le recensioni di Angelo (10)
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Caribou
2012
Continuando
il mio personale studio attraverso la carriera di Elton John mi imbatto
in questo disco del 1974, "Caribou", da molti considerato un album
minore di quel periodo chiamato "Golden Age" che va dal 1970 al 1978:
indubbiamente accostando l'ascolto di questo album con il precedente e
il successivo è inevitabile pensare ad una caduta del nostro pianista
di Pinner; sia "Goodbye yellow brick road" che "Captain Fantastic and
the Brown Dirt Cowboy" hanno uno spessore maggiore sotto tutti i punti
di vista.
Eppure se per un attimo togliamo l'album "Caribou" dal suo naturale
contesto e lo ascoltiamo semplicemente per quello che è, non possiamo
notare che ci troviamo di fronte ad un esempio di grande musica. Un
album davvero ben confezionato, mi piace il modo in cui sono state
disposte le canzoni, quasi in modo simmetrico, con una cornice di
"pezzi-capolavori" a circondare gli altri pezzi non necessariamente
deboli, anzi alcuni dotati di grande ispirazione.
Vado a stilare una pagella per ognuno dei brani dell'album, così da rendere più completo il mio giudizio:
THE BITCH IS BACK - voto 7 - primo "pezzo capolavoro" di questo album,
grande rock'n'roll, divertente il testo e grande cavallo di battaglia
nei live!
PINKY - voto 6,5 - è forse uno dei pezzi meno ispirati secondo me,
anche se posta a questo punto dell'album può forse risultare più
leggera; il testo è il vero punto di forza di questo pezzo.
GRIMSBY - voto 7- - non è un 7 pieno perchè la melodia mi sembra un po'
scontata, ma cmq un pezzo molto gradevole, con molta carica; carino il
testo, l'amore verso una città, un posto caro a noi stessi, mi piace
molto come viene articolato e descritto questo vero e proprio
sentimento nostalgico.
DIXIE LILY - voto 7- - pezzo country, mi rimanda alla mente il
Mississippi, la Louisiana, i luoghi del sud americano, con le sue
paludi e i suoi colori; molto carino il ritmo, anche se forse un po'
semplice.
SOLAR PRESTIGE A GAMMON - voto 4,5 - il pezzo peggiore dell'album; se
da un lato la melodia può risultare gradevole, la mancanza di un testo
mi irrita molto, proprio una scelta disprezzabile. Ammazza di molto la
media di questo album.
YOU'RE SO STATIC - voto 7- - grande pezzo rock, la musica è davvero
travolgente, e a questo punto dell'album è davvero perfetto; il testo
lo trovo un po' scontato e ne abbassa di sicuro il prestigio.
Musicalmente parlando è tuttavia il pezzo più valido dopo i "pezzi
capolavori" di questo album.
I'VE SEEN THE SAUCERS - voto 7 - al contrario della precedente qui è
invece il testo che colpisce moltissimo: gli UFO! davvero un bel tema,
molto particolare e sicuramente insolito, che da quel qualcosa in più
rispetto agli altri pezzi dell'album. La canzone nel complesso risulta
molto piacevole e spezza un po' la lunga parte rock posta al centro
dell'album.
STINKER - voto 6- - altra caduta dell'album, peccato; il testo è
davvero brutto e la musica non è capace di risollevare il tutto.
DON'T LET THE SUN GO DOWN ON ME - voto 9+ - altro "pezzo capolavoro" di
questo album: bellissima la musica, testo toccante; il crescendo finale
non può lasciare indifferenti.
TICKING - voto 9+ - ultimo brano e ultimo "pezzo capolavoro", davvero
bellissimo: il pianoforte è il vero protagonista di questo vero e
proprio racconto di cronaca nera. Bellissimo il testo, trasuda violenza
e psicologia in maniera perfetta.
Insomma, seppur con qualche caduta, devo dire che sono rimasto
piacevolmente colpito da questo album; i 3 capolavori in esso contenuto
non possono lasciare indifferenti e ne alzano notevolmente il livello.
Sicuramente un Elton ispirato e un Bernie capace di scrivere testi
davvero molto emozionanti.
