Elton John & Ray Cooper
Roma - Auditorium
19.09.2010
cliccare per ingrandire
- The One
- Sixty Years On
- The Greatest Discovery
- Border Song
- The Ballad of the Boy in the Red Shoes
- The Emporer's New Clothes
- That's Why They Call It The Blues
- Rocket Man
- Never Too Old
- Tiny Dancer
- Philadelphia Freedom
- Your Song
Elton con Ray Cooper
- Funeral for a Friend/Tonight
- Better Off Dead
- Levon
- Gone To Shiloh
- Indian Sunset
- I Think I'm Gonna Kill Myself
- Daniel
- Sorry Seems To Be The Hardest Word
- Take Me To The Pilot
- Don't Let The Sun Go Down On Me
- Bennie And The Jets
- Crazy Water
- Saturday Night's Alright (For Fighting)
Elton John's Italian Tour 2010 - Seconda parte
Il sogno non
poteva finire così presto. Ancora non mi capacitavo di aver ottenuto i
miei primi 2 autografi, che già ripartavamo da Bologna alla volta della
Città Eterna, per assistere al doppio concerto romano di Elton &
Ray. Adesso, poi, eravamo certi di quello che ci aspettava!
Il 19
settembre, alle 19:30-20:00 circa, ci avviciniamo all'entrata
dell'Auditorium, altra splendida locazione, altamente prestigiosa: qui
ho il piacere di rivedere (spero ancora una volta di non dimenticare
nessuno) il Capo, Roberto e Silvia, ma anche Andrea, la Francy, Jessica,
Jacopo e Nicoletta, che non c'erano a Milano !
In più, ritrovo le due signore milanesi e l'olandese che avevo
incontrato a Verona, oltre a una mitica signora giapponese !
GRAZIE A TUTTI RAGAZZI
Veniamo
al resoconto del concerto in sé per sé: ELTON E' STATO FAVOLOSO COME AL
SOLITO, anzi, sicuramente il concerto è stato superiore a quello di
Milano, ma nel complesso ho preferito quest'ultimo perché il pubblico
dell'Auditorium era un vero e proprio MORTORIO, sembrava il cimitero
degli elefanti (specie da dove eravamo noi, in 19° fila... e l'ho
gridato più volte...), c'erano persone che dormivano e che mormoravano
ai vicini "Adesso suonerà Blue Eyes..." (ILLUSI ), "...Candle in the Wind...." (ANCORA PIU' ILLUSI!!! ), "...Crocodile Rock...", "..This Song Is For You..." (
)... spassosissimi becchini imbellettati!!!!! C'era anche un bmabino
che piangeva perché se ne voleva andare. Confermo poi l'idiozia della
security... MA LA PARTE FINALE E' STATA DA SCHIANTO, LA MIGLIORE DELLA
MIA VITA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! DIVERTIMENTO ASSICURATO ED ENORMI
EMOZIONI
!!!!!!!!!!!!! IN PIU', HO AVUTO ALTRI 2 AUTOGRAFI (HO ANCHE TOCCATO LA
MANO DI ELTON, QUANDO HA MOSTRATO A TUTTI LA MIA MAGLIETTA DEL TOUR!!!!
POI MI HA GUARDATO FISSO NEGLI OCCHI E, NEL VEDERE LA MIA ESPRESSIONE
FACCIALE E SENTIRE LE MIE GRIDA, HA SORRISO DI GUSTO!!!! CHE GRANDE )!!!
Anche
questa serata, in definitiva, è stata una giornata memorabile... e
doveva ancora replicare sé stessa in un'ulteriore data romana !!!!
