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recensioni dei fans

RECENSIONI DEI VISITATORI

PEACHTREE ROAD

 Peachtree Road

inviate la vostra recensione di un disco di Elton e sarà pubblicata in questa sezione.
non preoccupatevi, non cerchiamo critici professionisti, ma le impressioni, positive o negative, dei fans!


 

 

di Beppe Bonaventura

ELTON GOES COUNTRY
Cosa dire di Peachtree Road, il nuovo album di Elton, tre anni dopo il grande ritorno discografico con Songs From The West Coast?
Le premesse, come per il precedente album, non erano state molto incoraggianti, sembra infatti che Elton si diverta ad anticipare le canzoni peggiori e a sceglierle come singoli.
Aveva anticipato Freaks In Love, melodrammatica e insipida canzone, ai concerti con orchestra di New York, aveva scelto Answer In The Sky come singolo radiofonico per gli Usa, altro brano risaputo e abbastanza banale.
E soprattutto come singolo mondiale era stata estratta All That I'm Allowed, canzoncina veramente insulsa, un affronto per i vecchi fans di Elton come me, cui unico pregio è quello di entrare in testa dopo il primo ascolto.
E invece si è quasi ripetuto il miracolo di SFTWC, da non credere, Elton è ritornato ad essere un grande in sala d'incisione, anche senza l'ausilio di Pat Leonard, che lo aveva prodotto così bene negli ultimi album.
Si è autoprodotto e, incredibile, i risultati sono stati ottimi, anche con i pezzi meno riusciti, suoni classici, pochissima elettronica, atmosfere southern, un disco che fino a poco tempo fa non avremmo neanche lontanamente sperato di ascoltare.
Un album del genere, se realizzato con l'ispirazione dei tempi migliori, sarebbe risultato sicuramente un capolavoro, purtroppo gli anni sono passati e non si può pretendere che Elton sia al top come negli anni 70, ma il risultato è sicuramente apprezzabile.
Quello che temevo fosse un album molto commerciale, come lo è All That I'm Allowed, è invece un album poco commerciale che temo venderà pochino, perchè questo genere di musica non va molto d'accordo con le classifiche.
Le intenzioni, come la produzione, sono ottime, peccato che Elton non abbia avuto il coraggio di mettere da parte i pezzi più scontati così da realizzare un album più omogeneo, più orientato al country o, se preferite, a suoni southern.
Una mancanza generale che trovo sia un po' di grinta nell'esecuzione di tutti i brani, mentre i brani migliori richiamano senza dubbio atmosfere dei primi album.
Riguardo alla produzione, ottima, l'unica cosa che personalmente non condivido è il relativamente poco piano presente nel disco, è quasi sempre utilizzato come comprimario, non come in alcuni brani di SFTWC dove emergeva prepotentemente.
Il punto debole del disco, a parte quelle poche canzoni di livello nettamente inferiore, è purtroppo l'ispirazione

le canzoni:

WEIGHT OF THE WORLD    8,5
Grandioso inizio, sembra di tornare indietro di 30 anni, alle atmosfere dei primi album, poi scade un po' nel melenso, manca di grinta, ma è un ottima canzone.

PORCH SWING IN TUPELO    7,5
Anche qui sembra una canzone dei tempi migliori, quasi un brano da Tumbleweed, ma manca l'estro dei tempi andati purtroppo.

ANSWER IN THE SKY    6,5
Un brano come potrebbe scriverne 1000, carino, ma molto scontato, mi richiama un qualche cosa di ,non è in linea con lo standard dell'album, alla faccia di Rolling Stone USA che la considera uno dei top dell'album

TURN THE LIGHTS OUT WHEN YOU LEAVE    7
Dichiaratamente country, senza mezzi termini, un buon brano senza pregi particolari.

MY ELUSIVE DRUG    8,0
Forse la migliore dell'album, anche se richiama in alcuni passaggi I've Seen That Movie Too (che la surclassa); ha ripetto al resto dell'album più energia, ottima canzone, ma non memorabile.

THEY CALL HER THE CAT    7,0
Rock'n'roll di altri tempi, molto ben arrangiato, con fiati alla Honky Chateau, anche qui poteva dare più spazio al piano che invece è sovrastato dagli altri strumenti.

FREAKS OF LOVE    6,0
Altro punto debole dell'album, sembra una filastrocca blueseggiante, non è brutta, ma abbastanza pallosa.

ALL THAT I'M ALLOWED    5
Canzoncina insulsa scelta anche come singolo, purtroppo resta in testa dopo pochi ascolti; Peachtree Road non meritava di contenere una cosa del genere.

I STOP AND BREATHE    7,5
Altra bella canzone, con molti rimandi al passatto, che, scritta in altri tempi, avrebbe potuto essere indimenticabile, invece è solo una bella canzone.

TOO MANY TEARS    7
Dopo un intro con il piano alla Where To Now St. Peter, e le prime strofe cade in un ritornello banale, peccato perchè aveva la potenzialità di essere un grandissimo brano.

IT'S GETTING DARK IN HERE    8,0
Contrariamente alla precedente dopo un inizio fiacco dimostra di essere uno dei punti di forza dell'album, grande ritornello che richiama ancora ai grandi inizi e grandi cori; manca della solita grinta e un po' di cattiveria, ma è una canzona che cresce dopo ogni ascolto.

I CAN'T KEEP THIS FROM YOU    7
Canzone carina, ma noiosetta, che però si inserisce bene nel contesto dell'album, buona.

Considerazioni finali:
Peachtree Road lo trovo un gradino sotto l'ottimo Songs From The West Coast, dove alcune canzoni (Emperor, Look Ma, Mansfield) erano veramente ispirate e avevano una marcia in più, ma è un grande album che l'Elton di alcuni anni fa non sapeva più realizzare.
Forse piacerà poco a chi ha conosciuto Elton con gli anni 80 e 90, ma sarà sicuramente apprezzato dai fan dei 70 che trovano atmosfere e suoni che Elton stava dimenticando.
Ancora non credo che Elton si sia autoprodotto con questi risultati, se è veramente tutta opera sua perchè si è lasciato guidare in anni passati da produttori che hanno contribuito a distruggere i suoi dischi?
Deve essere vero quello che gli ha detto Pat Leonard. "Non devi cercare di essere qualcun altro quando sei in sala di incisione, devi essere e suonare come Elton John"
Poteva essere ottimo, ma rimane un grande disco.
voto complessivo 7,0 - 7,5