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Captain Fantastic And The Brown Dirt Cowboy
2012
Se qualcuno dovesse
pormi la fatidica domanda "qual'è il tuo album eltoniano preferito?"
sarei molto indeciso: "Sleeping with the past" è stato il primo che ho
ascoltato e che ho amato a soli 5 anni, "Blue moves" mi strega
letteralmente dall'inizio alla fine, ma alla fine credo (e sottolineo
credo) che "Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy" possa
aggiudicarsi il titolo.
E' un album compatto, senza sbavature, senza tracce riempitive, si
sente dal primo ascolto; ogni pezzo è importante e, come un puzzle,
ogni pezzo contribuisce a rivelarci un'immagine, quella di Elton e
Bernie all'inizio della loro carriera artistica.
Non ci sono pezzi che metterei in una mia personale Top10, forse solo
"Someone saved my life tonight" e "We all fall in love sometimes",
eppure il complesso di questo album, l'insieme di questi singoli pezzi
mi piace tantissimo, lo trovo un abum praticamente perfetto.
Ecco le mie pagelle:
1°) CAPTAIN FANTASTIC AND THE BROWN DIRT COWBOY - voto 8,5 - ritmo
bellissimo, un'apertura d'album eccellente, le chitarre sono davvero
ineguagliabili; il testo è molto simpatico, l'idea del Capitano e del
Cowboy mi piace molto.
2°) TOWER OF BABEL - voto 7+ - bel rock, forse un po' ripetitivo, ma tutto sommato si lascia ascoltare bene!
3°) BITTER FINGERS - voto 8,5 - grandissimo rock, il migliore pezzo
veloce dell'album, semplicemente non puoi restar fermo quando lo
ascolti! grande assolo di chitarra!!
4°) TELL ME WHEN THE WHISTLE BLOWS - voto 7- - il pezzo più debole
dell'album, mi ci è voluto un po' per apprezzarlo un minimo; diciamo
che la posizione che occupa non aiuta di certo a dargli valore; un po'
monotono.
5°) SOMEONE SAVED MY LIFE TONIGHT - voto 9+ - capolavoro assoluto; il
testo di Bernie è bellissimo, adoro il riferimento alle farfalle
libere; il pianoforte è il vero protagonista di questo pezzo
memorabile; ottima l'interpretazione di Elton; capolavoro.
6°) MEAL TICKET - voto 7+ - canzone semplice, ma che si lascia ascoltare volentieri; deboluccio il testo.
7°) BETTER OFF DEAD - voto 7,5 - gran pezzo, che ha nella sua brevità
il suo punto di forza; è un concentrato di batteria, piano e cori
veramente ben riuscito.
8°) WRITING - 7+ - pezzo carino, dalle atmosfere calde, mi fa pensare
al mare, diciamo che nella sua semplicità sa essere rilassante.
9°) WE ALL FALL IN LOVE SOMETIMES - voto 9- - altro capolavoro
dell'album, la musica è davvero bellissima e la voce di Elton è al
massimo della sua capacità interpretativa; splendida.
10°) CURTAINS - voto 8,5 - chiusura straordinaria di un album
straordinario; musica dolcissima, ma è il testo il vero cavallo di
battaglia di questo pezzo; unica pecca il finale forse un po' troppo
lungo e ripetitivo, lo avrei tagliato di un buon minuto
intero...peccato davvero, cmq un grande pezzo.
Terminate le pagelle, non mi resta che dire che questo album è davvero
bellissimo, poco sfruttato all'epoca nonostante il successo ottenuto;
un solo singolo estratto e un tour "condiviso" con un altro album, il
successivo "Rock of the westies". Siamo di fronte all'eccellenza della
musica.
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Rock Of The westies
2012
Ho
ascoltato questo album con un pizzico di pregiudizio ... molte volte ho
sentito parlare di "Rock of the Westies" come un album minore,
sicuramente poco ispirato, troppo tirato via; secondo me è vero fino in
parte.
Quest'album non fa che confermare una cosa: il biennio 1975-1976 è
stato, a mio giudizio, il migliore in assoluto!! Lo dico
chiaramente, questo album mi è piaciuto tantissimo!! Ammetto che ci
sono delle cadute, e che mai come per questo album la differenza tra
lato A e lato B di un disco si è fatta sentire; ad ogni modo l'album
corre via che una bellezza, l'uso della voce di Elton e la sua
interpretazione in alcuni pezzi sono davvero fenomenali e, soprattutto,
di questo album apprezzo il suo essere sperimentale: chi si aspettava
un album così rock da uno come Elton, a volte fin troppo sdolcinato??
