ELTON JOHN & band
Villa Contarini - Padova - 12 luglio 2011
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la band:
Bob Birch - basso
Davey Johnstone - chitarre e cori
Nigel Olsson - batteria e cori
John Mahon - percussioni e cori
Kim Bullard - tastiere
Luka Sulic - violoncello
Stjephan Hauser - violoncello
Tata Vega - cori
Lisa Stone - cori
Rose Stone - cori
Jane Whiterspoon - cori
Funeral for a Friend/Love Lies Bleeding
Saturday Night's Alright (for Fighting)
Levon
Madman Across the Water
Tiny Dancer
Philadelphia Freedom
Goodbye Yellow Brick Road
Sacrifice
Rocket Man
I Guess That's Why They Call It the Blues
Hey Ahab
Gone to Shiloh
Monkey Suit
Sad Songs (Say So Much)
Take Me to the Pilot
Sorry Seems to Be the Hardest Word
Don't Let the Sun Go Down on Me
Are You Ready for Love?
Bennie and the Jets
The Bitch is Back
Crocodile Rock
Your Song
Villa Contarini - Piazzola sul Brenta
il video di Francy Bera
FOTO 1
bad side
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FOTO 2
Andrea Fiorini
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FOTO 3
Silvia Corsaletti
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FOTO 4
Claudio Carpi
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Allora, la giornata più calda e più afosa dell'estate era iniziata con
un bel tuffo in piscina, dopo aver recuperato Christian alla stazione di Desenzano.
Ma il dovere ci chiamava e allora addio (sigh) piscina e via verso Piazzola sul Brenta, alla ricerca di Villa Contarini!
La
location è indubbiamente molto bella e particolare e ci siamo subito
ritrovati in un bel numero di fans storici che sono arrivati da ogni
dove e con ogni mezzo.
E arriviamo al concerto.
Purtroppo tutto
passa in secondo piano causa la pessima (e con un eccessivo volume)
acustica che ha rovinato gran parte del concerto: basso e batteria
troppo prrminenti, suono distorto ed indistinto che spesso nascondeva le
coriste e i due violoncellisti, il top nel peggio è stato raggiunto in
Philadelphia Freedom, quasi inascoltabile, perlomeno stando in prima
fila.
Percui il giudizio è sicuramente inficiato dal fastidio
costante, con alti e bassi, cui il nuovo tecnico del suono ci ha
sottoposto per le circa due ore venti di spettacolo, un po'
più corto rispetto allo standard degli ultimi anni.
Il concerto non mi è sembrato male, sicuramente meglio
dell'ultimo concerto con la band a cui avevo assistito, quello di
Verona del 2009; Elton sembrava abbastanza in forma, Davey meglio del
solito (in Madman gli hanno fatto suonare l'acustica evitandogli un
indigesta elettrica), il nuovo tastierista abbastanza insignificante e
mediocre, i violoncellisti un po' sottoimpiegati e spesso inudibili, e
un grande coro di derivazione The Union.
Il top sono stati sicuramente i set da Madman, con l'ominima canzone che svettava e i tre
brani da The Union, soprattutto i primi due, che sono stati veramente
notevoli e il pubblico sembrava gradire molto nonostante non siano
ancora dei classici.
Stendiamo il solito velo pietoso su pezzi come
Sacrifice e I guess (veramente non la sopporto più) che in mezzo a pezzi
da novanta sono veramente ben poca cosa.
Veramente fantastica Madman, chissà
come sarebbe venuta con altri musicisti, mi sono ritrovato a pensare che
un altro genere di batterista al posto di Nigel avrebbe potuto fare
faville nell'incedere della canzone.
Però su tutto, almeno per me
rimane il disastro della pessima acustica, a parte i Cramberries l'anno
scorso al forum, non ho mai assistito in vita mia a un concerto con un
audio così schifoso, da non credere.
Stamattina mi sono svegliato ancora mezzo sordo e con un sibilo in sottofondo!
Un saluto a tutti i fans con cui ci siamo ritrovati prima durante e dopo il concerto!
Beppe
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Prologo (Padova).
Arrivo. L'atmosfera prima dei concerti mi è sempre
piaciuta, ma stasera c'è qualcosa di diverso; incontro persone con le
quali ho solo scambiato parole su un forum, persone con le quali
condivido una passione che si chiama musica! E' strano per me, ma
subito percepisco un senso di familiarità.