RECENSIONE PARTE SECONDA

Sono passati alcuni giorni e parecchi ascolti, ma il  mio giudizio sull'album rimane sostanzialmente lo stesso.
Mancano magari altre considerazioni che ho tralasciato nella prima parte.
Non ho assolutamente fatto alcun accenno ai musicisti, che sono poi la sua band attuale, questo perchè mi sembrano assolutamente irrilevanti riguardo a questo album, non perchè non suonino molto bene, ma perchè, alla pari del piano di elton, anche gli altri strumenti non emergono in modo particolare.  Non è una critica negativa, è solo una considerazione, non riuscirei a riconoscere neanche Nigel se non sapessi che è lui.
La cosa più deludente secondo me dell'album è l'artwork e il booklet, la copertina la trovo assolutamente anonima e poco significativa, il booklet è molto scarno ed essenziale, veramente assurdo che manchino i testi delle canzoni, non ci sono giustificazioni al riguardo.
Tutto l'insieme risulta non all'altezza del contenuto musicale.
Considerazione finale riguardo a Peachtree Road.
Pur con i difetti e le cadute che si ritrova, Peachtree è il tipo di disco che i vecchi fan di Elton hanno sempre aspettato (SFTWC a parte) da tanti anni a questa parte, un album realizzato non per vendere, non per essere in sintonia con le tendenze attuali, ma per dimostrare di essere ancora il vero Elton John musicista.
E non per questo suona vecchio, anzi, è solo un po' carente di ispirazione, ma non si può avere tutto!
Ci sono un po' troppi rimandi a grandi canzoni del passato che riemergono da ogni angolo per poi sparire improvvisamente e ritrasformarsi in altri rimandi, probabilmente Elton prima di comporre ha dato una ripassata alla sua prima produzione per andare sul sicuro.
Gli insoddisfatti probabilmente non ci sarebbero stati, se nel 2001 non fosse uscito SFTWC, grande album dopo anni di uscite insoddisfacenti, è il confronto con quest'ultimo che ha fatto rimanere una certa percentuale di fans delusi da questo lavoro.
Personalmente farei la firma per avere nei prossimi anni ancora una decina di album di questo genere da parte di Elton.
Non lo definisco di certo bellissimo, ma è un album gradevole, di un certo livello, magari un po' soporifero e un tantino palloso, ma da Elton dopo tutti questi anni di carriera ci si può, anzi, ci si deve accontentare di prodotti come Peachtree che riescono a differenziarsi dalla pessima musica che ci viene propinata ogni giorno dalle radio e dalle tv.
Avrebbe giovato l'inserimento dei tre B sides (So Sad The Renegade, A Little Peace e Keep It A Mystery) che senza essere capolavori sono nettamente meglio di Answer, Freaks e soprattutto di Allowed, ma va bene anche così.
Ai non fans, un ascolto superficiale del disco potrebbe risultare relativamente noioso, perchè non è un album propriamente commerciale e deve essere valutato con calma e predisposizione a questo tipo di canzoni.
Ma dopo un po' di ascolti la noia potrebbe purtroppo subentrare anche ai fans!
L'importante è che adesso non rovini l'atmosfera creata con qualche abominevole duetto, tipo quello con i Blue tanto per intenderci, nell'attesa del prossimo atto che dovrebbe essere il Billy Elliot da portare in scena a Londra verso maggio.
Ma i fans sono voraci, hanno già divorato e digerito Peachtree, un album vero e proprio è un'altra cosa e chissà quanto ci toccherà aspettare per rivivere un'altra attesa così.

 


di Andrea Masini

Ancora tre anni allo scoccare della sessantesima candelina...
e, probabilmente, al remake di 'Sixty Years On'...

E' quasi un mese che ascolto Peachtree Road;
è un disco fatto con il cuore; molta coesione tra un brano e l'altro; suoni
sono molto belli.
L'impostazione prosegue il discorso avviato con Songs From The West Coast
(lo ascolto ancora e spesso: Emperor, Mansfield, This Train, Bird sono capolavori
assoluti).

Però non mi piace, in po' come la copertina così insignificante che può
passare inosservata
nelle vetrine dei negozi di dischi.

Per la prima volta in 30 anni trovo noioso un disco di Elton John, le canzoni
ripetitive.
Ogni canzone ricorda almeno tre o quattro canzoni di altra epoca.
Non era mai successo, nemmeno nei dischi del periodo critico.
Come ha scritto il Buscadero: 'sa di vecchio'.

In The Weight of the World Elton ritenta senza originalità il colpaccio
compositivo di Emperor; bellissimo l'inizio e l'arrangiamento ma dopo di
due minuti prevale la noia. Nel ritornello (ahimé) viene ripreso addirittura
una melodia di Alan Sorrenti (vi ricordate Tu Sei L'unica Donna Per Me quando
cantava 'quando il sole del mattino ci sveglia?)

Too Many Tears ripropone invece le idee di Mansfield; è carina ma manca
la passione che trovo in Mansfield.

Pesissima Freaks In Love.

Carina I Stop and I Breathe anche se nel ritornello il piano Elton è attentissimo
a non straripare nel citare Burn Down the Mission.

My Elusive Drug è una gran bella canzone anche se dentro 'è di tutto: molto
di I've Seen That Movie Too, una frase melodica di Your song e qualcosa
anche da Susie (Dramas).

Le canzoni scelte come singolo mi piacciono; le considero due capolavori
di composizione, interpretazione ed equilibrio nell'arrangiamento; puro
stile Elton John.
Già le vedo nella prossima edizione del Greatest Hits. Grandioso l'intervento
di
Nigel poco prima del ritornello in I'm Thankful!

It's Gettin' Dark In Here (la mia preferita) è un doppio omaggio a Dylan:
nel titolo (ricordate la recente Not Dark Yet di Bob?) e nella musica (il
coro iniziale è da Knocking on Heaven's Door di Bob). Il ritornello, invece,
è un omaggio all'Elton di Little Jeannie. Bella lo voce di Elton! Si sta
facendo notte...

Anche Can't Keep This From You mi piace molto, soprattutto per i cori maschili
(vero punto forte di questo album) e per la voce di Elton verso la fine:
anche se non ha più il falsetto, si lascia andare e ci lascia intravvedere,
un po' come accade nelle tre bellissime B-sides dei singoli, qualcosa di
quello che potrebbe ancora fare.

Piccole curiosità per i collezionisti: in Turn The Lights Out When You Leave,
Elton riprende il pezzo finale della mai pubblicata Baby I Miss You; e alla
fine di Renegade cita gli urletti finali di Nobody Wins.

Fine della recensione e della sparatoria sul nostro piano player sessantenne
dal quale, credo, possiamo aspettarci ancora sorprese. Credo abbia ancora
canzoni magiche da tirar fuori dal cappello!

di Beppe Donadio

IL PESO DEL MONDO

Nel finale di "Manhattan", vecchio cult del 1977, Woody Allen si siede sul divano, per fare una rapida e disperata lista delle cose per le quali vale la pena di vivere.
E dentro ci finiscono movimenti di sinfonie, luoghi, gli occhi di Mariel Hemingway e qualt'altro.
E' un lavoro da rispolverare ogni tanto, per ricordarsi dell'esistenza di punti fermi, nello scorrere balordo dei giorni e l'alternanza dei picchi di entusiasmo e quelli di vili rinunce a capire il significato delle cose. Che non esiste.
C'è un piccolo, morboso, sensuale piacere che sta in azioni apparentemente scontate, quali quella di scartare il cellophane dall'oggetto cd, sfiorarne la freschezza di stampa, forzarne la piegatura delle pagine, rispettando gli angoli perfettamente rigidi, dannandosi l'anima per un case danneggiato, o graffi non visti.
Il tutto per il breve momento dell'acquisto, perchè come per SFTWC l'oggetto cd Peachtree Road diventerà la cosa più usata e sgualcita dell'anno, che se la superficie del cd potesse svelarne gli innumerevoli ascolti, come una volta il vinile, sincero e vulnerabile...

Weight of The World è un ricordo talmente vecchio e attuale da non poterne fare a meno. E' una vecchia fiamma, tutto quello per cui tutto è cominciato.
E Peachtree Road è di una eleganza che stupisce, a partire dalle note a retro, dove compare "produced by Elton John", come se venti anni di Clive Franks, Chris Thomas, ed affini fossero il peggiore degli incubi sonori che il sonno dell'equilibrio potesse produrre.
Un album di tale coerenza stilistica e privo di eccessi che sul retro del cd sarebbe potuto comparire "arrangiato da James Newton Howard", o "prodotto da Phil Ramone", quelli che le cose sanno metterle dove serve, senza fuochi d'artificio e trombette di carnevale.
Quanta forza e quanta America in Porch Swing in Tupelo, quanta in They Call Her The Cat, dal piglio Huey Lewis & The News, e, grazie al cielo, il cielo ci restituisce ballads semplici e contenute come Freaks in Love, e My Elusive Drug, noir musicale da palcoscenico.
Non c'è un singolo della forza di I Want Love, se un limite si deve cogliere, perchè All That I'm Allowed è un esperimento di gran classe, ma che non sfonderà le charts.
Come Answer In The Sky, macchinosa quanto il fallito tentativo di scrivere la più inglese delle canzoni country, Turn The Lights Out When You Live.
E comunque non importa, perchè la storia scorre fluida e rispettosa della natura acustica di questo lavoro; nulla stona, o suona invasivo, in Peachtree Road, nessuna di queste dodici composizioni ricade nel misero e disperato tentativo di comporre un numero uno (Original Sin), ma ogni canzone è un convoglio dello stesso treno,
puntuale e silenzioso come un TGV, con grandi finestrini sull'anima e aria condizionata che non infastidisce.
SFTWC ha fatto da splendido garante di un futuro dignitoso e rispettoso dell'Artista. Tutto appare ispirato, bilanciato e funzionale al risultato finale di un album che è musicalmente e compositivamente un concept-album, e nelle parole di Taupin un'alternanza di graffi e carezze da letteratura sudamericana.