Mi ha veramente sorpreso in positivo e francamente mi spiace che Elton
lo abbia totalmente abbandonato anche nei live, perchè alcuni pezzi
sono davvero forti!
Ecco le mie pagelle:
01) MEDLEY - voto 7- - incredibile introduzione all'album, adoro quel
"Yell help" intercalato continuamente, il ritmo è strepitoso e il
finale con le LaBelle è davvero sorprendente!! Unica nota dolente il
testo, davvero poco comprensibile e vuoto ...
02) DAN DARE (PILOT OF THE FUTURE) - voto 6,5 - un Elton con questa
voca non lo avevo mai sentito! duro, incazzato, grande interpretazione;
bel ritmo!
03) ISLAND GIRL - 6,5 - pezzo gradevole, il ritmo è molto esotico, mi
piacciono questi pezzi che mi fanno pensare al sole e al mare ...
04) GROW SOME FUNK OF YOUR OWN - voto 7- - altro bel pezzo, molto rock,
duro, diretto; mi piace moltissimo il pianoforte nel finale, mi
immagino un Elton incazzato che picchia su quei tasti! divertente il
testo!
05) I FEEL LIKE A BULLET - 7- - una piccola tregua era necessaria...il
problema di questo pezzo è che è troppo lungo, davvero, un minuto meno
bastava! bello il testo, davvero crudo e dolce allo stesso
tempo...peccato per l'eccessiva lunghezza, poteva essere un 7 pieno ...
06) STREET KIDS - 6+ - inizia il lato B, e si sente...bel ritmo, testo
coinvolgente, sembra un piccolo film, ma la lunghezza ancora una volta
rende il tutto un polpettone infinito...6 minuti sono troppi per lo
stesso ritmo, davvero troppi ...
07) HARD LUCK STORY - 6,5 - bel testo, davvero, e anche il ritmo, molto semplice, alla fine si lascia ascoltare bene ...
08) FEED ME - 6,5 - grande interpretazione di Elton, sicuramente il
pezzo migliore di questo lato B, ne risolleva un po' la monotonia;
bello il testo sulla dipendenza, veramente descrittivo e crudo ...
09) BILLY BONES AND THE WHITE BIRD - voto 5,5 - si chiude male; non è
possibile ascoltare per 6 minuti di fila un martellante "Check it out",
davvero, stavo impazzendo alla fine ....pezzo debole dell'album, ne
abbassa qualitativamente il livello in maniera netta; al suo posto
avrei aggiunto "Pinball Wizard" o "Philadelphia Freedom", uno dei due
singoli poteva tranquillamente stare al suo posto e chiudere l'album
alla grande.
Insomma, il livello dei pezzi più o meno è sulla sufficienza piena,
l'album nell'insieme sicuramente un bel 7 pieno se lo merita: il
coraggio e la sperimentalià vanno sempre premiati... è stata una vera
sorpresa questo "Rock of the Westies", e soprattutto, è stato piacevole
ritrovarsi a non poter star fermo per il ritmo!! Non sarà il migliore
della decade, ma ripeto il concetto: il biennio 1975-1976 per me è
stato il migliore, album, voce, interpretazione, ispirazione singoli,
successi, tour, un Elton così mai più ...
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Blue Moves
2011
Questo doppio album,
datato 1976, è senza dubbio uno dei miei preferiti tra quelli di Elton
John; ho imparato ad amarlo con il tempo, i primi anni non riuscivo a
capirlo e ad apprezzarlo in pieno: molte canzoni mi sembravano
eccessive nei suoni, ripetitive; col passare del tempo invece, ho
interpretato questo album come un’opera espressionista, irregolare,
dalle tinte forti nonostante i suoni apertamente pacati, sicuramente
un’opera che ti lascia un messaggio, introspettivo. Sicuramente l’Elton
che preferisco.
Notevoli i pezzi strumentali, non so, è come se in quest’album ci sia
più l’Elton musicista, e la cosa mi piace davvero moltissimo. Adoro
l’idea di trovarmi davanti ad una vera opera, dove i brani strumentali
sono più presenti, e adoro anche il fatto che molti pezzi siano
impostati su lunghe introduzioni prettamente stumentali.