Parliamo, nell'aria satura
di calore, dei dischi di Elton, dei concerti visti, il mio ultimo di
lui si perde tra mille altri ricordi, ma è quello dell'84 che , invece, è
scolpito nella mia memoria, su tutti i concerti mai visti svetta,
abbagliante, insuperabile, è quello Elton per me... mi chiedo se quel
sessantaquattrenne sovrappeso, che tra un po' salirà sul palco, potrà
mai ancora assomigliargli...
Sono gelosa di quel ricordo, non voglio vederlo sbiadire sotto il peso degli anni e... dei chili...
Si
spengono le luci... sono rilassata, so che non può essere lo stesso...
ma inizia la musica, Elton entra ed improvvisamente, come se 27 anni non
fossero passati, io comincio a battere le mani e gridare il suo nome e,
come se non bastasse, sotto gli occhi increduli delle mie amiche, balzo
in piedi direttamente sulla sedia mentre tutti gli altri, educatamente,
al massimo sono in piedi, ma , quando me ne accorgo, è troppo tardi...
perchè sono ancora in piedi, a Lucca , però!! La voce rauca l'ho, per fortuna, un po' recuperata!!
Mi
assaporo il concerto ancor più che a Padova, grazie al suono migliore
ma, soprattutto, grazie alla rinnovata consapevolezza che mi porta ad
entrare profondamente nella musica finchè le note della straordinaria
versione di Madman mi sembrano tutt'uno col mio sangue, con ogni fibra
di me stessa, è un'estasi... identica a quella che ho provato vedendolo
scivolare agile quel giugno dell'84 al suo pianoforte (bianco allora) ed
intonare Tiny Dancer... l'energia che emana da quel palco è
impressionante! Nessuno mi ha mai fatto questo effetto e nessuno, inizio
a sospettare, mai me lo farà... persino I guess, per la quale non ho
mai stravisto, riesce a cantarla in una maniera che mi conquista... ed
Elton lo sa, lo fiuta, sente che razza di concerto ci sta
regalando!!!!!!
Quando lo vedo lanciarsi dal pianoforte per
l'handstand rivisto e corretto (data l'età) mi faccio il segno della
Croce... ma , grazie a Dio, è ancora lì quel concentrato d'energia
umana, con le sue belle dita che scorrono sulla tastiera; lo guardo , lo
ascolto, mi porta a spasso con lui tra passato e presente, ma, in
fondo, in quella dimensione senza spazio e senza tempo che è la
musica... dopo tutti questi anni "senza Elton", qui, a Lucca, più che
mai capisco che di questo luogo incantato in cui adoro abitare è lui il
mio Re... lo è sempre stato...
Maria Cristina
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da http://mattinopadova.gelocal.it
Elton John: il re del pop a Piazzola
La star inglese sul palco con due musicisti slavi
PADOVA. Uno di quei concerti cui, almeno una volta nella
vita, è tassativo assistere: martedì sir Elton John (nella foto) si
esibirà - unica data del nord Italia - a Piazzola sul Brenta, in
provincia di Padova, in occasione dell'Hydrogen Live- Love Festival
2011. Elton John alle 21.30 salirà sul palco dell'anfiteatro
Camerini, di fronte alla suggestiva villa, accompagnato non solo
dal suo pianoforte, vera e propria parte dell'anima del musicista
inglese, ma anche dalla sua band. L'arrivo della rock star è
avvolto da un velo di mistero: nessuno sa quando giungerà in
Italia, dove alloggerà. Persino la nota tecnica inviata dal suo
staff agli organizzatori del concerto è top secret. Pare però che
Elton John non abbia lasciato nulla al caso: dal colore delle rose
che vorrà trovare nel suo camerino, a quello dei divani.