Sensualità, sorpresa, passione. Lo stesso senso di piacevole smarrimento nel rivedere una donna dieci anni dopo, adulta e bellissima, nuova e pericolosamente attraente. 12 canzoni che sanno di cartone, di copertina, di busta con sopra i testi, di ingranaggi e puntina, di analogico e legno, di lancette e manopole.
Era l'ultima traccia. Ancora Weight of The World: e chi si stancherà mai...


di Mansfield

Devo dire che questo disco mi ha colto di sorpresa. Si è rivelato + bello di quanto me l'aspettavo.
Come ha già detto Dario , è un disco + spontaneo e naturale di SFTWC , meno costruito .
Sia nelle sonorità che negli arrangiamenti è un disco ottimo. Piu' giovane di SFTWC , che forse rendeva + pesanti e + "vecchie" le canzoni.
Se nel 2001 credevo che Pat Leonard potesse dare il massimo oggi devo ammettere che Elton come produttore è meglio.
Un miscuglio piacevole di sonorità , stili e atmosfere da Tumbleweed connection a 21 at 33.
Un disco raffinato , non di facile impatto al primo ascolto ma che sicuramente piace e piacerà sempre di piu' man mano che si ascolta.
Un altro particolare che mi ha stupito.
L'omogeneità del disco . E' un unico progetto , canzoni molto simili ma differenti allo stesso tempo. Così come Blue moves o Tumbleweed o Madman , ogni brano è un tassello che costruisce questa figura immaginaria ..questo "Big Picture".
E' in sostanza un disco molto evocativo. Ogni canzone riesce a trasmettermi un'immagine , che sia
una persone o una distesa immensa.. Las Vegas o una fattoria americana.
Elton ci è riuscito !! grande

 

WEIGHT OF THE WORLD

La pioggia iniziale crea già l'atmosfera giusta per un brano che come
"Opener" non ha nulla da invidiare a "Believe" o "Emperor"-

Interpretazione eccellente , quel tono malinconico tipico dell'Elton "debuttante"..
(Chamaleon , Come down in time)

Una malinconia che cela serenità e beatitudine.

**********
 

PORCH SWING IN TUPELO.

Qui siamo di fronte ad un brano bellissimo-
Le atmosfere indubbiamente sono quelle di Tumbleweed connection -
Se non si riconoscesse il tono profondo di un Elton quasi 60 enne potremmo dire con
certezza che il brano proviene da "Tumbleweed" -

"Burn down the mission" e "My father's gun" non sono certamente parenti lontani di questa "perla"

La voce di Elton graffiante e sicura come mai.

Forse i cori sono un pò "freddi" ma comunque danno certamente + carica al brano.

Il piano di Elton accompagna amorevolmente i violini e le chitarre di Davey Johnstone nella parte strumentale.
 
 

************

Turn The Lights Oout When You Leave

Un brano che mi fa venire in mente un pianista vestito di bianco che suona nel bargo di un albergo di lusso
magari a Las Vegas o New York intorno all'1 o 2 di notte quando ormai tutti i clienti lasciano il bar dopo una
giornata di spese folli , stanche , sole o in compagnia.
Lui..il pianista suona sempre la stessa canzone , ogni sera con magari un Jack Daniel's postato sul pianoforte.

Un brano che come sonorità mi ricorda sia la Lennonniana "One day at time" oppure "Take me back" (da 21 at 33)
 

************

My Elusive Drug

Cosa dire ?? spero realmente che non venga mai realizzato come singolo. sarebbe stupido sprecare una tale perla.
preferirei che fosse una sorpresa per chiunque compri l'album

Ricordando lo stile di "I've seen the movie too" è un brano dal testo struggente e mai banale. Molti cambi di melodie e accordi a volte
inaspettati. Davvero un capolavoro.

**************

They Call Her The Cat
ne abbiamo già parlato , davvero carina - Una botta di vita.

**************
I Stop And I Breathe

Il fantasma di "Idol" affiora nelle prime note volando via nel ritornello per lasciare spazio
ad un "cambio di scena" potente , struggente , serio e deciso..come la voce e le parole di Elton.
 

**************

Too Many Tears

Un brano particolare forse senza precedenti nella produzione di Elton.
Se da un lato può ricordare brani di "El Dorado" oppure "Look ma no hands" si lascia andare a certe sonorità
a volte elettroniche a volte arabeggianti che stupiscono.

Ritmo incalzante e bel finale intenso.
 

***************

It's Getting Dark In Here

Can't Keep This From You
 

Molti definiscono questi 2 brani stile "The big picture" - a me piacciono e non sono daccordo.
Canzoni fresche , non pesanti e piacevoli.
 

***+

su Answer , Freaks in love (forse il brano + debole) ed Allowed ci siamo già espressi.
 

Voto : 8


di Gianni Cortina

Sabato 6 Novembre ore 11,00. Finalmente anche io ho la mia copia
dell’album PEACHTREE ROAD e del singolo: sono usciti praticamente insieme!!!!!!!

Sono molto ottimista, e spero, una volta ascoltato, di dover recensionare il tutto con parole ricche di soddisfazione!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Lunedì ore 14,00.

Ciao a tutti, ragazzi!!!!!!!!!!!!!!
Ho appena finito di ascoltare per la sedicesima volta (o giù di lì!!!) il nuovo album del nostro SIR.

E devo dire che sono rimasto soddisfatto alla grande di questo lavoro!!
Molto, molto meglio di SONG FROM THE WEST COAST.
E’ suonato mille volte meglio, prodotto mille volte meglio, ispirato diecimila volte di più!!!!

Certo, è un album “PENSANTE”, cioè al primo ascolto sei spiazzato e devi riorganizzare un po’ le idee per poter dare un giudizio:Non è orecchiabile quanto SFTWC.
 

Alcune canzoni se fossero state interpretate con la voce del SIR nei primissimi anni settanta, oggi staremo qui a parlare di capolavori: senza dubbio!!!!!

Secondo me è il più bel lavoro da A SINGLE MAN a questa parte!!!
L’unica macchia è il fatto che si ostini a non mettere nessun brano strumentale
.

Trovo inoltre clamorosa la decisione di mettere i due brani
SO SAD THE RENEGADE e A LITTLE PEACE come bonus track di un singolo, anziché annoverarli direttamente nell’album al posto di
ANSWER IN THE SKY e FREAKS IN LOVE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Manca terribilmente la presenza di pezzi cristallini , puliti, chiari, alla
EMPORER’S NEW CLOTHES, o pezzi sdolcinati alla THIS TRAIN DON’T STOP.

Non so se riuscite a capire ciò che voglio dirvi.

Ora però passo alla recensione pezzo per pezzo, cercando di essere il più obiettivo possibile.

