RECENSIONI
DEI VISITATORI
Don't Shoot Me, I'm Only The Piano Player
inviate la vostra
recensione di un disco
di Elton e sarà pubblicata in questa sezione.
non preoccupatevi, non
cerchiamo critici
professionisti, ma le impressioni, positive o negative, dei fans!
di Stefano Orsenigo (luglio 2008)
Che c’è di più prevedibile di quelle
classifiche dei migliori dischi di
musica pop stilate con regolare frequenza dagli addetti ai lavori? Al
primo posto troviamo sempre Pet Sounds dei Beach
Boys, messo
lì forse per bilanciare uno strapotere beatlesiano a dir
poco
eccessivo…chi privilegia l’impegno sociale non fa
mancare Bob Dylan,
chi odia i Beatles parteggia (chissà perché?) per
i Rolling Stones, e
così via…
Elton John, uno che faceva rock con il pianoforte e
l’orchestra sinfonica quando gli idoli erano i chitarristi,
non fu meno
geniale dei suoi più mitizzati colleghi, ma va da
sé che nei piani alti
di questi freddi elenchi non lo troveremo, svalutato
com‘è oggi agli
occhi della critica (certo, un po’ se
l’è cercata, ma non più di
tanto…).
Pertanto, rimanendo in un ambito prevalentemente pop (senza tirare in
ballo Talking old soldiers o Indian
sunset,
quella è Arte con la maiuscola), tra ritornelli a prova di
bomba e
melodie d’impatto istantaneo, per chi scrive il disco da
mettere al top
si chiama Don’t shoot me I’m
only the piano player, un
successone di livello mondiale sfornato da Elton nel gennaio del 1973,
che ne consolidò definitivamente la carriera negli USA (dopo
la #1 del
precedente Honky Chateau) e finalmente anche in
patria, primo di una serie di quattro #1.
Il
disco a prima vista si presenta come un omaggio retrò
all’atmosfera
spensierata degli anni ‘50, come dimostra il primo singolo
estratto, la
celeberrima (fu tra l’altro il singolo più venduto
in Italia nel 1973) Crocodile Rock, un travolgente
rock‘n roll con citazione incorporata del coretto di Speedy
Gonzales, successo d’epoca cantato da Pat Boone.
In realtà, a parte “Crocodile” e un
altro brano alla Jerry Lee Lewis come Teacher I need you,
il revival si mantiene più a livello estetico: la cover del
disco in stile American Graffiti, il titolo
“rubato” al film di Truffaut Tirate sul
pianista,
i credits scritti alla maniera di un film classico hollywoodiano
(sovrastati dalla foto di un Reg Dwight bambino seduto alla pianola),
tutti aspetti che verranno sviluppati ulteriormente col successivo
doppio LP Goodbye yellow brick road.
Musicalmente, l’album
dosa col giusto equilibrio struggenti ballate pianistiche di mirabile
perfezione e brani R’n’B vigorosi e ritmati: tra le
prime troviamo Daniel,
l’altro singolo estratto, forse la canzone più
“debole” (se proprio
volessi cercare il pelo nell’uovo) a causa di un
arrangiamento un
po’artificioso che concede troppo spazio al mellotron, Blues
for my baby and me dove ritornano le sfarzose
orchestrazioni di Paul Buckmaster, la conclusiva, meravigliosa High
flying bird.
Una imponente sezione fiati (la stessa apparsa in Honky Cat,
infatti il disco è registrato come il precedente al castello
di
Hierouville, coi fidi Johnstone, Murray e Olsson, e il produttore
Dudgeon) dà invece ulteriore energia alle grintose Elderberry
wine, Midnight creeper e I’m
gonna be a teenage idol, quest’ultima dedicata da
Elton all’amico-rivale Marc Bolan, leader dei T-Rex e
inventore del glam-rock.
In mezzo c’è spazio per due capolavori agli
antipodi: la semplicità country della leggiadra Texan
love song e i toni psichedelici della cupa, barocca Have
mercy on the criminal, in cui i riff elettrici si aprono con
una citazione della Layla di Eric Clapton per poi
fondersi con l’orchestra di Buckmaster con un risultato
davvero indimenticabile.
