da www.sorrisi.com del 29 maggio 2007
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29/5/2007 |
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di
Paolo Grugni
Gli italiani non hanno ancora visto il megashow di Elton John
«The Red Piano»
e dovranno aspettare ancora molto. Il re del pop, a pochi giorni dalla
partenza del tour che prende il nome dallo sfavillante pianoforte rosso
al centro del palcoscenico, ha annullato le cinque tappe previste in
Europa, tra cui quelle di Venezia il 5 e 6 giugno. Un vero peccato:
sarebbe stato lo spettacolo dell’anno. In programma per tre
anni di
fila al Caesar’s Palace di Las Vegas, lo show è
costato 22 milioni di
dollari per il solo allestimento scenico: enormi schermi video, giochi
di luce sofisticatissimi e un’interminabile serie di effetti
speciali,
tra cui dei giganteschi coni gelato gonfiabili. «The Red
Piano» sarebbe
stato un «greatest hits dal vivo» per festeggiare i
sessant’anni
dell’artista inglese. Chi vuole assistere a un concerto di
Sir Elton,
però, non deve disperare. le date del tour europeo
«regolare», quello
non celebrativo, sono tutte confermate, a partire da quella del
prossimo 10 luglio a Lucca in occasione del «Summer
Festival». Qui,
però, andrà in scena qualcosa di molto
più sobrio.
Sir Elton John, come mai questo annullamento del
«The Red Piano» tour all’ultimo momento?
«Si sono presentate alcune insanabili divergenze tra il
management del tour e il mio management personale».
Sessant’anni da poco compiuti e 250
milioni di dischi venduti. In
una vita straordinaria come la sua c’è comunque
spazio per qualche
rimpianto?
«Se ne cercassi, motivi di rimpianto di certo ce ne
sarebbero. Di
fatto, però, non rimpiango nulla, perché penso
che tutto ciò che ho
vissuto e attraversato nella vita mi abbia aiutato in qualche modo a
formare la persona che sono oggi. Ammetto tuttavia che non sarebbe
affatto male se potessi ricordare più lucidamente il passato
e se
avessi maggiore coscienza dei giorni in cui facevo uso di alcol e
droghe».
Come si sente nei panni di un uomo di
sessant’anni?
«Come mi sentivo quando ero nei panni di uno di
cinquantanove. Devo
però dire che al concerto del Caesar’s Palace di
Las Vegas, lo scorso
25 marzo, giorno del mio compleanno, mi sono emozionato. È
stato molto
bello tenere il mio sessantesimo spettacolo in un locale
così famoso in
un giorno tanto importante. Ma i party di Londra e New York indetti per
festeggiare l’evento mi hanno divertito almeno
altrettanto».
E come si sente invece nei panni di uomo sposato?
«Di fatto non lo sono. Si tratta di un legame civile e questa
è una
distinzione importante. È un contratto sociale, legale ed
economico».
Com’è cambiata la sua vita
dopo la sua unione con David?
«Non è cambiata affatto. Sono soltanto felice che
la nostra relazione
vada avanti e che abbia potuto ricevere un suggello il primo giorno in
cui le unioni omosessuali sono state ratificate in Gran
Bretagna».
Ha mai composto una canzone pensando a David?
«Credo sia difficile dedicare una melodia a qualcuno, e io
non scrivo i
testi delle mie canzoni: a quelli ci pensa da molti anni Bernie Taupin.
Comunque c’è un brano che nei concerti dedico
spesso a David e che in
qualche modo sta diventando “la sua canzone”: si
tratta di “The one”
(letteralmente: “L’unico”), che
originariamente era contenuta
nell’album del 1992 che porta lo stesso titolo».
Sta per tornare a suonare in Italia: che cosa le
piace e che cosa non sopporta del nostro paese?
«Amo lo stile italiano, l’arte, il cibo, la moda. E
gli occhiali,
ovviamente! Non sopporto invece i paparazzi, certe volte mi hanno reso
la vita davvero difficile. Specialmente a Firenze ci sono stati degli
episodi spiacevoli».
È vero che ha un legame particolare con
Venezia?
«La adoro. Io e David possediamo pure una casa dove, tra
l’altro,
abbiamo festeggiato il suo quarantesimo compleanno. E poi devo dire che
apprezzo tanto la Biennale».
Il 1° luglio canterà a Londra
per commemorare Lady Diana. Che ricordo ha di lei a dieci anni dalla
morte?
«La ricordo come una donna molto gentile e compassionevole.
Ha
veramente aiutato a cambiare la concezione della gente nei confronti
dei malati di Aids. Uno dei miei ricordi più vivi, e allo
stesso tempo
più dolorosi, risale al giorno in cui ci ritrovammo vicini
al funerale
di Gianni Versace. Purtroppo poco tempo dopo amche Diana mi
lasciò».
Qual è la più bella canzone
che lei ha scritto?
«Penso debba essere la gente a stabilirlo, per questo mi
piace sapere
quando c’è una canzone che per qualcuno ha un
valore particolare. Io,
di solito, preferisco i brani più recenti e spesso ho la
sensazione che
l’ultimo sia il migliore che abbia mai composto».
Quale canzone di un altro artista vorrebbe aver
scritto, e qual è il
suo artista preferito di sempre, uno di cui ha acquistato tutti i
dischi?
«Non saprei, me ne vengono in mente così tante. Lo
stesso vale per gli
artisti, di molti ho la discografia completa, ma non sono in grado di
scegliere. Mi spiace, so che questa non è la risposta che
volevate...».
Ci faccia almeno un nome.
«Posso aggiungere che, come capita per le mie canzoni, tendo
a
preferire gli ultimi arrivati: per esempio, ritengo che il primo album
dei Feeling sia qualcosa di incredibile».
Si dice in giro che lei sia un grande
spendaccione. Se è vero, qual è stata la sua
più grande follia?
«Lo ammetto, spendo parecchio e so di essere famoso per i mei
acquisti
di fiori e vestiti. Credo, però, che voi italiani
quest’ultima cosa
possiate capirla. Ma è anche vero che lavoro tanto per
guadagnare. E
non ho mai acquistato qualcosa di cui poi mi sia pentito. Per esempio,
i vestiti vengono riciclati: li rivendo ai negozi dell’usato
per
raccogliere fondi da destinare in beneficenza. Ci sono poi investimenti
a lungo termine negli immobili e nell’arte: so anche essere
oculato».
Lei ha dichiarato che non farà
più dischi. Ci dobbiamo rassegnare o ci ripenserà?
«Ci ho già ripensato. Sto registrando delle nuove
canzoni, non vi preoccupate!».
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