1) WEIGHT OF THE WORLD
Canzone molto ricca di “vecchi suoni”, quelli che rimandano all’ELTON di un tempo: cosa che ci fa esultare visto che parliamo sempre di un insperato “ritorno alle origini”!!!
Colpisce e rimane molto in testa il ritornello, che mi riporta con la mente ai sapori dell’America Texana. L’ELTON – pianista è come sempre impeccabile. Canzone come non se ne sentono più in giro. VOTO: 7,5

2) PORCH SWING IN TUPELO
Grande canzone, tra le cose migliori dell’album.Arrangiamenti superbi, ottima melodia, porta i nostri pensieri al vecchio WEST e al vecchio ELTON di TUMBLEWEED. L’unica cosa, qui, è la voce: mi sembra di sentire che fa fatica. Sarei curioso di sapere che canzone sarebbe stata se ELTON oggi avesse avuto la voce che aveva nei primissimi anni settanta: molto probabilmente con qualche falsetto e qualche acuto, gli avrebbe dato quella graffiata vincente che effettivamente manca per rendere questo brano un pezzo “grandissimo”. VOTO: 8

3) ANSWER IN THE SKY
Pezzo dal grande inizio (ricorda quello di WHERE HAVE ALL THE GOOD TIMES GONE), che si perde un po’ nel vuoto con l’intero svilupparsi della canzone.
Non so con quale criterio si possa far uscire una canzone del genere come singolo: veramente scarsa. VOTO 5+

4) TURN THE LIGHTS OUT WHEN YOU LEAVE
Bellissima canzone, emozionantissima, suonata da DIO con arrangiamenti grandiosi. Finalmente una canzone che colpisce dritto al cuore e che se fosse uscita come singolo, secondo me avrebbe avuto di sicuro un grande successo. Grande interpretazione vocale del nostro SIR, stavolta, che ci dimostra che anche se la voce sta regredendo lui quando è ispirato è sempre il più forte!!!!!!!!!!!!!!!!! VOTO: 8,5

5) MY ELUSIVE DRUG
Se ELTON avesse cantato questa canzone con la voce dei primi anni ’70, oggi diremmo che questa canzone è a tutti gli effetti un capolavoro!!
Rimanda un pochino a I’VE SEEN THAT MOVIE TOO ma ogni tanto ricorda anche TALCKING OLD SOLDIERS, soprattutto per i due finali molto simili (provate ad ascoltarle insieme, per sentire!!!). Stupenda, la perla che ci aspettavamo. VOTO: 9

6) THEY CALL HER THE CAT
Canzone che sprigiona energia e vitalità da tutti i pori.Senza dubbio e il pezzo che meno ci si aspettava dall’Elton di questi tempi, dall’aspetto spesso triste e melanconico. VOTO: 7,5

7) FREAKS IN LOVE
Buona canzone, dal ritornello piuttosto orecchiabile. Gli arrangiamenti non mi sembrano il massimo, ma trovo molto bello ed emozionante “l’assolo” di chitarra che ricorda molto “l’assolo” di SAPORE DI SALE, canzone di Gino Paoli, versione rimodernizzata e molto bella.
Secondo me, non è una canzone poi così brutta, come qualcuno l’aveva definita quando trapelavano le prime indiscrezioni e l’album aveva da uscire.
Certo, senza quell’assolo, avrebbe perso parecchio….VOTO: 6+

8) ALL THAT I’M ALLOWED
Ragazzi forse qualcuno di voi mi bandirà dal sito , ma devo essere sincero: per I miei gusti questa canzone non è poi così terribile come era stata definita alla sua prima uscita.
Possiamo dire che in quest’album ci sono cose mille volte migliori, ma per la sua struttura, sia melodica che per quanto riguarda gli arrangiamenti, non possiamo non dargli almeno la sufficienza scarsa, perché è piaciuta molto in giro, c’è poco da fare.
Commerciale e purtroppo, necessaria. VOTO: 6-

9) I STOP AND I BREATHE
Canzone lenta, dolce, sembra quasi di perdersi in un sogno mentre la si ascolta. Grande Performance vocale del nostro SIR, che azzarda e riesce anche qualche tonalità a lui tosta.
VOTO: 7,5

10) TOO MANY TEARS
Caro SAMMY, una canzone così manca in SONG FROM THE WEST COAST. Riascoltala!!
Diversa dalla solita canzone alla ELTON, estrosa, ricca di stacchi e suonata in maniera veramente eccellente.Non resco ad accostarla a nessuna vecchia canzone di ELTON.
A livello di piano e tra i più bei lavori dell’album.

11) IT’S GETTING DARK IN HERE
12)I CAN’T KEEP THIS FROM YOU
Canzoni discrete, ben suonate, cori eccellentissimi, peccato per i suoni alla BIG PICTURE, molto elettronici. VOTO: 7- -.

BONUS TRACK contenuti nel singolo:

1) SO SAD THE RENEGADE
Splendida, eccezionale, quasi una perla!!!!
Inspiegabilmente messa “fuori rosa” dall’album.
Rimanda a quei paesaggi sconosciuti e desolati del vecchio West. Un pezzo che potrebbe essere inserito in TUMBLEWEED ( per dirlo io!!!!!!!), senza sfigurare.
Pazzesco tenerlo fuori!!!!!!!
Sono convinto che questo pezzo piace anche a SAMMY, per questo non ha messo in vendita il singolo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Per me è tra le migliori tre di questa sessione. VOTO: 9- -.

2) A LITTLE PEACE
Canzone particolare, molto vitale, con un grande ELTON al piano che dimostra, se ancora ce n’era bisogno, che è ancora uno dei più grandi pianisti di sempre!!!!
Molto, molto carina. VOTO: 7,5

Produzione grandiosa, almeno qui siamo tutti d’accordo.

Forse l’unica pecca di ELTON, è aver proposto di nuovo un album poco commerciale e ancora più “pensante” di SFTWC: rischia molto sul mercato!!!!!!!!!!
 

 


di Andrea Sganzerla

La recensione di un album come Peachtree road non è stata semplice. Ancora adesso dovrei ascoltarlo e riascoltarlo prima di poter dare un giudizio obbiettivo.
A dire il vero l’attesa per questo Cd è stata molta.
C’erano molti pessimisti e molti ottimisti; da tempo circolavano delle fotografie dove si poteva vedere che nell’album ci sarebbero stati arrangiamenti orchestrali e cori gospel.
Personalmente l’album mi ha convinto a metà; infatti è ben arrangiato ci sono delle cose molto positive ma è anche un album molto malinconico pieno di ballate e poco ritmato.
Purtoppo da tempo Elton non riesce a scrivere brani trascinanti convincenti.

La sola They call her the cat che secondo me è un buon brano è un po’ una cattedrale nel deserto; il resto dei brani son tutti brani piuttosto lenti.
Inoltre personalmente non mi piace molto il brano che è uscito come singolo: All that I’m allowed.
Questo brano infatti risulta essere un po’ banale rispetto al resto del Cd anche se obbiettivamente ha un ritornello che si ricorda molto facilmente.
Una cosa positiva del cd: si sente una continuità con l’amatissimo Songs from the west coast.
Son tornati gli arrangiamenti orchestrali, è tornato in maniera stabile Nigel Olsson(e si sente!) son tornati i mitici accompagnamenti vocali e anche Davey è stato ottimo alle chitarre al Dobro e al mandolino.
Una nota stonata: l’assenza di momenti pianistici di rilievo!Chi ha visto Elton live diverse volte credo che condivida questa mia affermazione!
Mi permetto di criticare l’artwork del cd; non discuto la copertina(è una foto che in un primo momento non dice granchè ma che poi risulta essere particolare e originale: nessuno aveva ancora messo un passaggio a livello in copertina!) ma critico aspramente l’assenza dei testi di Taupin.
Inoltre ultimamanete Elton si da un po’ troppo alla macchia; stanno sparendo le sue immagini dai cd(album e singoli) in video non compare più….mi viene da  pensare che si stia avvicinando ai nostri Battisti e Mina…!L’Artwork del Cd poteva essere più curato!!Dov’è finito D. Costa?
Inoltre persino John Mahon è migliorato: nel cd sembra quasi il grande Ray Cooper(dico quasi poiché Ray soprattutto dal vivo è insostituibile).
Doverosa la dedica di Elton a Gus Dudgeon a sua moglie Sheila, tutti sembrano aver dimenticano uno dei più grandi produttori di tutti i tempi!Lui rimarrà sempre il migliore produttore di Elton John(lavorò anche con Bowie, John Mayall, XTC ecc.) e la sua carriera è decollata grazie a lui.
Fortunatamente però è tornato a farsi sentire il Tambourine! Che da sempre contraddistingue il suono della Elton John Band.
Tra i ringraziamenti c’è anche un grazie a Barry White; spero che sia un ringraziamento al grande artista soul che tutti sembrano aver dimenticato.