L'entourage del musicista non ha tralasciato nessun particolare:
nemmeno il tipo di tappezzeria che dovrà ricoprire pareti e
pavimenti. Lo staff assicura che sarà un concerto unico. Novità
assoluta,la presenza accanto ad Elton John, di due artisti slavi
del violoncello. I due ragazzi, Luka Sulic e Stjepan Hauser,
rispettivamente di 23 e 24 anni, sono i protagonista di una vera e
propria favola: è infatti grazie ad un video caricato su You tube,
in cui i due musicisti si cimentano con un brano di Michael
Jackson, che hanno conquistato una notorietà planetaria. Le
milioni di visualizzazioni rendono Luka e Stepjan un fenomeno del
web, ma la fortuna va oltre. Un giorno la telefonata dell'incona
del british-pop, per i due ragazzi è la svolta. L'incontro è una
folgorazione: i due violoncelli diventano parte integrante del
nuovo concerto di Elton John, che regala loro un ruolo importante
per creare il nuovo arrangiamento di alcuni brani. Oltre a Sulic e
Hauser, sul palco di saranno lo storico chitarrista Davey
Johnstone, Bob Birch al basso, Kim Bullard alle tastiere, John
Mahon alle percussioni e Nigel Olsson alla batteria. Il concerto è
prodotto da D'Alessandro e Galli, organizzato da Zed!. I biglietti,
in vendita a partire da 48,50 euro, sono disponibili al Coin Ticket
Store Padova e Treviso, poi nelle filiali Unicredit, Teleart, nelle
BCC Venete, Casse Rurali Trentine, Cariveneto, Ticketone. Zed!,
per evitare problemi di ordine logistico, invita tutti i fan di sir
Elton John a raggiungere l'anfiteatro Camerini prima delle 20: i
posti a sedere infatti sono tutti numerati. Di conseguenza, numeri
alla mano, sarà necessaria almeno un'ora per prendere posto: gli
organizzatori vogliono evitare qualsiasi intoppo, in particolare
che lo spettacolo possa avere inizio con qualche ritardo.
9 luglio 2011
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grazie a Flavio! (e a Elena per l'aiuto!)
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da mattinopadova.gelocal.it
PIAZZOLA
SUL BRENTA. Un'accoglienza davvero originale quella ricevuta ieri da
Elton John, al suo arrivo in città per il concerto: alcuni rom accampati
nei giardini davanti all'anfiteatro Camerini, proprio sotto le finestre
del camerino del cantante, hanno steso i loro panni ad asciugare. Alla
faccia dei minuziosi preparativi che si susseguono da giorni per rendere
impeccabile la visita del cantante inglese nella città dei Contarini.
«Togliete quei panni, please», l'invito immediato dello staff di sir
Elton.
Uno spettacolo poco edificante quello che ha accolto la
popstar arrivando a Piazzola: quattro o cinque persone ieri erano
accampate sotto le sue finestre con un furgone e una bambina che giurava
nuda. Gli agenti della Polizia locale sono subito intervenuti. In un
baleno sono sparite carovane e stracci e l'area è ritornata sgombra come
prima. Come ci fossero arrivati lì vicino, è un mistero. In vista del
concerto tutta l'area era sorvegliata e chiusa al traffico fin dal
primissimo pomeriggio. Nessuno, tranne le persone autorizzate, poteva
accedervi. Eppure verso le 17, poco dopo l'arrivo di Elton John, sono
spuntati i nomadi che con catini e bacinelle hanno approfittato della
fontanella del giardino pubblico per far gran bucato.
Probabilmente
erano giunti al mattino con l'intenzione di rovinare la serata. Ci
stavano quasi riuscendo, se non fossero intervenuti i vigili. Una scena
non certo decorosa, immortalata peraltro da qualche residente che ha
prontamente pubblicato su Facebook le immagini dell'accampamento.
Proprio
nell'ora in cui in piazza Camerini stavano giungendo a flotte i fan da
tutta Italia. Sulla destra della piazza, davanti alla maestosa villa
palladiana, il mega palco dove più tardi si è esibita la star
britannica. Dietro al palco, tutti i camerini dello staff. Tutta
un'atmosfera suggestiva, col tocco "di colore" della staccionata dei
giardini impreziosita da maglie, pantaloni e mutande in bella vista con i
bimbetti nudi che correvano per il campo. All'arrivo degli agenti della
polizia locale, i gitani, che parlavano uno spagnolo stretto, non hanno
opposto resistenza e hanno levato subito le tende, riportando il tutto
alla normalità. Immancabili le polemiche per l'imprevisto incidente,
rimbalzate da una pagina all'altra di Facebook e capaci, per qualche
ora, di rubare la scena all'attesissimo evento.
Ma una volta che
il palco si accende, l'infortunio di partenza è dimenticato. Sale la
febbre con Rocket Man, la ballata dell'astronauta nostalgico, arriva
alla fine della prima parte. Il pubblico dell'anfiteatro Camerini di
Piazzola sul Brenta è letteralmente in visibilio. L'unica data del nord
Italia di Elton John, di ieri sera, ha confermato ogni aspettativa.