Ecco i miei voti per le singole canzoni:
01. YOUR STATER FOR…. – voto 7 – ottima introduzione, un bel crescendo musicale che aiuta a presentarci tutta l’opera.
02. TONIGHT – voto 10 e lode – oltre il voto cosa posso aggiungere? Il
mio brano “eltoniano” preferito, da sempre! La musica e il testo si
dividono la scena da protagonista: nella prima parte il solo pianoforte
di Elton accompagnato dall’orchestra non possono che lasciar a bocca
aperta; nella seconda parte, il testo e una struggente interpretazione
la fanno da padrona, fino alle note finali quando la musica, come in un
cerchio, torna a chiudere il tutto con un’intensità che ne segna la
dolcezza e l’amarezza contemporaneamente. Capolavoro.
03. ONE HORSE TOWN – voto 8 – un intro musicale perfetto per uno dei
pezzi rock migliori di Elton! Deboluccio il testo, ma il pezzo resta
memorabile!
04. CHAMELEON – voto 7- - pezzo gradevole, sofisticato il testo, ma il
finale in falsetto è qualcosa di irritante; come per molti altri pezzi,
Elton aveva un limite: non sapeva quando farla finita; un minuto in
meno molte volte era più che sufficiente, e questa canzone non fa
eccezione.
05. BOOGIE PILGRIM – voto 5+ - il pezzo peggiore dell’album; ripetitivo fino alla nausea; bocciato sotto tutti i punti di vista.
06. CAGE THE SONGBIRD – voto 7+ - testo delicatissimo sicuramente
migliore della musica, che cmq resta su buoni livelli; vorrei tanto
riascoltarla dal vivo con la voce di oggi, sarei molto curioso.
07. CRAZY WATER – voto 7 – bel ritmo, il pianoforte mi piace moltissimo
e il pezzo ti prende inevitabilmente; testo affascinante.
08. SHOULDER HOLSTER – voto 7 – bel pezzo jazz, avventuroso il testo, si ascolta molto volentieri.
09. SORRY SEEMS TO BE THE HARDEST WORD – voto 10- - altro grande pezzo;
sono legatissimo a questa canzone, la musica è dolcissima, anche se la
tristezza del testo forse è davvero eccessiva! Cmq capolavoro assoluto.
10. OUT OF THE BLUE – voto 6,5 – affascinante strumentale, sempre gradevole.
11. BETWEEN 17 & 20 – voto 7 – molto bello il testo, malinconico e
nostalgico, può risultare un pezzo sdolcinato e banale, ma a me piace
molto.
12. THE WIDE-EYED AND LAUGHING – voto 6+ - è un pezzo strano questo,
direi enigmatico, a volte mi disturba ascoltarlo, altre volte mi
strega. La voce di Elton è molto particolare, così come gli
arrangiamenti.
13. SOMEONE’S FINAL SONG – voto 7,5 – bellissimo il testo, di una capacità espressiva notevole; dolcissima la musica.
14. IF THERE’S A GOD IN HEAVEN – voto 7+ - anche qui il testo supera
sicuramente la musica, forse un po’ banale; cmq un pezzo molto
gradevole da ascoltare e su cui riflettere.
15. WHERE’S THE SHOORAH? – voto 6 – sufficienza appena per questo
pezzo; testo molto debole e musica al limite del coma diabetico. Un
riempitivo che poteva essere relegato a b-side di qualche singolo.
16. IDOL – voto 8 – altro grandissimo pezzo; il testo e la musica sono
bellissimi, ma è l’interpretazione di Elton che ruba la scena, insieme
al pianoforte e al sax che creano un’atmosfera jazz di altri tempi.
Bellissima.
17. THEME FROM A NON-EXISTENT TV SERIES – voto 8 – bellissimo
strumentale, un crescendo di suoni che ti martella e ti prepara per il
gran finale.
18. BITE YOUR LIP – voto 7 – bel pezzo, i virtuosismi di pianoforte
sono straordinari nel finale, ma la canzone, che poteva essere un
capolavoro, si perde nel minutaggio eccessivo; anche qui, un buon
minuto e mezzo in meno non avrebbe guastato, ma non so perché ad Elton
non glielo hanno mai detto.