1. Weight of the world  (8)
Il cd comincia con una bellissima ballata Weight of the World che mi riporta indietro negli anni; sembra di essere tornati nei mitici anni 70!Si sente tutto il sound della migliore  E.J. band dai mitici coretti al sound unico della batteria di Nigel Olsson. L’orchestra si sposa perfettamente con il sound della band; chitarre e pianoforte molto belli.
Anche l’assolo di piano molto semplice è tipico alla Elton che non si concede mai moltissimo in studio. (dal vivo come pianista dà il meglio di sé).

2. Porch Swing in Tupelo (8,5).
Questa è una delle mie canzoni preferite di tutto il cd. Qualcuno ha criticato i cori gospel ma a me piacciono molto anche quelli. Anche qui si sente nitidamente il sound di Nigel e di Davey che è un po’ lo stesso da 30 anni ma che (scusatemi) è troppo bello!
La grandezza infatti dei musicisti infatti è data anche dall’avere un sound proprio non solo dalla tecnica; si pensi a un Eric Clapton. Ci sarebbero chitarristi più preparati tecnicamente ma lui ha un sound incredibile; lo riconosci da 2 note. Lo stesso direi dei nostri Nigel e Davey, anche se ovviamente certi paragoni a volte non sono proponibili.
Ottimo lavoro di Guy Babylon gli arrangiamenti orchestrali come nel brano precedente son efficaci e ben fatti; anche l’organo in sottofondo è molto bello.
Anche Bob Birch si integra alla perfezione con il resto del gruppo.
Il momento più toccante della canzone è probabilmente quando Elton nella parte centrale del pezzo fa un po’ di note al piano subito seguito dalle chitarre di Johnstone.
Brano lento ma che trasmette una notevole energia, grazie soprattutto ai bellissimi cori e alla batteria di Nigel.
 

3. Answer in the Sky. (7)
Il cd prosegue poi con il singolo americano Answer in the sky; è una canzone tipica alla Elton non troppo originale. Forse anch’io se fossi stato un produttore discografico avrei scelto questo brano come singolo; non vedo molti brani adatti a uscire come singoli.
Non credo però che una canzone del genere possa sfondare sul mercato; noi fans la troviamo un po’ scontata e poco originale ma non è male.
Anche qui cori gospel e chitarra elettrica abbastanza presente; arrangiamenti orchestrali e brano complessivamente che sa di già sentito. Secondo me meno bella dei due brani di apertura del cd; è comunque uno dei brani tra i più commerciali del disco.

4. Turn the lights out when you leave. (7,5)
 Qui si torna ad atmosfere meno commerciali e ci si tuffa nel country; si sente il gradito ritorno di John Jorgenson alla Pedal steel guitar (In Dixie Lily nel tour del 95 ci ha fatto sognare!). Per commentare questo brano sono poco obiettivo; infatti la mia girlfriend è una appassionata di musica country! A me sembra un bel pezzo: molto piacevole il pianoforte belle voci, belle chitarre, organo hammond e orchestra.
La consiglio a chi amava gli Eagles, The Band o altri gruppi americani: un buon brano.

5. My Elusive Drug (8,5)
Anche questa canzoni è una delle mie preferite; la prima volta che sentii questo brano alla Radio rimasi colpito.
Ero in auto con un tempo infernale sulla famigerata tangenziale di Mestre; il brano mi emozionò subito.
Mi ricordava moltissimo I’ve seen that Movie too anche se mi piace un po’ meno.
Anche questo brano secondo il mio modesto parere è uno dei momenti migliori del disco. Qui anche l’interpretazione vocale di Elton è straordinaria; mi piace molto anche la batteria di Nigel e quando entra l’orchestra!! Da ascoltare in auto(possibilmente non in tangenziale) o in una buia serata invernale.

6. They call her the cat. (8)

Finalmente un pò di rock n roll; altrimenti l’ascoltatore occasionale con questo cd potrebbe prendere sonno!!
La versione live trasmessa da MTV era ancora più energica; c’era più piano peccato che Elton in studio non si scateni e pesti più di tanto la tastiera.
A me piace questo brano anche se a molti non è piaciuto; io l’avrei arrangiata esattamente così forse l’unico neo è l’assenza di grandi assoli di piano: carini i fiati e i coretti! Divertente l’assolo di Dobro. Era da un bel po’ che i fiati non si integravano così bene in un brano di Elton; per un po’ sembra di essere tornati alla Tower of Power di Caribou o ai fiati di Honky Cat.
Per fortuna che è stata inserita questa canzone altrimenti era un cd troppo smorto.

7. Freaks in Love (6,5)
Altra ballata carina ma poco originale; è ben arrangiata ma molto scontata. Carine le chitarre e l’organo come pure i cori e l’orchestra.
E’ un brano che seppur ben interpretato non mi emoziona più di tanto; alla lunga risulta essere un po’ monotono: insomma non me lo porterei con me sulla Luna.

8 All that I’m Allowed (6,5)
Questo è uno dei brani che mi piace meno di tutto l’album; è troppo sdolcinato.
Mi sembra un brano buonista; non mi piace il suono del piano, le percussioni… salvo i coretti: soprattutto dal vivo sono risultati ben costruiti.
Però con quelle percussioni e quella chitarrina acustica mi sembra un brano natalizio: boh la trovo un po’ finta!
L’assolo di chitarra(?) non mi piace per niente!! è il brano che ho ascoltato di meno di tutto il cd.

8. I Stop and I breathe (6/7)
Questa canzone è un pò scontata e poco originale: se si prende in mano qualche altro cd di Elton ci sono delle somiglianze con molte altre canzoni. Non è male però passa un po’ inosservata. Anche le note di piano mi sembrano le stesse contenute in vecchie canzoni; migliora un po’ quando parte la batteria ma non è certo un brano da segnalare ai nipoti. Brano inserito per arrivare a 12 brani.

9. Too many tears (8,5)

Per fortuna si cambia registro e torniamo su buoni livelli. Mi piace parecchio questa canzone; sembra impossibile che Elton scriva brani come Allowed e poi ci stupisca con queste deliziose perle.
Uno dei brani più belli del cd; massimo spolvero dei coretti stile E. J Band; molto bello il mandolino di Johnstone che in questo disco (non me ne voglia Beppe)  ha fatto un buon lavoro!
Anche la slide guitar è molto bella come pure il ritorno da parte di Elton al piano rhodes; intro un po’ spaziale.

10. It’s getting Dark in Here(7,5)
Brano carino ma che passa un pò inosservato; il problema di questo album è che forse è anche troppo omogeneo (tranne answer, allowed, the cat son tutte molto simili). La mancanza di brani veloci ha deluso diversi fans.
E’ una bella canzone ma ascoltarla o saltarla non mi cambia la vita!Secondo me un brano dettato più dall’esperienza che dall’ispirazione.

11. I can’t keep this from you. (7,5)

Il brano comincia scopiazzando un pò i Procul Harum; con un giro d’organo non molto originale. Forse Babylon farebbe meglio ad ascoltare Al Kooper o altri grandi hammondisti… Anche questo brano è carino ma Elton ne potrebbe scrivere a decine di simili senza alcuno sforzo! Carina ma poco originale e ispirata. La band ha suonato bene anche qui ma anche questo brano non sarà secondo me ricordato ne da Elton ne dai suoi innumerevoli fans.
Gli ultimi due brani del cd che avrebbero potuto fare la differenza sono invece trascurabili; non vedo grosse differenze tra certe canzoni inserite nel cd e le B-side; anzi forse qualche B-Side è anche meglio!