Circa novemila i fans del baronetto inglese, molti gli spettatori
maturi, prevale largamente la mezza età: pochi i giovani, quelli
presenti trascinati forse dai genitori. Ventidue i testi in scaletta per
sir Elton, salito sul palco in perfetto oraio con un'eccentrica giacca
ispirata alla neo-paternità: sulla schiena, infatti, a spiccare è il
ricamo di un bimbo stilizzato.
Il susseguirsi di successi come
Saturday night, Monky suite, Croc rock, hanno conquistato, ad ogni
inizio nota, il pubblico rendendo ancora più suggestiva villa Contarini,
vero tempio nordestino della musica live. Una carriera unica ed
irripetibile per un concerto da seguire almeno una volta in vita. Elton,
sì, un mostro sacro della musica.
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da www.ilgiornaledivicenza.it
Elton John, un classico che sconfigge il tempo nel segno dell'emozione
MUSICA.
La popstar britannica ha aperto il tour italiano a
Piazzola
Finale con una "Rocket Man" lunga un quarto
d'ora
14/07/2011
di Antonio Stefani
Elton
John è stato acclamato dal pubblico a Piazzola sul Brenta
PIAZZOLA SUL
BRENTA
Il colpo al cuore finale, ineluttabile come la suggestione della luna,
s'intitola Your Song. E lui te la fa arrivare quasi come una ninnananna, prima
da solo e poi raggiunto, nuovamente, dalla band. Manca poco alla mezzanotte, e
quel che è accaduto nelle (oltre) due ore precedenti ha semplicemente ribadito a
quali livelli stellari viaggi, ancor oggi, Sir Elton John.
Più d'una
generazione, in quarant'anni che sta sulla scena, gli ha voluto bene e difatti
qui, davanti all'enorme palco dell'Anfiteatro Camerini, in mezzo all'altrettanto
enorme folla radunatasi per la prima delle tappe italiane di quest'ennesimo
tour, ragazze e ragazzi non mancano, giustamente entusiasti. Gli altri, i fan
diventati adulti, coltivano però un motivo di tenerezza in più nei confronti di
quell'omino ostinatamente biondo e infagottato in una palandrana nera a
fantasiosi ricami floreali scarlatti. La tenerezza verso un coetaneo, o un
fratello appena maggiore, appartenente a quella irripetibile leva di rockettari
che inventarono la migliore delle globalizzazioni, quella a suon di canzoni che
nella stessa epoca e negli stessi istanti tutti i giovani ascoltavano in tutto
il mondo: un patrimonio comune di emozioni, la scoperta di un linguaggio senza
barriere.
Che poi il sessantatreenne folletto britannico, nato all'anagrafe
Reginald Kenneth Dwight, sia un fior di compositore anche sul fronte della
ballata romantica, non soltanto sul versante di ritmi irresistibili, è un altro
dei doni che Madre Natura gli ha elargito e che lui, con intatta generosità,
estende al pubblico. Sicché ogni concerto, vedi quello dell'altra sera, è un
classico senza tempo dove si alternano momenti pirotecnici e dolcezze intimiste
senza soluzione di continuità. Con in più un gusto per la festa collettiva, per
l'entertainment allo stato puro, che trova ben pochi paragoni.
Levon, Tiny
Dancer e Madman Across the Water aprono un sontuoso sipario di memorie
sull'album omonimo. Ma tre sono anche le pagine derivanti dall'opera più recente
- The Union - incisa assieme al ritrovato Leon Russell: l'incalzante Hey Ahab,
il solenne affresco sulla Guerra di Secessione americana Gone To Shiloh, la
spassosa Monkey Suit. Il resto, beh, ve lo potete immaginare: quasi un "greatest
hits" dove non mancano Saturday Night's Alright, Philadelphia Freedom, Goodbye
Yellow Brick Road, Sacrifice, I guess that's why they call it the blues, Sorry
seems to be the hardest word, Don't let the sun go down on me, Are you ready for
love, Bennie and the Jets, una Crocodile Rock con la platea chiamata a intonare
il celebre ritornello.
E poi quel pezzo immenso, Rocket Man. Uno di quei
brividi che vorresti non finissero mai. Forse proprio per questo Elton se ne
inventa una versione (memorabile) che arriva a sfiorare il quarto d'ora,
complice una coda che è quasi una suite di generi e stili, e complice una band
al di sopra di ogni aspettativa.
Alla chitarra e alla batteria viaggiano due
veterani assoluti, ovvero Davey Johnstone e Nigel Olsson; gli altri sono Bob
Birch al basso, Kim Bullard alle tastiere, John Mahon alle percussioni, i due
indiavolati violoncellisti croati Luka Sulic e Stjepan Hauser, le funamboliche
coriste Tata Vega, Rose e Lisa Stone, Jean Witherspoon.