Insomma, a parte due canzoni davvero deboli come “Boogie pilgrim” e
“Where’s the Shoorah?” che non meriterebbero nemmeno di essere
pubblicati su un qualsiasi album, questo “Blue Moves” si presenta come
un grande prodotto; all’epoca non fece il botto, specialmente negli
USA, ma i motivi furono altri, la poca intelligenza di Elton nel
rilasciare una “certa intervista” a ridosso della pubblicazione
dell’album, dimostra la sua totale incapacità di gestirsi da solo, ora
come allora. Grande album cmq, un’opera da ascoltare tutta d’un fiato.
VOTO FINALE: 8,5
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A Single Man
2012
Si chiudono gli anni ’70 e non possiamo non tenerne conto per valutare
questo disco; forse in nessun caso, come in questo, occorre
contestualizzare bene il momento in cui un album è stato concepito e
realizzato per poterlo ascoltare e giudicare fino in fondo.
Questo "A
single man" chiude davvero un’epoca o l’Elton che conosciamo, quello
geniale e dalle grandi idee si è consumato già al precedente "Blue
moves"?
Sinceramente, per quanto mi senta innamorato di "Blue moves",
non accetto che "A single man" venga considerato figlio di un dio
minore, perché non è così; a mio avviso, inoltre, il vero cambiamento,
la vera cesura stilistica (a livello qualitativo e non prettamente
commerciale) che possiamo cercare in Elton John, sta tra l’album "The
fox" e "Jump up!", è lì che crolla qualcosa, ma non in "A single man".
Affatto.
E’
un album davvero ben fatto, certo i testi del nuovo paroliere
impallidiscono rispetto a quelli di Taupin, ma il risultato non cambia,
ci troviamo di fronte ad un grande album, musicato, suonato e,
soprattutto, cantato benissimo.
Il mio pezzo preferito è
indubbiamente "Song for Guy", una strumentale straordinaria, dolce,
malinconica, mai scontata. Ebbe uno straordinario successo all’epoca,
specialmente in UK, e fece conseguire ad Elton un bell’Ivor Award nel
1979. Per me è un bel 9 tondo tondo.
Mi piacciono moltissimo anche
"Shine on through", che apre l’album quasi in sordina, in maniera
semplice ma d’effetto, e "It ain’t gonna be easy", incredibile pezzo
interpretato da un Elton al massimo!
Forse il pezzo più banale e scontato è "Shooting star", non l’ho mai apprezzata troppo, la trovo sdolcinata e un po’ soporifera.
Divertentissima
invece "Part-time love", altro singolo di successo, che è stata una
delle prime canzoni sentite di Elton alla radio (alla fine degli anni
’80, qui in Italia, improvvisamente scoprirono Elton e alla radio
beccavo sempre tantissime sue canzoni!) e quindi l’effetto nostalgia ne
solleva un po’ il voto, che cmq, per me, non supera il 7 pieno.
Gli
altri pezzi sono tutti abbastanza apprezzabili, non c’è nulla di molto
rilevante da dire; "A single man" è un album che non ascolto spesso, ma
quando lo faccio ne resto sempre piacevolmente colpito.
Dispiace
vedere come Elton lo abbia messo da parte, anche nei suoi live, perché
invece presenta dei pezzi che potrebbero benissimo colpire per loro
interpretazione.
Alcuni dicono che con questo album si chiuda la
“Golden Age”, se così è (ma ho già detto che per me non lo è affatto),
Elton ha chiuso alla grande.
Voto complessivo: 7,5
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21 at 33
2012
Un album di transizione, questo è il primo pensiero che ho formulato una
volta concluso l’ascolto di "21 at 33". Questo disco ha sicuramente un
grande pregio, ma anche un grande difetto: il pregio è quello di aver
fatto presto dimenticare la follia di Victim of love di nemmeno un anno
prima; l’album infatti guarda moltissimo al passato, forse ancor di più
di "A single man", che a parte "It ain’t gonna be easy" e "Shine on
through" si vedeva chiaramente che, seppur di grande qualità, aveva
iniziato una certa evoluzione, come del resto credo giusto che un grande
artista debba fare.
Il difetto invece è proprio il fatto che l’album
non osa, mai: "21 at 33" è un album compatto, 9 brani molto semplici,
nella produzione, nelle musiche, anche nei testi.
Credo che se
facessimo uno scambio immaginario tra "A single man" e "21 at 33"
nessuno avrebbe nulla da ridire se il secondo fosse stato pubblicato nel
1978 e il primo nel 1980!