 



di Sammy

Ebbene sì, lo ammetto: avevo sbagliato di grosso un mese fa buttando fango addosso a Peachtree Road. Forse mi ero fatto troppo influenzare dalla brutta “Freaks in love”, o magari, più probabilmente, avevo giudicato il disco prima di averlo ascoltato nello stato d’animo più adatto, cioè in completa rilassatezza e in buona compagnia. Allora mi era sembrato di dovermi sorbire un minestrone riscaldato già troppe volte: arrangiamenti banali, idee quasi a zero, più tutte le critiche che già conoscete e che mi avete duramente contestato.
Ma non avevo fatto i conti con un fatto fondamentale (che pure avrei dovuto tener presente): che non mi è possibile giudicare un lavoro di Elton John solo sotto il profilo tecnico, perché il cuore, prima o poi, mi porta inevitabilmente a scoprire sfaccettature della sua musica impossibili da rintracciare con il solo aiuto della testa. Ed il mio è forse un giudizio dato più dalle cose che EJ rappresenta per me, piuttosto che una valutazione puramente tecnica.
Dopo un mese abbondante di ascolto e dopo l’apprezzatissima performance dal vivo di Atlanta, di Peachtree Road posso dire questo: è sicuramente un bell’album, asciutto, a tratti ben ispirato, ottimamente prodotto e abbastanza omogeneo al suo interno. E’ molto ben cantato anche nel registro che ormai per Elton è diventato un po’ ostico (il finale di “My elusive drug”, ad esempio), e la voce è davvero all’apice della maturità tecnica. Lo stesso non si può dire – ahimè -  riguardo all’espressività, che lascia un po’ a desiderare.
Notevoli anche i testi, che surclassano quelli, seppur buoni, di Songs From The West Coast spaziando tra gli argomenti più vari. Certo però che Bernie non perde occasione per infilarci dentro le sue disavventure/delusioni sentimentali…
I momenti migliori di Peachtree Road si hanno in “Porch swing in Tupelo”, un vero ritorno alle origini in cui si ripresenta di continuo il fantasma rassicurante di “Country Comfort” ma che è comunque concepita in modo brillante ed ispirato; in “It’s getting dark in here”, a mio avviso perfetta a parte quel bruttissimo plink! delle percussioni nella strofa; in “Turn the lights out when you leave”, dall’incedere lento e rilassato e caratterizzata da atmosfere western che da tempo non si sentivano in un disco di Elton (avete sentito com’è registrata la voce? In modo molto diverso da tutto l’album); in “My elusive drug”, risultato di un buono sprazzo compositivo nonostante le somiglianze con “I’ve seen that movie too” e “Talking old soldiers”; e in “Too many tears”, il brano più originale del disco.
I punti deboli sono da riscontrare principalmente in “Freaks in love” (brutta tout-court); in “All that I’m allowed” che è puro easy-listening senza il minimo impegno; in “They call her the cat”, un pezzo non esattamente brutto ma un po’ vuoto, quasi completamente privo di idee; in “Answer in the sky”, che non fa proprio niente per farsi notare; e in “I stop and I breathe”, ottima fino a quel cambio di tonalità nel chorus che secondo me poteva essere gestito in modo molto migliore. Ci tengo a sottolineare che a parte “Freaks in love” non reputo nessuno di questi brani “brutto”; ciò che mi lascia perplesso è piuttosto il fatto che certe buone idee non sono state sfruttate e finalizzate a dovere lasciando in chi ascolta un fastidioso senso di incompiutezza. L’unico pezzo su cui ho ancora delle riserve è “Weight of the world”. Che dire? Proprio non mi va giù il modo in cui termina il chorus (“off… my… back”), mi pare raffazzonato in qualche modo, come se Elton avesse avuto fretta di portarlo a termine quando l’ha scritto. Un vero peccato perché per il resto il pezzo è eccellente.
Una parola di merito la riservo anche per le due bonus track del singolo. “So sad the renegade” è un brano che avrebbe dovuto non solo entrare di diritto nell’album, ma forse addirittura essere scelto come singolo di lancio, tale è la sua bellezza, la sua originalità, il suo appeal. Non molto diverso è il discorso per “A little peace”, che mi riporta alle magnifiche atmosfere di “Rock of the Westies”; non raggiunge comunque il livello di “Renegade”.
Da un punto di vista arrangiativo, è graditissimo il ritorno dei coretti della band (impeccabili come al solito) mentre poteva essere dato più spazio agli assolo di pianoforte… Elton si è sempre autodefinito un pianista che canta più che un cantante che suona il piano, ma non mi pare che in Peachtree Road si sforzi più di tanto per farlo capire a chi magari non lo conosce benissimo.
Per concludere: con “So sad the renegade” al posto di “Freaks in love” e con “A little peace” al posto di “All that I’m allowed” Peachtree Road sarebbe stato un lavoro non buono (come è) ma ottimo, e chissà, forse mi sarebbe piaciuto più di Songs From The West Coast.

di  Rosy

Premetto che questa non è una recensione vera e propria ma sono più che altro dei commenti dopo aver ascoltato parecchie volte PR e anche i vari b-sides. Al primo ascolto (e anche al secondo) ho pensato "Tutto sommato Sammy non aveva torto!", ma poi mi sono ricreduta... devo dire che mi sembra un album per niente commerciale, ancora meno commerciale di SFTWC, persino "difficile" da affrontare (col rischio incombente della noia)... Non posso credere che Elton pensasse seriamente di vendere molto con un disco così: ha bisogno di essere ascoltato più volte per apprezzarlo e so che molti di quelli che comprano un cd, se non sono realmente appassionati di quel genere o di quel cantante, non hanno la pazienza di soffermarsi tanto sui singoli pezzi!

Tornando a PR... superato lo sconcerto iniziale, sto imparando ad apprezzarlo, ma non è ai livelli del precedente (era anche difficile). La mia preferita in assoluto è My Elusive Drug, mi ha colpito fin dal primo ascolto, è davvero bella, emozionante e con un'interpretazione "tosta" da parte di Elton, un po' insolita. Non mi ricorda affatto né I've seen that né Talking old (come qualcuno aveva scritto), forse come stile, ma è molto diversa. Per me è la migliore di tutto l'album, una vera perla. Answer In The Sky mi piace moltissimo, è una bella ballata e non capisco perché non sia stata scelta come singolo al posto di Allowed, perché sicuramente avrebbe fatto più figura! Per Allowed non ho parole, non è bruttissima, ma "imbarazzante" credo sia il termine più adatto! Fosse stata fatta da un altro avrebbe potuto persino definirsi buona, ma da Elton...
Weight Of The World mi ricorda Emperor's e anche Cold as Christmas, è sicuramente una bella canzone, ma non mi "prende" più di tanto, idem Porch Swing In Tupelo. Turn The Lights è carina ma senza troppe pretese, così come They Call Her. Freaks In Love è un bel pezzo ma ha qualcosa che lo rende "pesante", mi ricorda certi album di Elton degli anni '80, che non sono proprio dei capolavori! Too Many Tears contiene una "citazione" di Where to now St. Peter, ma solo per pochi secondi, mi piace abbastanza così come tutte le altre. Il livello complessivo dell'album è abbastanza alto, ma a parte My Elusive Drug, non ce n'è un'altra che mi scuote particolarmente, le ascolto più o meno tutte volentieri ma senza grandi emozioni. Molti pezzi sembrano usciti da TBP e sono appesantiti da cori e musica "di contorno"... Qualche parola se la meritano anche i B-sides: So Sad The Renegade non mi entusiasma particolarmente, mentre A Little Peace la trovo davvero interessante, non avrebbe affatto sfigurato nell'album! E Keep It A Mystery è assolutamente deliziosa! Non capisco con quale criterio siano state escluse per far posto ad Allowed! E' davvero assurdo! Ho avuto la sensazione che l'album fosse registrato "live" senza pubblico e non in studio nella maniera tradizionale, ma sicuramente è solo una sensazione!