Pierluca
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FOTO 1
© 2010 bad side
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FOTO 2
© 2010 Corsaletti
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FOTO 3
© 2010 Ruicosta
8 pubblicate |
da www.ilmessaggero.it
Elton John, due serate all'Auditorium
La leggenda va in scena
di Marco Molendini
ROMA
(19 settembre) - A 63 anni, sir Elton John continua a portare in giro
la sua strepitosa collezione di canzoni accompagnato dall’inseparabile
pianoforte. A cambiare sono solo le condizioni in cui propone il suo
rosario di successi da Rocket Man a Candle in the wind, a Crocodile
rock, a Daniel, a Goodbye Yellow Brick Road, a Your Song, a Don`t Let
The Sun Go Down On Me, a Nikita, a Sacrifice, a Sorry Seems To Be The
Hardest Word, a Tiny Dancer, pezzi celeberrimi che gli hanno permesso di
mettere insieme un record di dischi venduti che si avvicina alla
fantastica cifra di 250 milioni di copie. Stavolta la situazione in cui
sir Elton si propone vede al suo fianco un compagno di viaggio di lunga
data come il percussionista Ray Cooper, un suo coetaneo che lavora con
lui fin dagli anni ‘70 (i primi concerti in duo risalgono proprio a
quegli anni) e che nel suo curriculum di session man richiestissimo
vanta collaborazioni con gente come George Harrison, Eric Clapton,
Sting, i Pink Floyd, gli Who e i Rolling Stones.
Insomma un bel tipo, l’uomo giusto per tessere un dialogo a due
voci e per scatenarsi non solo come interprete vocale, ma anche come
pianista, con quel suo particolare stile martellante che trasforma la
tastiera in uno strumento soprattutto percussivo. I due da tempo sono
tornati a esibirsi in coppia e l’assiduità con cui lo fanno e queste
nuove date dimostrano anche che si stanno divertendo. Un paio di sere fa
si sono esibiti a Milano, ora sbarcano a Roma dove stasera e domani
sono attesi da due appuntamenti all’Auditorium, nella Sala Santa
Cecilia, nei prossimi giorni faranno altra date in Italia. Tutte
occasioni per sciorinare quel catalogo di brani conosciuti da tutti e
che fanno di Elton John uno dei personaggi più popolari e influenti
della storia del rock, con la particolarità appunto di usare come
strumento un pianoforte acustico e non la chitarra elettrica, vera icona
strumentale del rock, e nemmeno una tastiera. Con Cooper la confezione
dei pezzi diventa più serrata e incalzante. Le percussioni di Ray si
intrecciano con il suono del pianoforte in un crescendo che diventa un
vero happening. E forse l’occasione è tale che vale la pena anche di
affrontare la spesa non del tutto indifferente dei biglietti piuttosto
salati a partire da 50 euro per arrivare fino a 200 (il cachet del
signor John è tutt’altro che leggero).
Dopo questo tour Sir Elton pubblicherà un nuovo album, anche in
quest’occasione incontrando un personaggio dalla lunga storia musicale
come Leon Russell, vero e proprio personaggio di culto della musica
americana. Il disco, titolo The Union, uscirà il prossimo 26 ottobre.
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da www.ilgiornale.it del 20.09.2010
Elton John, con Ray Cooper, infiamma in due concerti l'Auditorium di Roma
I
fans entusiasti del duetto chiedono il bis e il baronetto affascina
tutti, con il carismatico percussionista.Dopo Milano e Roma il tour
continua in Italia, a Trani e Taormina. E il 26 ottobre esce il nuovo
album, «The Union», in cui l'icona rock duetta con Leon Russel
Prima ancora che la sua voce si faccia sentire e le sue mani sfiorino la
tastiera Elton John suscita una standing ovation all'Auditorium di
Roma.
Basta che il mito della musica compaia sul palco, non più
estremamente bizzarro come una volta ma con la lunga giacca nera
ricamata di paillettes che disegnano una sirenetta, e tutti nella sala
Santa Cecilia balzano in piedi ad applaudire ed acclamare il baronetto
inglese.
Lui s'inchina verso la platea e verso la galleria alle sue
spalle, ringrazia con i pollici in alto, sorride con fare d'intesa,
chiede a tutti come stanno e poi dà voce ad una sfilata delle sue più
famose canzoni.
A tre anni dall'esibizione al Colosseo, Elton John
torna a cantare a Roma, aprendo in grande stile, con due concerti ieri e
oggi, la nuova stagione degli spettacoli.