"21 at 33" suona tutto d’un fiato, la
produzione è semplice, quasi dal vivo, Elton mostra una grande grinta,
ecco forse se da un lato manca la sperimentazione o comunque qualcosa di
originale, dall’altro non posso non notare una grinta e una voce di
Elton al top, con grandi interpretazioni che forse solo da "Blue Moves"
Elton effettivamente ha iniziato a curare di più.
Tra le 9 canzoni
che scappano via, nessuna emerge in negativo, ma nemmeno in positivo: la
media è sulla sufficienza abbondante, con qualche canzone magari ben
strutturata musicalmente, ma che perde qualcosina nei testi, mai troppo
intensi.
Il brano migliore a mio avviso è "Give me the love", seguita
da "White lady, white powder", davvero grintosa anche nei live
dell’epoca. Già, i live: non dimentichiamoci infatti che seppur siano
iniziati gli altalenanti anni ’80, credo nessuno possa lamentarsi
dell’attività del vivo che, almeno nei primi 3-4 anni ha visto
protagonista il nostro Elton, un’attività che dal concerto di Central
Park del 1980 ha mostrato un cantante ancora sulla cresta dell’onda,
secondo me.
"21 at 33" ci presenta anche il singolo di successo
"Leattle Jeannie", pezzo carino, forse un po’ banalotto nel testo che lo
penalizza, così come "Take me back", bel pezzo country buttato giù da
liriche al limite della sufficienza.
Insomma, da questo album si
evince comunque che Elton ha ancora l’ispirazione giusta, certo non è il
capolavoro degli anni ’70, ma è anche vero che questo disco ci presenta
un artista con ancora voglia di fare, grinta, voce e interpretazione.
Sono iniziati i famigerati anni ’80, ma francamente non mi sembrano
iniziati male, anzi.
Voto complessivo: 7
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Too Low For Zero
2007
La fine degli anni ’70 ha segnato molto Elton John; lo ha segnato profondamente, come uomo e come artista.
Dopo il “divorzio” professionale dal paroliere Bernie Taupin nel 1976,
Elton è come se abbia perso la sua bussola; semba incapace di reagire a
questo nuovo decennio anni ’80, fatto di nuovi mercati, nuovi concetti
di musica, nuove scelte commerciali; arriva la disco music, si impone
prepotentemente il videoclip musicale, il mercato dei 45 giri e delle
radio viene lentamente assorbito nel mercato televisivo; la musica non
si ascolta più, la si guarda.
Elton non sembra essere in grado di seguire il passo: tra 1979 e il
1982 pubblica album tra il nostalgico e lo sperimentale, alcuni ben
riusciti, altri un po’ meno; si affida a nuovi parolieri tra i quali
anche Tim Rice, ma qualcosa è cambiato; manca Bernie, manca la Elton
John Band, manca quell’organicità che caratterizzava i lavori
precedenti.
E’ solo nel 1983 che avviene il cambiamento; nei primi mesi dell’anno,
infatti, Elton ritrova il sodalizio con Bernie e la sua band e al posto
di Clive Franks, si affida totalmente alla produzione di Chris Thomas,
dopo il buon lavoro per l’album Jump up.
In pochi mesi nasce Too low for zero, 10 brani, calati perfettamente
nel nuovo scenario anni ’80, con una produzione dai suoni elettronici
leggeri, ma al passo coi tempi.
E’ l’album della rinascita, sia al livello artistico che commerciale;
Too low for zero ottiene un ottimo successo nei mercati UK e USA,
grazie anche a notevoli hits e a nuovi videoclip musicali.
Too low for zero ci presenta canzoni di alto livello, tra le quali
spiccano indubbiamente il rock ‘n’ roll e singolo principale, I’m still
standing, la dolcissima Cold as Christmas e la ballata I guess that’s
why thay call it the blues, nella quale troviamo un’interessante
collaborazione con Stevie Wonder.
Bellissime anche Saint e One more arrow, le due ballate che chiudono l’album in maniera sublime ed edulcorata.
La promozione dell’album è incentrata tutta su singoli, videoclip
musicali e interviste in programmi tv; tutto questo fino alla primavera
dell’84, quando Elton parte per un lungo tour in Australia.