La mancanza dei testi è una cosa che mi ha dato fastidio, e non è vero che "tanto non fa niente" perché si trovano sul web... non tutti hanno la possibilità di collegarsi ad Internet, e poi bisogna cercarli, trovarli, stamparli oppure ricopiarli (come toccherà a me perché non ho la stampante!), invece trovandoli nel libretto tutti possono averli e leggerli senza fare "ricerche"...

Se PR (e gli extra) fosse stato incluso nel nostro famoso sondaggio, i miei voti sarebbero stati questi:

Weight Of The World 7
Porch Swing In Tupelo 7
Answer In The Sky 8
Turn The Lights Out When You Leave 5
My Elusive Drug 9
They Call Her The Cat 7
Freaks In Love 7
All That I'm Allowed 5
I Stop And I Breathe 6
Too Many Tears 6
It's Getting Dark In Here 7
I Can't Keep This From You 6
So Sad The Renegade 5
A Little Peace 7
Keep It A Mystery 8

Qualcuno penserà che sono matta, ma non ho votato in base alla "qualità" dei pezzi (non ci riuscirei neanche volendo), ma in base alle emozioni che mi suscitano. Così come ho fatto nel sondaggio! E, naturalmente, sono giudizi che possono anche cambiare, col tempo!


di Davide Frezzato

Anno di grazia per Sir Elton John. Inutile tentare di raccontare chi sia, visto che neanche lui riesce a raccontarsi in modo completo e accurato, anche per se stesso rimane un enigma. Personaggio che si è imposto nel mondo musicale negli anni ’70, compositore di qualità ha conosciuto un periodo scuro e di mediocrità che lo ha portato a pubblicare album dove spesso è difficile incontrare musica. Sembravano più “doveri commerciali” che una rockstar deve adempiere con scadenza annuale. Sir Elton John ha abituato i suoi fan a molti cambiamenti durante l’arco della sua carriera e ancora continuano ad impressionare i suoi continui cambi di stile. Basti pensare agli improponibili abiti ed occhiali, usati per vincere la sua eccessiva timidezza, che proponeva durante i suoi show e che lo hanno reso celebre e famoso, basti pensare all’abbandono verso gli anni ’80 del pianoforte per legarsi con il piano elettrico della Roland, e ringraziamo il cielo che è stato uno svarione momentaneo e siamo ritornati al classico pianoforte Yamaha. Pensiamo al cambiamento che ci si presenta con la sua ultima fatica “Peachtree Road”. I risultati commerciali sembrano scarsi, il numero dei fan sembra assottigliarsi sempre più. In termini economico-discografici sembra un fallimento. Ma arte e denaro non corrono su binari paralleli, si scontrano ogni tanto ma poi seguono traiettorie completamente diverse.
“Songs from the west coast” è stato l’album della svolta preannunciata da “The Big Picture”. Elton John ha intrapreso un percorso di cambiamento radicale, da rockstar si sta trasformando in un artista. La copertina di “The Big Picture” è significativa ed emblematica. Un quadro. Le opere d’arte ormai impregnano l’aria respirata dall’artista.
“Songs from the west coast” è il manifesto della nuova vita dell’artista. “Voglio cantare la bellezza del mondo” dichiarò durante l’intervista per l’uscita dell’album, seguita da un profondo ringraziamento per un suo amico perso qualche anno prima: “Gianni [Versace] quando avevamo qualche minuto libero, mi portava in qualche chiesa, per ammirare gli affreschi e le opere d’arte, mi ha insegnato che sono queste le bellezze del mondo”. Indubbiamente un percorso che pochi posso seguire, si sa che l’arte parla a tutti ma non tutti la ascoltano, spesso ci si limita a sentirla.
Di primo acchito, il nuovo album sembra essere insopportabilmente triste e legato al passato. Insomma, niente di nuovo rispetto a quello che si era abituati, sempre le medesime melodie tristi, un forte richiamo al passato. Personalmente, sono arrivato a fatica alla fine del cd. In alcuni punti pensavo di non riuscire più a sopportare lo struggimento, mi sembrava di riascoltare “Blue moves”, l’album che ha segnato il momento di pausa lavorativa fra Elton e Bernie.
Ora sono arrivato a comprendere, a capire e apprezzare il nuovo album. Elton John si sta trasformando in un cantante di nicchia, saranno sempre meno i suoi fan perché il seguire la sua arte chiederà uno sforzo sempre maggiore. “Peachtree Road” non lo si può ascoltare senza l’ausilio del libretto. Senza l’ausilio delle foto, che tappezzano le pareti delle case del Baronetto, che si è dichiarato follemente innamorate dell’arte fotografica. Le note nostalgiche e struggenti altro non sono che la didascalia delle foto presenti. Il tutto acquista una luce nuova se riusciamo anche noi, insieme a lui a guardare oltre la foto pubblicata. Si deve arrivare a comprendere la bellezza che soggiace nella rovina del passato. Credo che questo sarà il primo album di una lunga serie, abbiamo fra le mani una retrospettiva autobiografica scritta per farci capire cosa era Elton John, e farci intuire cosa sarà. Gli edifici decadenti e marci immortalati nelle foto conservano l’ordine e l’eleganza delle città fantasma che abbiamo davanti agli occhi. Sir Elton John dichiara apertamente di essere molto legato al suo passato, ai suoi eccessi (basti pensare alla sottile foto in cui troneggia la parola gay, evidentemente legata alla sua discussa dichiarazione di omosessualità), nelle note dell’album passiamo dall’easy rock alle celeberrime ballate. “Questo sono io” sembra volerci dire, “sei l’ombra del tuo passato”, possiamo accusarlo noi. Elton John non è più interessato al successo, al successo economico, è cambiato, suona in teatri come la Fenice, compone colonne sonore per musical, Elton John compone per se stesso ora. La musica serve prima di tutto a se stesso e poi agli altri. Questo è il suo grande cambiamento, sarà difficile poter ritornare a sentire musica leggera nei suoi album. La sua musica è diventata la sua nuova filosofia di vita. La sua arte è il suo manifesto di pensiero. Non mi meraviglia che sempre meno persone acquistino i suoi cd, o lo seguano nei concerti. Pensate a quanta poca gente è attratta dalle gallerie d’arte, dai musei. Volete essere fan di Elton John? Bene, accomodatevi e sforzatevi di capire il suo percorso da artista, non da semplice musicista. Se non ci riuscite, non preoccupatevi, l’arte non è per tutti. Ed Elton John sta diventando arte.  

di Jack Pinball  (2012)

A me Peachtree Road è sempre piaciuto. L'album si inserisce in un periodo compositivo di Elton particolarmente felice e fa parte della decade (visto che si è soliti dividere la sua produzione in decadi) in cui io ho conosciuto Elton e per la quale, quindi, nutro particolare affezione. Volendo, tuttavia, scriverne una recensione il più possibile oggettiva (nei limiti in cui si può parlare di oggettività dei gusti musicali), non può non farsi questa premessa: tra gli ultimi quattro album di Elton, e quindi nell'ambito dell'ultima produzione di Elton, Peachtree Road è il lavoro più debole.