Insomma
un album praticamente perfetto che è anche un prodotto
commerciale
validissimo, apparentemente ripiegato sul passato e sul citazionismo e
in realtà eterno, inaffondabile, di una bellezza universale
e senza
tempo: sembra uscito ieri, e tra 100 anni regalerà le stesse
emozioni.
Da
amare alla follia fin dal primo ascolto, e ogni volta è una
gioia
assoluta, credetemi! Se dovessi scegliere un solo disco da portare con
me su un’isola deserta, non avrei dubbio alcuno...
Voto 10, il mio Elton preferito!
Aggiungo una postilla alla mia recensione di Don't Shoot Me:
A
distanza di 3 anni resta sempre il mio Elton preferito, quello che
potrei ascoltare per ore e ore senza stancarmi, e se confrontandolo con
gli altri capolavori emerge la sua natura più facile e radiofonica, la
miscela di ballate struggenti e ritmi scatenati è veramente
irresistibile. Confermo poi il mio giudizio su Daniel: dopo anni
di esecuzioni dal vivo in chiave country, penso che avergli appiccicato
il mellotron abbia snaturato la versione in studio.
Comunque un ottimo disco, di grande compattezza e immediata bellezza.
Voto 9-
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di Beppe (2012)
Don't Shoot Me, I'm Only The Piano Player rappresenta il primo colpo al
cuore (in senso negativo però!) per i fans della prima ora, per chi
aveva amato allbum come Madman o Tumbleweed. Dove è finito
il compositore geniale, raffinato ed unico dei primi album in questo
disco che punta solo decisamente al pop di facile ascolto e alle
classifiche di vendita? Siamo lontani mille miglia, sono
passati solo pochi anni ma ci troviamo di fronte ad un artista che ha
deciso evidentemente di puntare quasi esclusivamente al portafoglio e
alla fama, lasciando perdere la sua vera vena compositiva.
Le avvisaglie ci erano già state chiaramente con la pubblicazione di
Honky Chateau, ma la qualità era rimasta molto alta e il sound proposto
era ancora di notevole livello, nulla faceva presagire quello che
sarebbe arrivato da lì a poco. La confezione dell'album,
splendida copertina a parte, dà già l'impressione di quello che sarà il
contenuto, in gran parte composto da canzonette pop piacevoli e nulla
più, come il famoso singolo Crocodile Rock, Elderberry Wine o, ad
esempio, Midnight Creeper, che mai avrebbero trovato posto negli album
precedenti.
Una gemma degna del nome Elton John la troviamo ancora, Have Mercy On
The Criminal, come pure molto buona è Blues For My Baby And Me, ma
risultano anche loro po' annacquate dalla produzione perfettina e
zuccherosa di Gus Dudgeon abbinata al sound creato da Ken
Scott. L'operazione, sotto l'aspetto commerciale, fu un
grande successo e rispose pienamente alle aspettative: grande
esposizione in tutto il mondo ed esplosione anche sul mercato italiano,
ma fu veramente un colpo al cuore per chi seguiva Elton dagli
inizi. L'album in generale è piacevole ma qualitativamente
è un prodotto poco più che discreto, soprattutto se pensiamo al livello
generale dei dischi pubblicati in quegli anni. Ciò
nonostante è probabilmente proprio Don't Shoot Me a creare lo zoccolo
duro dei fans che hanno proiettato Elton a diventare la superstar
per eccelllenza degli anni 70, il suo pop facile ma ben confezionato
era quello che serviva per scalare le classifiche di tutto il mondo e a
dettare legge soprattutto sul mercato statunitense. Sono
passati 40 anni ma ai concerti tutti sono sempre pronti a saltare e a
cantare sulle note del La La La La Laaa di Crocodile Rock a
testimonianza dell'impatto che questo disco ha avuto sul pubblico,
dimostrazione che spesso paga più un approccio di questo genere che la
qualità. A mio parere era e rimane un discreto disco pop,
con un paio di ottime canzoni e poco più, non si merita più di un 6,5.
