dal Corriere della Sera del 26/03/1989
Mario Luzzato Fegiz
Elton seduce Parigi con uno svenimento
Un malore (vero) sulla scena non incrina il successo della popstar: 90 mila fans ai suoi concerti francesi
Novantamila
giovani parigini stanno festeggiando ogni sera, dal 22 Marzo scorso
all’Omnisport di Bercy, Reginald Kenneth Dwight, in arte Elton John. E
il celebre cantante, pianista e compositore non li delude. Il nuovo show
che si replica ancora oggi e domani a Parigi per poi essere
rappresentato in tutto il mondo (in Italia andrà in scena il 26 Aprile a
Verona, il 27 al Palatrussardi e il 28 al Palaeur di Roma) è la summa
delle virtù di questo mostro sacro del rock.
Elton John, che ieri ha
compiuto 42 anni (e li ha festeggiati in un ristorante al Bois de
Boulogne concedendosi un giorno di pausa) pur essendo una vera e propria
istituzione della musica inglese, molto coccolato anche a corte
nonostante l’insistenza della stampa scandalistica britannica sulla sua
turbolenta vita privata, non si è adagiato sulla credibilità del suo
mito, ma cerca soprattutto di rompere con il passato, con l’immagine
trasgressiva e anche con il cliché dell’eterno giullare che si trastulla
con il suo pianoforte bianco a coda posto trasversalmente sul palco.
Così,
nel nuovo show, siede frontalmente alla platea protetto da una sorta di
fortino a tre lati: davanti a lui delle sofisticatissime tastiere
elettroniche (che hanno naturalmente anche il registro del piano) e ai
fianchi due torrette con piani frontali spioventi che nascondano
centinaia di luci (un motivo che viene ripreso in tutta la scenografia
movimentata da “isole” a diversi livelli di impatto decisamente
suggestivo).
Poco prima del concerto incontriamo Elton John nelle
retrovie. Indossa un elegante completo nero e un cappello a bustina
ornato d’una farfalla di stoffa. Appuntato al petto, un leopardo
intessuto con fili d’oro e d’argento da Cartier. “Salve amici italiani.
Posso solo dirvi che sono eccitato, molto eccitato”. A i capelli
completamente bianchi, una diffusa pinguedine e mostra molto di più dei
suoi 42 anni. Ma il manager e gli amici sono di tutt’altro avviso:
“Guardate, è un fiore. Da quando ha chiuso con la moglie Renate è
diventato un altro uomo, cortese, comunicativo, espansivo”.
Da lì a
poco lo rivedremo in scena, con un abito scuro ancora più classico del
precedente e una bustina copricapo stavolta ornata di pietre preziose
multicolori, far scatenare in danze sfrenate 18 mila spettatori presenti
venerdì sera al Bercy, con Sixty Years On seguita da I Need You To Turn
To, avvio di una parata di motivi vecchi e nuovi dove spesso l’energia
espressiva dell’artista viene sublimata in avveniristici arrangiamenti
per tastiere e riletture originalissime con rimpalli, controcanti e
duetti fra il pianista e le tre bravissime coriste.
Si ascoltano fra
le altre The King Must Die in clima blues, una scatenata Burn Down The
Mission, la sentimentale Sorry Seems To Be The Hardest Word e ben
presto, accanto alla già nota classe di Elton John, emerge quel gusto
inconfondibile della coralità, dell’impasto vocale ricco di chiaroscuri,
tipico del rock melodico inglese che artisti come i Beatles
consacrarono alla leggenda.
E’ impossibile resistere al fascino del
pianista Elton John in Sad Songs, alla travolgente precisione con cui
viene presentata, Funeral For A Friend e alla musica di Mona Lisas And
The Mad Hatters. E lui stesso rimane in un qualche modo travolto. Non
balla più sul pianoforte, ma a un certo punto compie tre salti di circa
un metro sulla seggiola, come sospinto da una catapulta. Qualche minuto
dopo viene sviene. Viene soccorso dal chitarrista Davey Johnstone e da
altro personale che accorre sulla scena. Il pubblico pensa ad una finta
del grande istrione e non drammatizza. Ma non è una recita.
Viene
riaccesa l’aria condizionata, viene posto un ventilatore accanto alle
tastiere, Elton John torna al suo posto e si scusa: “Fa molto caldo,
sono stanco, però siete un pubblico meraviglioso e vado avanti”. Così
gli altri quaranta minuti di concerto continuano all’insegna della magia
e della perfezione, ma con uno stile più scolastico. E l’entusiasmo
cresce, ampiamente giustificato da un repertorio sempre intenso e
brillante dove spiccano Philadelphia Freedom, A Word In Spanish e Nikita
(canzone d’amore su una ragazza dell’Est - Elton John è di casa in
Russia da decenni) e diventa addirittura commovente nel finale con
Candle In The Wind dedicata a Marilyn Monroe.
Pur visibilmente
affaticato, Elton John, che più volte si rivolge alla platea in un buon
francese, concede altri due bis entusiasmanti e fortemente ritmati:
Saturday Night’s Alright e I’m Still Standing. Tutti ballano a tempo. Il
nostro sedile sembra quello di un calessi che percorre un viottolo
accidentato. Un trionfo. Elton John torna subito in albergo dove i
medici lo controlleranno e gli prescriveranno diete e riposo che lui non
osserverà.
Le prevendite per i concerti italiani sono in corso in
tutte le agenzie della Banca Nazionale del Lavoro e nei punti
autorizzati. Sono previsti treni speciali da Trieste per Verona, da
Bologna e Torino per Milano, da Firenze, Arezzo, Napoli e dalla Sicilia
per Roma.
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