I tre aspetti che condizionano questa premessa sono, in ordine di importanza, la disomogeneità del livello compositivo, la performance vocale di Elton, le scelte produttive del produttore (sempre il nostro Elton, per la prima volta da solo in cabina di produzione).
Con Songs From The West Coast, il livello della scrittura di Elton era tornato a livelli degni del suo nome. Quel 54enne era sicuramente l'evoluzione del formidabile ventenne la cui qualità della composizione l'aveva fatto assurgere a stella del rock pop degli anni settanta. Nell'album della rinascita, scivoloni clamorosi non ce ne sono. Anche la canzone più banale conserva una grazia che accompagna anche l'ascoltatore più esigente attraverso melodie che si lasciano apprezzare dall'inizio alla fine. Qui, invece, tre anni dopo, Elton scrive alcune canzoni dietro alle quali si celano idee compositive davvero povere. All That I'm Allowed è, a mio giudizio, una delle canzoni peggiori che Elton abbia mai composto: le strofe sono inutili, il ritornello è stanco ancor prima di iniziare e, che coincidenza, anche a livello di produzione, il brano è pessimo. Se aggiungiamo le liriche di Taupin scontate e buoniste, il risultato è un brano inascoltabile e odioso, che fatica ad arrivare alla fine senza che la tentazione di saltarlo abbia la meglio. They Call It The Cat è l'unico uptempo, se così può definirsi, di tutto il disco. L'intenzione (corrispondente ai propositi del disco) sembra sia stata quella di incidere un rock and roll classico, come dimostra l'uso dei fiati che pure è azzeccato. Ma, di nuovo, il brano è stanco. Ripetitivo. Privo di interesse nei passaggi tra le strofe e il ritornello. Il testo lascia a desiderare. Ancora una brutta caduta nel basso livello compositivo nel quale Elton ha sguazzato per vent'anni. Per non menzionare Freaks In Love, ballata easy pop che ben poteva stare in Sleeping With The Past o Reg Strikes Back.
Dall'altra parte, però, abbiamo brani dal livello assoluto. Su tutti svettano Weight Of The World, Turn The Lights Out When You Leave e, infine, la migliore del disco, Porch Swing In Tupelo. Si tratta di canzoni il cui livello compositivo è sicuramente alto. Brani in cui la scrittura di Elton rimanda ai lavori del passato. Weight Of The World è una ballata introspettiva e, come Elton stesso ha spiegato, autobiografica, su come la superstar riesce ad apprezzare la vita ora più di quando era giovane. Ben scritta, ben suonata, rimane impressa anche per l'intro con la pioggia battente. Turn The Lights Out When You Leave è un country classico. Elton dice sempre che tra le sue influenze pianistiche ci sono Little Richard e Fats Domino: questo brano non è a livelli sublimi, ma è comunque un country più che buono che fila, coerente, senza sbavature. Porch Swing In Tupelo è, come detto, la canzone migliore del disco. Siamo su livelli decisamente alti, in cui lo spirito del Sud che doveva pervadere tutto il lavoro, si sente eccome. Il coro di Atlanta è finalmente valorizzato a pieno. Così Elton regala all'ascoltatore un omaggio a Elvis degno del nome di quest'ultimo. Questi dislivelli compositivi raramente si osservano in un disco di Elton. Qui sono evidenti. In un giudizio in decimi, andrei dal 3 di All That I'm Allowed, all'8.5 di Porch Swing In Tupelo.

Spesso si biasima Peachtree Road per la produzione troppo semplicistica, che finisce per appesantire la già sostanziosa struttura compositiva del disco. E' vero, le scelte produttive di Elton sono prive di coraggio. Sono semplicistiche. Sono prevedibili e girano sempre attorno alla solita idea. Ma, dall'altro lato, hanno il pregio di non far risultare overproduced il disco. Secondo la mia sensibilità musicale, quest'ultimo estremo è ben peggiore della semplicità che trasmoda in semplicismo e, a volte, noiosa prevedibilità.
Ciò premesso, Elton merita comunque un plauso per la produzione di Porch Swing In Tupelo. La migliore canzone del disco ha forse ispirato anche Elton come produttore. Ottimo l'uso dei cori. Ottimo, soprattutto, l'uso dell'organo hammond: finalmente è un suono di organo a riempire i brani di Elton, invece di archi a volte troppo melensi, a volte pure finti perché prodotti da sintetizzatori. Buona prova dei musicisti. Insomma, tutti i brani avrebbero dovuto essere prodotti così. E invece brani anche validi, come My Elusive Drug, si perdono in una noia infinita, con una batteria decisamente troppo presente. Anche brani buoni come Too Many Tears, o It's Getting Dark In Here, ballad introspettive che, anche a causa di una bislacca scelta di tracklist sono confinate tutte nella seconda parte del disco, appesantendola e, talvolta, accompagnando l'ascoltatore in uno stato di sonnolenza, alla fine risultano quasi indistinguibili nella magmatica scelta produttiva di Elton.

Ultima considerazione, la voce. Peachtree Road ci offre interpretazioni vocali a volte stanche e non pienamente convincenti. Anche l'interpretazione vocale è sicuramente condizionata dall'accuratezza delle scelte produttive. Un perfezionista come Burnett ha un suo modus operandi che parte da un certo posizionamento del microfono e continua con consigli e istruzioni al cantante. Ora, non so se Elton abbia o meno profuso una simile attenzione nella produzione delle parti vocali (ho comunque i miei dubbi, visto che un coro con le potenzialità di quello usato in Peachtree Road in mano a un produttore capace avrebbe fatto, da solo, brillare qualsivoglia lavoro discografico. Invece qui, a volte, ci si dimentica che sta cantando un coro di tali capacità, visto come è usato), fatto sta che in questo disco talvolta è la materia prima a mancare, più che l'accuratezza della produzione: manca una buona voce. Cosa presente, invece, negli altri tre album post-2000. Il difetto, comunque, non è così drammatico e si avverte solamente in alcune performance in cui il ritmo del cantato è particolarmente incalzante e dunque si percepisce la fatica di una voce stanca (They Call It The Cat, I Can't Keep This From You, i brani con l'interpretazione vocale meno brillante).

A me Peachtree Road è sempre piaciuto. Pur con tutti i suoi limiti, ci restituisce un Elton dal sound genuino (anche troppo!). Contiene canzoni oneste, che non debbono ricorrere a trucchi sonori per arrivare all'ascoltatore. Sta poi all'ascoltatore farsi prendere dalle melodie, oppure no.

Voto: ***1/2



di Stefano Orsenigo   2012

Non conservo un buon ricordo di Peachtree Road, lanciato (affossato) da un singolo di rara mediocrità e scialbezza (ok, direte che Heartache all over the world era peggio: ma almeno era canticchiabile!): dopo aver sentito All that I’m allowed passai una notte insonne nel timore che tutto l’album fosse allo stesso livello; fortunatamente, il primo ascolto del disco mi fece tirare un sospiro di sollievo ma fu sufficiente per notare una certa disarmonia tra una prima parte quasi ottima e una seconda (o meglio, una parte centrale) abbastanza modesta.

Troppa ambizione, Sir Elton: è arduo tornare sui passi di Tumbleweed Connection quando l’ispirazione e la voce (qui particolarmente fiacca e appesantita) non sono più quelle di un tempo. Certo, all’inizio ci si esalta grazie a Weight of the world e Porch swing in Tupelo, col loro impasto di gospel e country, Turn the lights out when you leave ci fa piangere e sognare gli orizzonti e i cieli infiniti dell’America rurale, My elusive drug non può non richiamare alla mente qualcosa di Talking old soldiers, fatte le ovvie proporzioni; anche la più commerciale Answer in the sky non manca di interesse, con quell’attacco di violini che ricorda Philadlephia Freeedom.
Purtroppo, dopo l'intorpidito rock’n roll They call her the cat, il letale primo singolo e Freaks in love, valzerone che sembra un’auto-parodia, l’album inizia a soffrire e tutta l’ultima parte, con l’eccezione di Too many tears, procede per inerzia tra la monotonia.
Insomma, un disco di buone intenzioni ma dal risultato altalenante, praticamente un rodaggio per i successivi The Captain and The Kid e The Union, più ispirati e convincenti nel ritorno al rock americano. La band, che oltre a Nigel e Davey comprende i compianti Guy Babylon e Bob Birch, si mostra comunque all’altezza della situazione ed Elton, qui produttore in solitaria, riesce a creare il giusto sound (Patrick Leonard, inizialmente coinvolto, probabilmente non sarebbe stata la scelta più adatta per un lavoro di questo genere), ma senza un valido sostegno compie qualche passo falso: chi dobbiamo ringraziare per avere relegato a B-sides gioielli come So sad the renegade, A little peace, Keep it a mystery, How’s tomorrow? Sostituendoli alla zavorra, ecco a voi quell’album di alto livello che Peachtree Road non riesce ad essere.

Voto 6,5