Al suo fianco ha il mago
delle percussioni Ray Cooper, che fin dagli anni '70 partecipa a questi
duetti fuoriclasse e ha nel suo curriculum collaborazioni con gente
come George Harrison, Eric Clapton, Sting e complessi come i Pink
Floyd, gli Who, i Beatles e i Rolling Stones.
Oggi hanno Elton John
( al secolo Reginald Kenneth Dwigtht) e Cooper hannio ambedue 63 anni,
ma con un'energia sempre intatta e un entusiasmo travolgente riescono a
contagiare giovani, cinquantenni e anziani.
Vanno in visibilio i
ragazzi che sfoggiano in suo onore copie dei famosi grandi occhiali da
scena e magliette con il suo viso; seguono l'irresistibile musica
tamburellando con le mani e i piedi i grandi manager in grisaglia
grigia da Cesare Romiti a Fulvio Conti, da Paolo Cuccia ad Innocenzo
Cipolletta. Per non parlare di Roberto D'Agostino, con il suo codino e
il look d'ordinanza, che non riesce a stare fermo un minuto al suo
posto.
Virtuoso del piano, in un mondo fatto quasi esclusivamente
di chitarristi, Elton John passa con magistrale eclettismo dal rock al
pop, dal jazz al blues. Emozionano soprattutto i vecchi successi,
«Rochet man», «Goodbye Yellow Brick Road», «Your Song», «Don't Let The
Sun Go Down On Me», «Nikita», «Tiny Dancer». Ma anche la più recente
ballata politica sul tema dell'Aids, che lui introduce ripetendo
l'accusa alla politica reaganiana che avrebbe sottovalutato la malattia:
«Ballad of the Boy in the Red Shoes». Unica delusione, soprattutto per
le tante signore, è l'assenza della canzone dedicata a Lady Diana:
«Candle in the wind».
L'inizio melodico sale in un crescendo e
raggiunge il suo apice quando, a metà serata , entra in scena Cooper
tra suggestivi effetti speciali.
In giacca e cravatta, occhialetti
neri e cranio pelato, il percussionista accompagna il martellare sul
piano di Elton John sovrastandolo da una postazione che sembra quella di
un alchimista della musica.
Passa, con gesti ieratici, dalla
batteria ai piatti, dai tamburi all'enorme gong. E rientra nell'ombra
ogni volta che la musica non richiede più le sue forti sottolineature.
Anche grazie alla sua presenza carismatica l'atmosfera è teatrale: sul
palco dell'Auditorium il ritmo si fa più serrato, le canzoni miscelano
durezze rock e improvvisazioni afroamericane, incalzano lo spettatore.
Le percussioni di Cooper si amalgano perfettamente con il suono del
pianoforte acustico. La particolarità di Elton è appunto quella di usare
questo strumento, non la chitarra elettrica, vera icona strumentale
del rock, e nemmeno la tastiera.
La febbre dei fans a un certo
punto si fa irrefrenabile. In galleria la luce dei telefonini viene
usata per accompagnare il ritmo come si faceva con le fiammelle di
candele o accendini. In galleria i più giovani escono nel buio dalle
poltrone di velluto rosso, strisciano nei corridoi, abbassandosi per
non farsi vedere. Si avvicinano poco a poco e verso la fine del concerto
escono allo scioperto, accalcandosi sotto il palco, per vederlo bene
il fenomeno britannico, fotografarlo, registralo, riprenderlo con i
cellulari, ballare alla sua musica, incoraggiarlo con le grida,
strappargli quando si avvia all'uscita tanti preziosi autografi.
La serata diventa un vero happening e gli applausi, le incitazioni, le suppliche reclamano il bis.
Un po' goffo con la sua stazza appesantita, un po' buffo e
travolgentemente simpatico Elton si esibisce ancora in uno dei suoi
successi, prima di scomparire tra gli addetti alla sicurezza, che
cominciano ad innervosirsi.