Undici elementi, una
squadra strepitosa raccolta attorno a un capitano che cava continuamente fuori
dal piano raffiche di bellezza, che mantiene quasi intatta (acuti a parte, colpa
di un'operazione) la gamma della sua inconfondibile voce e che, soprattutto, non
ha perso un grammo della sua inesauribile energia, saltelli sullo (e dallo)
strumento compresi.
Il cielo ce lo conservi, Elton John: merita che se lo
godano anche i nostri pronipoti.
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da www.bresciaoggi.it
Sir John, l'anima divisa tra hit immortali e originali
gospel-pop
MUSICA. Oltre 9.000 fan a Piazzola sul Brenta, prima
tappa italiana
Vera sorpresa sono i due giovani violoncellisti croati Luka
Sulic e Stjepan Hauser: interventi straordinari
14/07/2011
Elton
John al pianoforte: 9.000 spettatori il concerto di Piazzola
«Amo suonare
per voi italiani, ogni anno sempre di più. Vi dedico Your song perché nella vita
abbiate amore, prosperità e pace. E che Dio vi benedica». Così Elton John ha
salutato il pubblico (oltre 9.000 persone) al termine del concerto con la sua
band all'anfiteatro di villa Contarini, a Piazzola sul Brenta, all'interno
dell'Hydrogen Live Love Festival, prima tappa del tour italiano 2011. Il
baronetto del pop inglese ha lasciato il palco dopo oltre due ore di spettacolo,
iniziato con qualche minuto di anticipo, mentre la gente stava ancora trovando
posto.
Ad accogliere il pubblico, a Piazzola sul Brenta, è stato per primo
l'odore di salsicce e di altra carne alla griglia, esposta sui banchetti che
riempivano le vie vicino alla villa del concerto.
Per una volta, invece delle
bancarelle delle magliette taroccate, a trionfare erano gli stand con salamelle,
panini e birra. L'odore si sentiva perfino seduti davanti al palco immenso, e
qualcosa deve aver annusato anche Elton perché ha iniziato con una raffica di
soul music bella carica, una specie di equivalente musicale della salsiccia. E
c'era di che leccarsi i baffi: il pianoforte saltellante di sir John, la
chitarra di Davey Johnstone che colava note languide, la batteria dell'altro
veterano della band, Nigel Olsson, carica di funk, ma soprattutto le voci delle
quattro coriste, tutte black, su cui svettavano quelle di Rose Stone, matriarca
del gruppo Sly & The Family Stone (negli anni Settanta erano al top,
idolatrati perfindo da Miles Davis) e di sua figlia Lisa.
Ma la vera sorpresa
sono stati di due giovani violoncellisti croati, Luka Sulic e Stjepan Hauser che
formano il gruppo 2Cellos e che hanno subito trovato una loro dimensione anche
in una band così articolata. I loro interventi in Levon e Tiny dancer valevano
il biglietto, ma i due hanno mostrato originalità soprattutto nei brani più
vicini alla disco e al funk come Philadelphia freedom, lontani da altre versioni
(come quelle degli archi della London Symphony Orchestra e della Royal Opera
House).
A Piazzola Sir John pare abbia voluto mostrare due volti ben
distinti: quello di musicista esploratore di un territorio tutto personale, tra
il gospel (nero), il country e il pop (entrambi bianchi), e quello di sfornatore
di hit immortali come Sad songs, Don't let the sun…, Bennie & the Jets,
Crocodile rock e Your song. È come se prima avesse intrattenuto con brani
prolungati da interventi strumentali, quasi delle jam session aperte al
pubblico, per poi offrire un secondo piatto più leggero ma non meno sostanzioso,
cioè le canzoni conosciute anche dalle persone che non conoscono lui a fondo. Un
concerto, cioè, perfetto per gli appassionati storici di Elton e dei suoi primi
dischi (ammettiamolo: fino a Captain Fantastic… del 1975 non ha sbagliato nulla)
e ideale anche per chi si accostava per la prima volta alla sua musica.
E se
alla fine ballavano tutti sulle note di Crocodile rock, il vero «cibo per
l'anima» l'aveva cucinato prima, con versioni articolate e musicalmente ricche
di Yellow brick Road, Levon, Rocket man (infinita come un allunaggio), Madman
across the water (ancora i due violoncelli in evidenzia, stavolta molto vicini
alla stesura originale). Certo, stiamo parlando di brani per lo più incisi dal
1970 al 1975 ma nessuno (neppure Elton, probabilmente) riuscirebbe a scriverne
di migliori.