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Live In Australia
2005
Ad
un anno dall'acquisto di questo album , voglio scrivere le sensazioni
che questo straordinario "reperto live" mi ha dato in questi mesi:
Il disco ripropone la seconda parte del tour australiano del 1986, ovvero la parte orchestrale.
Il primo brano è "Sixty years on": inizio migliore non poteva essere;
il suono maestoso dei violini che sfocia nella dolcezza dell'arpa è da
urlo; la canzone è interpretata benissimo, da un Elton con una voce non
potente ma comunque affascinante.
Segue una deliziosa versione di "I need you to turn to", davvero bella
e i violini fanno eco alla voce di Elton in maniera superba.
Segue uno dei punti più alti del disco: "The greatest discovery": sarà
che la canzone è divina di suo, ma l'arrangiamento di questo concerto è
fantastico; violini e flauti si alternano in maniera eccellente insieme
al superbo pianoforte di Elton. Davvero un bellissimo momento.
Quasi come d'incanto veniamo trasportati in quella che, a mio giudizio,
è la canzone più bella di Elton, "Tonight", resa in questo concerto
ancora più bella, grazie ai suoni dell'orchestra e ad una
interpretazione toccante e struggente. 7 minuti di delirio.
Segue una "Sorry seems to be the hardest word" non molto convincente, troppo rapida sul finale.
Si torna all'album "Elton John" con i pezzi "The king must die"
(davvero bello l'arrangiamento) e "Take me to the pilot", divertente
pezzo x smorzare i toni solenni del brano precedente.
E' il turno di "Tiny dancer", che, anche in questa versione non ha bisogno di commenti; stupenda.
Arriva poi "Have mercy on the criminal": un pezzo davvero originale interpretato bene da Elton nonostante le difficoltà vocali.
Si abbassano i toni ed inizia "Madman across the water": forse un po' troppo lunga; discreta.
Arriva "Candle in the wind", eseguita in maniera egregia, davvero molto affascinante.
Segue "Burn down the mission": non è sicuramente il pezzo migliore
dell'album, soprattutto non è molto ben arrangiato, secondo me.
"Your song" è il MUST di ogni concerto di Elton: questa versione è davvero toccante e l'orchestra la rende ancora più bella.
Chiude una "Don't let the sun go down on me" davvero molto bella.
Un album davvero bellissimo, ma che sarebbe stato ancora più bello se
avessero inserito tutti i pezzi interpretati con l'orchestra ("Cold as
Christmas", "Carla/Etude", "Slow rivers" e "Saturday night's alright
for fighting").
Come voto gli do sicuramente un bel 9!! Il più bell'album live di Elton secondo me.
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Sleeping With The Past
2007
L’album
che mi accingo a recensire, Sleeping with the past, chiude un decennio
molto particolare per Elton John; se gli anni ’70 hanno rappresentato
la massima creatività artistica e il culmine delle vendite con album
come Don’t shoot me, I’m only the piano player e Goodbye yellow brick
road, gli anni ’80 sono stati un insieme di creatività, sperimentazione
e buoni risultati commerciali, ma anche di eccessi personali, crisi
musicali e di vendite.
Un’alternanza continua dunque, che culmina con un’operazione alle corde vocali nel 1987.
Dopo il ritorno sulle scene con Reg strikes back, Elton John chiude il
folle decennio con un album a metà strada tra i suoni prettamente anni
’80
e strizzando l’occhio ai nuovi anni '90.
Nasce così Sleeping with the past, 10 brani, tutti prodotti da un abile Chris Thomas.
L’album contiene al suo interno alcune delle canzoni più belle che il
genio di Elton abbia mai partorito (almeno per il sottoscritto): pezzi
come Healing hands, Whispers e Sacrifice sono a dir poco eccezionali e
da soli rendono assolutamente imperdibile questo album.
La promozione è partita in sordina, nell’estate dell’89, con l’uscita
del primo singolo, Healing hands, di notevole successo negli USA, un
po’ meno in UK.
Ma è con l’arrivo nelle radio del singolo Sacrifice, che Sleeping with
the past, scala le classifiche inglesi, arrivando alla #1° posizione;
era dal Greatest Hits del 1974 che un album di Elton John non arrivava
al vertice della classifica; ma anche il singolo Sacrifice segue
l’esempio, arrivando alla #1° posizione in UK nei primi mesi del 1990.
