvvisando passi
di danza. E' evidente che nei suoi sogni, oltre alla cultura pop, ci
sono i musical di Hollywood, il varietà, i cartoni animati e 04487 chi
più ne ha più ne metta. Dunque uno show in piena regola, sottolineato
da un impianto luci straordinario, con fari movibili in tutte le
direzioni, capaci di seguire con perfetto sincronismo la musica grazie
ad una regia computerizzata. E la musica, incalzante, inarrestabile;
vecchie canzoni come Candle in the wind, Rocket man e più recenti, come
Too low for zero e Restless, oltre a tutte quelle già citate. Rock di
maniera, se vogliamo, ma pieno di forza. E in più una patina
zuccherosa, decadente che fa parte del personaggio. Per questo il suo
rock' n' roll è tra i più divertenti, ma difficilmente arriva sotto la
scorza dell' easy listening, non incide più di tanto, forse non lascia
neanche tracce. Viene da pensare al tour che Elton John doveva fare
insieme a Rod Stewart, sfumato poi a pochi giorni dall' inizio.
Possiamo solo immaginare con rimpianto a quello che avrebbe potuto
essere, visto che Rod Stewart possiede proprio quel tanto di durezza
che manca alla "vamp" Elton John, il cui buffo volto (insieme alla
statura non proprio elevatissima) è stato ingiustamente trascurato, dal
cinema con la sola eccezione di Ken Russell che lo ha ottimamente
rappresentato su dei trampoli altissimi e con degli occhiali
giganteschi nella parte del "Pinball wizard", nell' opera Tommy. -
di GINO CASTALDO
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