Giulio Brusati
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da corrieredelveneto.corriere.it
Il grande rock di Elton John
A Piazzola sul Brenta la platea era gremita da novemila persone. Un viaggio che unisce decenni di musica
Elton John
Chissà se a Sir Elton John guardando la platea gremita da 9mila
persone, ieri sera a Piazzola sul Brenta, saranno passate davanti agli
occhi quelle interminabili tournée a metà anni Settanta quando mandava
sold out gli stadi di tutto il mondo. Chissà se i suoi ricordi sono
andati al concerto del 1980 a Central Park dove, davanti a 500mila
persone, duettava con John Lennon in quella che sarà ricordata come
l'ultima esibizione live. Certo è che ogni concerto del «baronetto del
rock» è un evento a sé, un meeting che unisce decenni di musica, un
viaggio in milioni e milioni di dischi venduti grazie a 46 album
pubblicati dal 1969 ad oggi. Sul palco nessun fronzolo, scenografia
nulla, neppure un led, ma solo la forza della musica suonata da
professionisti come lo storico chitarrista Davey Johnstone, Bob Birch al
basso, Kim Bullard alle tastiere, John Mahon alle percussioni e Nigel
Olsson alla batteria.
In più in questo «Greatest Hits
tour» il pianista di Pinner ha voluto con sé quattro coriste e due
giovanissimi violoncellisti croati, Luka Sulic e Stjepan Hauser,
rispettivamente di 23 e 24 anni, scelti grazie ad un video caricato su
You Tube. L'apertura coglie tutti di sorpresa, sono le 21.20 quando la
band sale sul palco padovano dell'Hydrogen Live - Love Festival 2011 e
quasi metà del pubblico sta ancora prendendo posto. Sull'intro
strumentale di Funeral For A Friend unita con Love Lies Bleeding entra Elton John, giacca nera a code con ricami su camicia rossa, si siede al piano e inizia il concerto. Passa anche Saturday Night's Alright (For Fighting),
grande pezzo rock del primo periodo, e poi il pianista saluta,
«Grazie, buona serata, sono felice di essere qui a Padova».
Levon, grazie all'intervento delle coriste, assume un sapore gospel, poi Madman Across the Water e le delicate Tiny Dancer e Philadelphia Freedom a
cui i due violoncelli elettrici restituiscono un'apertura maggiore.
Altro pezzo cult (ma è difficile non trovarne in questa scaletta) come Goodbye Yellow Brick Road e le note sono quelle di Sacrifice e dietro gli occhiali scuri di Elton John si riesce ad immaginare un po' di emozione
Stupisce la versione di 15minuti di Rocket Man
che sembra non volere finire mai, con un arrangiamento impreziosito da
continui reprise e che la riaccendono quando sembra finire. Ancora un
pezzo, I Guess That's Why They Call It the Blues, prima dell'intermezzo dedicato all'album The Union nato
dalla collaborazione con Leon Russel. «Queste canzoni sono dell'ultimo
album registrato con un mito, mia fonte di ispirazione per tanti anni» e
passano Hey Ahab, Gone To Shiloh e Monkey Suit. Si ritorna ad atmosfere meno folk e più blues con Sad Songs (Say So Much) e Take Me To The Pilot. Il finale, come da tradizione per il pianista di Pinner, è a rotta di collo, Sorry Seems to Be the Hardest Word, la dolcissima Don't Let the Sun Go Down on Me e Are You Ready For Love?. Poi il clima si fa più rock ed è difficile tenere il pubblico seduto. Bennie and the Jets e la lanciatissima The Bitch Is Back.
A questo punto qualche incosciente dalla terrazza della barchessa della
villa accende delle lanterne prima di essere bloccato dai vigili del
fuoco; una si incendia in aria e cade pericolosamente in mezzo al
pubblico a dieci metri dal palco. Elton non se ne accorge e il finale,
tutti a ballare il twist, è con Crocodile Rock.
«Grazie per tutti quanti in questi anni hanno avuto l'amore di
seguirmi, a loro e a tutti voi auguro ogni bene, salute, amore e pace».
Il bis è con l'immancabile Your Song, che chiude un concerto di due ore e mezza che solo un grande del rock può sostenere.
Francesco Verni
13 luglio 2011
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