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immagini concerti

ELTON JOHN & band
Palermo - Velodromo Paolo Borsellino
26 maggio 2004

 


Elton John – Live in Palermo 26/05/2004

di Mansfield

Questo concerto a Palermo si preannunciava già da un paio di mesi un evento, un concerto d’apertura dell’estate musicale Siciliana . E così è stato.  Fino al giorno prima, i biglietti venduti erano 10.000 su 12.000.  Durante il concerto si è arrivati addirittura a 13.000 persone in un Velodromo sistemato a Teatro all’aperto per l’occasione.  Il caldo si fa sentire anche se col pomeriggio inizia un’insolita pioggia.   Saranno state le nuvole inglesi di cui ormai Elton non si separa ultimamente.  Elton arriva al velodromo intorno alle 18 (prima dell’arrivo previsto nonostante l’atterraggio per errore a Lamezia).   Piu’ che fare le prove, esegue un mini concerto cantando svariate canzoni.   Fuori si riesce ad ascoltare tutto. Tra i brani delle prove Tonight, Roy Rogers (purtroppo non eseguita in concerto), I need you to turn to, The One ed altre.  Il concerto inizia come sempre puntuale, alle 21.   Vestito di nero con camicione e occhiali blu, Elton fa il suo ingresso, il pubblico applaude in piedi.   E inizia il concerto: Your song, The greatest discovery, I need you to turn to, The One, Border song…  Il concerto si svolge regolarmente, come sempre perfetto (anche con un paio di incertezze vocali in Border song).   Non ci sono sorprese in questa scaletta ormai collaudata da una decina d’anni, tranne I need you to turn to e la ripresa di Original sin.  Guardando la setlist alla fine del concerto, si nota che alcuni brani non sono stati cantati come Levon ed il bis Can you feel the love tonight (o Circe of life).  L’ultimo brano è Don’t let the sun go down on me (eseguita in tuta azzurra).  Il pubblico è stato caloroso durante tutto il concerto (così come a Taormina l’anno scorso), intonando insieme ad Elton brani come Candle in the wind, Sacrifice, Don’t let the sun go down on me e Rocket man.  Un particolare: mi ha colpito moltissimo vedere Clive Franks, canticchiare le canzoni, immedesimarsi ed essere rapito dalla magia di Elton svolgendo nel frattempo con grande professionalità il suo lavoro che è quello del tecnico del suono.

MUSICA: ELTON JOHN INCANTA PALERMO

Palermo, 27 mag. (Adnkronos)
Con precisione britannica, alle 21 in punto, un impeccabile Elton John ieri sera si e' presentato sul palco allestito al velodromo ''Borsellino'' e per due ore e mezza, in compagnia soltanto del suo fedele pianoforte a coda, ha incantato, emozionato, fatto cantare con lui i quasi ventimila presenti. Giacca nera con pietre dure ai polsi, pantaloni dello stesso colore, una camicia lunga fino alle ginocchia, ed occhiali scuri, poche semplici parole tra una canzone e l'altra e tanta, tanta musica per ripercorrere le varie tappe di una straordinaria carriera artistica. Ventotto i brani eseguiti; primo in scaletta ''Your song'' e poi altri successi come ''Daniel'', ''Rocket man'' con un crescendo di virtuosismi al piano, ''I want love'', ''Nikita'', ''Candle in the wind'' che ha sprigionato la commozione degli spettatori e fatto risplendere di migliaia di piccole fiammelle tremolanti ogni anglo del velodromo, ed ancora ''Sorry'' e ''Crocodile rock'' sulle note della quale il pubblico, su invito dello stesso Elton, ha intonato un coinvolgente coro.

