Da Ciao 2002 del 6 ottobre
1971
ELTON
JOHN: SMETTERO'
NEL '72
di Armando Gallo
Sembra facile dirlo ora,
dopo il successo, ma ho sempre saputo che Elton John sarebbe diventato
un “Superstar”. A dire il vero non avevo
ancora pensato al “superstar”
finchè non ho visto questa etichetta in un altro giornale
musicale,
ma etichetta o meno Elton John è un superstar: egli possiede
la
qualità, la presenza, l’individualismo e il
talento che lo rendono
tale. “Lady Samantha” è stato
il primo brano che gli ho sentito
cantare. Dopo due giorni me ne ero già procurato
una copia
e lo suonai ininterrottamente ammirandone la semplicità, il
trattamento
vocale, l’arrangiamento, il professionalismo
musicale e il testo.
Allora, eravamo nel ’69, non sapevo nulla di Elton John: per
me e per molti
altri era un nome nuovo, ma ricordo che decisi di intervistarlo; non
trovando
materiale sufficiente per il pubblico italiano lasciai
l’intervista in
un cassetto riproponendomi però un secondo colloquio con
l’artista
quando sarebbe “scoppiato”. Ebbi sempre
fiducia nel talento di Reginald
Dwight (in arte Elton John) anche se il ’69 passò
lentamente.
Un altro 45 “It’s Me That You Need” e un
album “Empty Sky” che, sebbene
non aveva incontrato i favori del pubblico, sembrava avesse soggiogato
i critici i quali letteralmente impazzirono quando “Elton
John”, il suo
secondo album, venne messo in circolazione. Eravamo
già in
piena estate del ’70 e nel mio primo servizio su
“Ciao 2001” lo presentai
“il Beatle degli anni ‘70”. Non
credo di essere stato lontano da
quella che allora poteva sembrare un’azzardata
definizione.
Nello spazio di un anno Elton ha preso letteralmente il volo,
stranamente
prima in America, poi in Inghilterra e nel resto del mondo.
Le vendite
dei suoi dischi (dovevano seguire “Tumbleweed
Connection”, “Elton John
Live” e “Friends”, l’intera
colonna sonora del film omonimo) sono state
calcolate a milioni e le sue tornèes hanno registrato,
ovunque,
il tutto esaurito. Gli inglesi ancora non sanno capacitarsi
del come
mai hanno lasciato agli americani la scoperta di tale
talento. “Ancora
oggi mi soddisfano di più i concerti americani” mi
ha detto Elton.
“Credo sia l’atmosfera, il leggero non controllarsi
che rende il pubblico
più partecipe a quello che faccio in palcoscenico. La parte
finale
del concerto, quando mi scateno in puro
rock’n’roll, è nata proprio
da quei concerti americani. Quando ho fatto lo stesso qui
sembrò
che i critici mi volessero rimproverare”. Elton
John è considerato
un sentimentale, un romantico della canzone. Con Bernie
Taupin, suo
paroliere, ha scritto le migliori “ballads” degli
ultimi due anni tra le
quali spicca “Your Song”, ma al termine di ogni
spettacolo si esibisce
in due o tre brani rock trascinanti. I critici inglesi che lo
hanno
conosciuto prima su disco che dal vivo, dopo le sue prime apparizioni
in
Inghilterra (Elton John era reduce da un grandioso tour americano)
arricciarono
un po’ il naso. “Come reagisci a queste
critiche?” ho chiesto a Elton.
“Beh, proprio l’altro giorno un giornalista mi ha
detto che ho troppo ineguagliabile
talento … bla… bla… per sprecarlo nel
funambolico rock finale. Logicamente
il suo era un complimento che mi ha fatto un enorme piacere, ma lui,
come
molti altri, si è dimenticato quando suonavo con Bluesology
di Long
John Baldry e dell’ambiente musicale nel quale sono cresciuto
quando “ABC
Boogie” e “Heartbreaker Hotel” erano i
soli motivi che si sentivano alla
radio. Quando suoni il pianoforte è favoloso suonarlo
così,
pistando e sbattendo le mani alla Jerry Lee Lewis. Mi piace;
logicamente
non devo provare a me stesso o a agli altri che so fare
rock’n’roll, ma
tutto viene da se stesso. Inizio quasi sempre con pezzi lentissimi per
poi costruire in un crescendo la scena finale. Durante quei momenti
muoio
dal desiderio di sbattermi sul piano e così anche il
pubblico. In
America sono già preparati alla mie esibizioni e posso
sentire che
anche loro non vedono l’ora del mio finale come un
piccolo extra.”
“Uno dei maggiori meriti delle tue composizioni risiede nei
testi. Ci puoi
descrivere Bernie Taupin come personaggio?”
“Il segreto di Bernie
è di essere un tipo molto sentimentale e di scrivere molto
raramente.
I suoi testi sono tutte cose personali e di questo me ne posso rendere
conto perché lo conosco di dentro e di fuori. Per esempio
quando
si presentò con il testo di “Your Song”
conoscevo la ragazza e giacchè
sembravano innamorati ne curai la musica in modo particolare, dolce
come
per non risvegliarli dal torpore amoroso nel quale erano immersi. Il
vero
potenziale di Bernie ad ogni modo non si è ancora mostrato;
ha solo
21 anni e quando mi ritirerò potrà continuare per
conto suo
senza essere legato a un solo artista come me e allora
esploderà
completamente.” “Hai appena parlato di
ritiro e questo mi permette
di chiederti la verità su alcune voci che circolano sempre
più
insistenti riguardo un tuo abbandono della musica leggera. E’
vero?”
“Forse sono generate da qualcosa che ho detto e dalla mia
decisione di
sciogliere l’attuale formazione (Elton John dal vero suona
con Nigel Olsson
alla batteria e Dee Murray al basso) cosa che intendo fare a
metà
’72. Faremo una tournèe in America in autunno, poi
una in Europa
e un’altra ancora in Usa. La mia carriera sarà
molto breve e voglio
lasciarla finchè sarò in cima. Non voglio
sembrare arrogante,
ma molti artisti non riescono mai ad anticipare la fine della strada.
Dico
che smetterò perché so fin d’ora che
per la primavera del
’72 sarò stanco di fare quello che sto facendo ora
anche se adesso
mi diverto un mondo.” Elton, anche se non
l’ammette apertamente,
vorrebbe iniziare la carriera cinematografica. Ha
già avuto
molte offerte ma le ha tutte respinte fino a nuova data; non vuole
sembrare
il cantante che fa una porticina in un fil, ma ci si vuole buttare
seriamente
e per fare ciò sa che deve abbandonare la sua immagine di
“superstar”
musicale. Io non credo che ci riuscirà, non credo
che lo accetterà
e sono sicuro che la musica rimarrà sempre il suo principale
impegno.
Forse inciderà un album all’anno,
diventerà solo un compositore
per altra gente o produttore discografico, esame che ha già
passato
brillantemente con Long John Baldry, suo vecchio
“boss” che recentemente
ha conosciuto un’immeritata oscurità. Ha
iniziato con il solo
intento di assistere nella produzione del primo
“solo” “big” John
e invece ha finito per curarne per intero la produzione, suonando anche
in tutti i brani riproponendo al pubblico un’altra perla
discografica.
Anche se Elton John ce lo anticipa, non possiamo credere che la sua
carriera
musicale durerà così brevemente.