Sacrifice diventa una delle canzoni più famose di Elton John, un
esempio perfetto di quella melodia dolce e malinconica che ti entra nel
cuore al primo ascolto.
Nell’estate del 1990, esce il terzo e ultimo singolo, un doppio
singolo, Club at the end of the street / Whispers; il primo è un
divertente rock ‘n’ roll leggero, con un testo molto carino, mentre il
secondo è un nuovo esempio di bellezza melodica e assolutamente
toccante, con una parte musicale alla fine davvero bellissima.
Il resto dell’album ci presenta altri pezzi notevoli come il brano
d’apertura Durban deep, con un testo malinconico per un lavoratore in
miniera, e l’accattivante Amazes me, con una sonorità tra il blues e il
pop.
Da ricordare anche Blue Avenue, pezzo che chiude l’album, con un Elton
impegnato in una relazione d’amore diventata dipendenza, nonostante sia
ormai finita.
Finisce l’album e si ha subito voglia di riascoltarlo; Sleeping with
the past si conferma, a distanza di anni, uno dei più emozionanti album
di Elton John, da avere assolutamente, fan o non fan.
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The One
2007
Chiuso
l’altalenante decennio degli anni ’80, Elton John si prende un periodo
di pausa, durante il quale riesce a disintossicarsi dall’alcool e da
quell’immagine estrema e notevolmente kitch che lo aveva caratterizzato
principalmente tra il 1982 e il 1986; deciso a rinnovare la sua vita
umana e professionale, Elton ritorna in studio di registrazione,
insieme all’immancabile paroliere Bernie Taupin, per preparare un nuovo
album.
La totale
produzione dei pezzi viene affidata a Chris Thomas, il quale decide di
far evolvere completamente la musica di Elton compiendo quel processo
di modernizzazione già avviato con l’album Sleeping with the past,
utilizzando al massimo tastiere e sintetizzatori.
Nei primi
mesi del ’92, nasce così The One, 11 brani, dai suoni freschi e
moderni, ma che non fa rimpiangere (almeno per il sottoscritto) gli
album del passato.
Oltre
all’omonima The One, dal suono melodico e d’atmosfera, l’album presenta
un bellissimo duetto con il grande Eric Clapton, Runaway train, nel
quale l’abile tastiera di Elton si alterna alla rockeggiante chitarra
di Eric; da ricordare inoltre, quello che a mio giudizio è il più
bell’esempio di come musica e parole possano creare insieme dei
capolavori: The last song, toccante pezzo che affronta il rapporto
padre-figlio velato dalla tragedia dell’AIDS.
Altro pezzo
memorabile è Sweat it out, brano dai suoni metallici, forse un po’
pesanti, ma con un assolo di pianoforte nei minuti finali a dir poco
eccezionale.
La
pubblicazione dell’album viene anticipata dal singolo omonimo e da un
tour estivo in giro per l’Europa; il singolo The One raggiunge ottime
posizioni sia in UK che in USA, facendo scalare l’omonimo album fino al
#2° posto in UK alla prima settimana di vendita.
Ad agosto,
esce il secondo singolo, Runaway train, il bellissimo duetto con Eric
Clapton, che non ottiene però lo stesso successo del singolo
precedente; terminato il tour europeo, Elton sbarca negli USA con una
lunga serie di concerti tra agosto e novembre, toccando anche Canada e
Messico.
E’ in questo
periodo che esce il terzo singolo, The last song, il pezzo più bello
dell’intero album, che ottiene giustamente il successo che si merita,
piazzandosi nelle Top30 dei mercati UK e USA.
Con l’arrivo
del nuovo anno, Elton si imbarca in un nuovo tour, riprendendo a girare
per gli USA e il Canada tra aprile e maggio ’93; in questo periodo si
chiude anche la promozione dell’album, con l’uscita del quarto singolo,
Simple life, una delle canzoni meno riuscite di Elton, con un testo
elogiativo della vita, ma monotono e incredibilmente ripetitivo; il
successo ottenuto è molto limitato, specialmente in UK.
Elton
termina definitivamente il tour in Sud Africa, con 4 sensazionali
concerti nel dicembre ‘93, accompagnato dal percussionista Ray Cooper.
Si chiude
così il capitolo The One, uno dei più belli di Elton John, il quale ha
ritrovato se stesso e la sua vena artistica, e ci ha regalato un album
bellissimo, ricco di poesia e suoni freschi.
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