 (Per/Gs/Adnkronos)


Una notte baciata dalla magia della musica al velodromo di Palermo.
Nemmeno i ritardatari hanno scalfito l'imperturbabile self control 
del baronetto della canzone


dal GIORNALE DI SICILIA di Maria Elena Vittorietti

Elton John: tre ore per spiegare come si diventa un mito delle note


Palermo. Ci sono notti baciate dalla magia. Come quella regalata dal cinquantasettenne baronetto inglese "in gita" a Palermo. Nel velodromo Paolo Borsellino, allestito come un elegante teatro all'aperto, con tredicimila spettatori paganti e un altro migliaio in ordine sparso, fra parenti di, amici di, ospiti e nessun vip, su un palcoscenico grande, enorme,rispetto alla presenza, seppur prestigiosa, di un solo sir e di un unico pianoforte., Elton John giocando con i tasti ebano avorio - come lui con innata maestria sa fare - ha raccontato in quasi tre ore, nota dopo nota, accordo dopo accordo, come e perchè si diventa un mito. Nessuna scenografia, nessun orpello se non un cestello colmo di ghiaccio da cui messere Reginald Kenneth Dwight pescava di volta in volta una lattina. Un pianoforte a coda e lui alla sinistra degli spettatori e due megaschermi che rimandavano immagini e dettagli difficilmente visibili da lontano. Tutti i capricci da star soddisfatti: dai fiori, al camerino, alle sessanta pizze, sino alla Smart messa a sua disposizione per percorrere i trecento metri che lo distanziavano dal palco. Eppure, di pomeriggio, qualche imprevisto c'era stato. Il pilota del suo jet privato, sbadato o non aggiornato sul calendario, invece di puntare dritto su Palermo prima ha virato verso Lamezia Terme poggiando il carrello sulla pista calabrese. Capito l'equivoco il volo è ripreso ed Elton e il suo staff sono giunti a Punta Raisi per planare al velodromo a bordo di tre Mercedes alle 17:45. A porte assolutamente chiuse, Sir Reginald ha deciso di fare un breve sound check , evento per lui raro. Alle 21 in punto, mentre un buon numero di palermitani non aveva ancora preso posto o meglio non si era ancora presentata ai cancelli del "Borsellino" il concerto è iniziato. Del caos che è regnato in platea, grazie ai ritardatari e a tutti quelli che avevano abusivamente occupato posti non loro, fino alle 21:45, il baronetto si è totalmente disinteressato. Ed ha proseguito la sua corsa musicale, dritto sino all'obiettivo finale: l'ennesimo, magico successo. Qualcuno potrebbe obiettare che il baronetto inglese non ha più lo smalto e la voce che furono, dimenticando però che invecchiando la sua arte è diventata anche più ammaliante. Il tempo non è trascorso invano. Perchè non si può restare inermi o non abbandonarsi alla dolcezza del ricordo ascoltando your Song, Daniel, The One, Sacrifice, Sorry Seems To Be The Hardest Word, Rocket Man. Elton John ha scritto come pochi la storia del pop mondiale, trent'anni di carriera vissuti pericolosamente, un presente musicale un po' troppo scialbo forse per colpa di un passato troppo illustre, un personaggio per cui il tramonto può ancora aspettare. E all'orizzonte si cerca ancora un erede. Difficile da scovare, perchè Sir Elton ha un modo tutto suo di catturare l'attenzione. Dal look, più sobrio rispetto al passato, ma pur sempre esagerato - camicia in seta blu elettrico lunga sino alle ginocchia, giacca tempestata di pietre preziose e strass spalmati lungo la stoffa un po' a caso, tutto rigorosamente Versace - al sound. Si aggira romanticamente tra ballads impreziosite dal suono di un pianoforte impeccabile, scatena le urla dei fans, mostrando le sue due anime: quella pop, quella rock. E se la sua cavalcata prende le mosse da Your Song, il concerto canonico si chiude con il pubblico in delirio sulle note di Crocodile Rock.  Nei bis giunge un altro momento da fissare nella memoria. Si ripresenta in tuta da ginnastica, pronto per spiccare il volo verso la natia Inghilterra, ringrazia, si risiede e dai tasti piano si insinua Don't Let The Sun Go Down On Me. Frammenti che fanno il paio con altri sipari del concerto: le candele accese durante Candle In The Wind che Sir Reginald canta nella versione originale, dedicata a Marilyn Monroe; Blue Eyes ripescata nel mare magnum dei ricordi "vecchi" di due decenni; i suoi inchini al pubblico al termine di ogni canzone; il suo incedere caracollante: Ovvero: Elton John.