Solo due giorni per la capitale sono
pochi e l'Auditorium è gremito, con biglietti (peraltro costosissimi)
prenotati da mesi. Ma dopo le esibizioni a Milano e a Roma il tour in
Italia continua in altre città: il 22 in Puglia, a Trani e il 24 in
Sicilia, a Taormina.
É anche un modo per lanciare il nuovo album.
Elton John, con un record di dischi venduti che si avvicina alla
fantastica cifra di 250 milioni di copie, continua a promettere successi
dopo 40 anni di ascesa.
Il prossimo 26 ottobre uscirà « The
Union», in cui l'icona musicale incontra un altro personaggio-culto
dalla lunga storia: il compositore americano Leon Russell. Ancora un
intramontabile artista degli anni Sessanta.
Anna Maria Greco
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da www.iltempo.it del 19/7/2010
Elton John, l'istrione al pianoforte
Oggi e domani live nella Capitale con il
percussionista Ray Cooper. Nella scaletta per il concerto al Palasport
non mancheranno "Rocket man" e "Candle in the wind".
Si fa presto a parlare di miti. Ma chi può dimenticarla quella
«Candle in the wind» cantata al pianoforte durante i funerali di Lady D?
Era il 1997 e nell'ultimo canto per un'amica soffiava la voce della sua
anima. Arrivando dritto al cuore. I capelli da paggetto e un paio di
occhiali stranamente sobri stridevano un po' col personaggio ma erano
più espliciti di mille parole.
Nei suoi trasformismi infiniti Elton John è stato capace anche di
questo. Stasera «Rocket Man» sbarcherà a Roma. Da più di quattro decenni
sotto i riflettori, sarà un po' come tornare sul luogo del delitto. E
lo farà con un vecchio amico: il percussionista Ray Cooper con cui
dividerà il palcoscenico della sala Santa Cecilia dell'Auditorium oggi e
domani alle 20,30. Elton John ha sdoganato diversi cliché ancor prima
che potessero radicarsi nelle briglie del politically correct.
Sempre a cavallo tra provocazione e ispirazione pura, ha saputo
reinventare stili e tendenze. Nascosto dietro le migliaia di occhiali
multicolore, l'istrione eclettico e dinamico non ha mai avuto paura di
andare controcorrente.
Tra le rockstar andavano di moda i chitarristi. E lui suonava il
pianoforte. La sei corde era la regina dei palcoscenici e Elton John
cominciava la sua avventura con «Empty Sky». Era il '69. Glam come
pochi, strizzava l'occhio alla melodia. Poi un successo dietro l'altro.
Senza soluzione di continuità. Fino a oggi. All'Auditorium proporrà
brani sempreverdi che riescono a mantenere la fragranza della novità.
«Goodbye Yellow Brick Road», «Your Song», «Don't Let The Sun Go Down On
Me», «Nikita», «Tiny Dancer», fino alla più recente ballata politica
«Ballad of the Boy in the Red Shoes», solo per citarne alcuni.
L'antologia di successi ripercorrerà le vicende di ogni spettatore:
storie di innamoramento, oppressione, solitudine e gioventù. La voce è
ancora sicura e calda. Una voce che passa con disinvoltura da un brano
rock a un'improvvisazione jazz e una scala blues.
Il percussionista Ray Cooper è una vecchia conoscenza. Musicista che
ha collaborato con Beatles, Rolling Stones, Who, Pink Floyd, Bryan
Ferry, Art Garfunkel, Eric Clapton e Mark Knopfler. È un percussionista
scenografico che ha già partecipato a tanti album di Elton. Alla fine
degli anni '70 risalgono i tour in duetto. Memorabili i concerti in
Russia del 1979 e a seguire in tutta Europa e in America del Sud. Poi in
ogni parte del mondo. Quando Ray Cooper comparirà sul palco
dell'Auditorium il ritmo si farà più serrato, le canzoni misceleranno
durezze rock e improvvisazioni jazz. Le percussioni di Cooper si
amalgamano perfettamente con il suono del pianoforte. L'atmosfera è
teatrale. Un crescendo che lancerà il guanto di sfida al tempo che
passa.
Carlo Antini
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