|
di Max Pollavini (2012)
L’aspettativa che si porta dietro un disco di Elton John, anno 1973, è
enorme. Se ci uniamo il fascino oscuro della strepitosa copertina e il
titolo da puro saloon, la curiosità e l’immaginazione non possono che lanciarsi verso le vette più alte. Don’t Shoot Me I’m Only The Piano Player
si rivela all’ascolto immediatamente attraente, ma al tempo stesso così
spiazzante, rispetto alla discografia precedente, da risultare in fine
piuttosto deludente. La svolta commerciale intrapresa con il precedente Honky Chateau giunge, infatti, a pieno compimento con la realizzazione di un prodotto easy, a tratti glam e che strizza ripetutamente l’occhio al mondo dei teenager. Un disco in grado di definitivamente abbattere quella barriera che album “ostici” come Elton John e Tumbleweed Connection
avevano eretto tra l’autore e il pubblico più generalista. Ma il prezzo
da pagare per questa scalata verso l’Olimpo del pop è, da un punto di
vista qualitativo, alto.
Il brano d’apertura, Daniel, è un
commovente racconto (per la verità un po’ vago e indeterminato) di un
reduce di guerra, classica personificazione dell’eroe sfortunato
ricorrente nei testi di Taupin. La melodia è elegante e assai ben
calibrata sul testo, l’interpretazione vocale insolitamente soffice e
gentile. Ma è il suono “ammorbidito” e patinato, a creare il maggior
dislivello rispetto al passato: l'effetto, ovviamente non causale ma
consapevolmente perseguito, è ottenuto tramite un uso intenso, seppur
sapiente, dell’elettronica (il piano elettrico e il mellotron di Elton
accoppiato col sintetizzatore di Ken Scott).
Elderberry Wine e l’omaggio ai Rolling Stones Midnight Creeper
sono pezzi più rock in cui però anche la scrittura si rende meno
sofisticata e più accessibile. La presenza di una sezione fiati ben
arrangiata da Dudgeon, pur non rendendoli memorabili, riesce comunque a
caratterizzarli.
Il tema delle fantasie giovanili, che fa da sfondo a
tutto il lavoro, entra con prepotenza nella ritmata, trascinante, ma
banale, Teacher I Need You (storia di innamoramenti adolescenziali per la propria insegnante) e nella più dinamica e interessante I'm Going To Be A Teenage Idol, dedicata e ispirata all'idolo glam rock Marc Bolan. Texan Love Song tenta di riproporre lo schema, già presente nelle precedenti Love Song e Slave, di ballata dal sapore country "guidata" della chitarra acustica, ma con risultati non altrettanto elevati.
Non
mancano peraltro componimenti eccellenti, richiami (seppur un poco
sfocati) del “vecchio” Elton John. Blues For Baby And Me, splendida
ballata docilmente accompagnata dagli archi di Buckmaster che disegna
perfettamente il senso di fuga verso la libertà, lo “spazio” sterminato
di una highway americana in un viaggio verso ovest. Have Mercy On The Criminal,
dove gli arrangiamenti di Buckmaster si intersecano, qui maestosi, con
la prepotente e profonda interpretazione vocale di Elton, entrambe a
rimarcare il grido disperato e la preghiera del criminale braccato.
Nonchè la toccante e bella High Flying Bird che dovrebbe
rappresentare, nelle parole dell’autore, un “inchino” a Van Morrison (il
quale però dubito si riconoscerebbe appieno in questo brano).
Il punto più smaccatamente commerciale, e anche meno qualitativo, si raggiunge con Crocodile Rock:
attraente e coinvolgente brano nostalgico che tenta di catturare,
riuscendoci, lo spirito del rock and roll di fine anni Cinquanta. Certo
che la Suzie che balla il “rock del coccodrillo” è solo una
pallida e, un po’ inquietante, ombra della “piccola dolce Suzie dagli
occhi neri” di Honky Chateau.
Voto: 73/100
“Song by song”:
Daniel 7,2
Teacher I Need You 6,7
Elderberry Wine 6,9
Blues For Baby And Me 8,6
Midnight Creeper 7,0
Have Mercy On The Criminal 9,0
I'm Gonna Be A Teenage Idol 7,2
Texan Love Song 6,8
Crocodile Rock 5,9
High Flying Bird 7,9
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