RECENSIONI
DEI VISITATORI
THE BIG PICTURE
inviate la vostra
recensione di un disco
di Elton e sarà pubblicata in questa sezione.
non preoccupatevi, non
cerchiamo critici
professionisti, ma le impressioni, positive o negative, dei fans!
di Andrea Grasso 2010
Rispetto a buona
parte dei giudizi negativi letti in giro vado controcorrente,
perchè non considero TBP un album così terribile, anzi
posso pure dire che mi piace, anche se certamente non mi fa impazzire e
non lo ritengo un capolavoro.
Ovviamente anche io critico la produzione di Thomas,
anche se non "stona" in tutti i brani; ai tempi rimasi molto deluso
perchè mi aspettavo un "seguito" di MIE, e proprio non capisco
perchè Elton sia tornato con Thomas dopo la bellissima parentesi
con Greg Penny!
Ecco una recensione traccia per traccia:
-Long way from happiness: una delle mie preferite in
assoluto, e una di quelle in cui non cambierei la produzione;
probabilmente avrebbe potuto inciderla solo piano e voce, o con un
arrangiamento "essenziale" (tipo This train), ma secondo me quel
sottofondo di elettronica gli dà la giusta atmosfera. Testo che
mette i brividi e melodia perfetta.
-Live like horses: il brano con la produzione
peggiore; il brano in sé (ascoltato dal vivo solo piano e dal
vivo con Pavarotti) mi piaceva, ma l'arrangiamento della versione
studio (che in realtà è stata registrata nel 1996 per il
duetto con Pavarotti, uscito come singolo e contenente già la
versione "solo Elton") è davvero terribile. Chissà se un
giorno ci sarà concesso ascoltare la versione, sicuramente
migliore, registrata con Greg Penny per MIE....
-The end will come: questo è un brano che
è peggiorato col tempo, all'uscita del disco mi è
piaciuto, oggi a distanza di 13 anni lo reputo un po' banale,
soprattutto nel ritornello, che mi sembra "tirato per i capelli".
Però si salva l'interpretazione vocale di Elton, soprattutto
all'inizio, con quell'effetto eco molto Lennoniano.
-If the river can bend: un altro dei miei preferiti,
il coro gospel mi piace davvero tanto, così come l'inizio col
ritmo "moderno" e gli "oh-oh-ooh". Anche l'assolo di piano è
strepitoso. Da notare il remix presente sul singolo, leggermente
più veloce.
-Love's got a lot to answer for: senza infamia e
senza lode: mi piace molto la melodia delle strofe, ma quella del
ritornello alla lunga annoia.
Nulla da dire sulla produzione, che mi sembra tutto
sommato minimalista e coerente col feeling del testo. Fin dal primo
ascolto mi ha ricordato Honesty di Billy Joel.
-Something about the way you look tonight: ho molti
ricordi personali legati a questa canzone, ma a parte questo ricordo
l'attesa spasmodica nell'estate 1997 fino al giorno (il 4 agosto mi
pare) dell'anteprima radiofonica italiana. La classica ballata "alla
Elton", non sarà un capolavoro ma mi piace; il testo è
fin troppo banale per Bernie, ma la melodia lo compensa; nemmeno qui la
produzione mi sembra fuori luogo, l'assolo di chitarra mi piace (anche
se nella versione single edit è accorciato) e il coro finale mi
pare una buona
conclusione.
-The big picture: un'altra mia preferita e un'altra
in cui la produzione mi pare assolutamente appropriata; mi ricorda un
po' lo "stile" di Elton degli anni 78/81, e in ogni caso nella sua
brevità mi sembra assolutamente perfetta.
-Recover your soul: il classico brano "pop" pensato
per le classifiche (anche se ha fallito quest'obiettivo in quanto
già con CITW 97 c'era stata una massiccia esposizione mediatica
di Elton e quindi arrivati a questo singolo probabilmente le radio non
ne potevano più); tutto sommato gradevole nella sua leggerezza.
Da notare anche qui un diverso remix per la versione singolo
(più veloce, in tonalità diversa e con delle ripetizioni
aggiunte di "let's recover").
-January: il brano più eclettico dell'album,
con tre diversi cambi di tempo. Forse non sarà un capolavoro, ma
in mezzo ad altri 10 brani col tempo costante spicca sicuramente per la
sua "diversità".
-I can't steer my heart clear of you: altro brano
"terribile", produzione decisamente troppo pesante e drammatica (come
Horses) e abbastanza noioso nel complesso.
-Wicked dreams: fa parte dei brani di Elton
"ultra-orecchiabili" e scontati; forse ha più un feeling da
B-side, ma probabilmente l'hanno voluto mettere nell'album per
spazzare, almeno alla fine, il tono medio-lento che pervade un po'
tutto l'album e che probabilmente, assieme a parte della produzione,
è il maggior punto debole dell'album.
B-sides:
-I know why I'm in love: questa è la classica
B-side, sicuramente non all'altezza dell'album; molto leggera e
spensierata, si lascia ascoltare ma nulla più.
-Big man in a little suit: l'unico brano davvero
"rock" delle sessioni di TBP, forse poteva avere un posto nell'album ma
personalmente lo vedo bene come B-side, anche questo abbastanza
gradevole ma non va oltre la sufficienza piena.
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di Stefano Orsenigo 2012
Prima di frequentare il “Bad Side Forum”, non avevo proprio idea di
quanto sia generalmente detestato The Big Picture, album che ascoltavo
spesso quando uscì (ricordo che fu un gran successo in Italia) e che
seguitava a piacermi anche dopo aver conosciuto l’Elton degli anni 70.
In sostanza, gli aspetti critici sono tre, che proverò a ridimensionare:
1) Fattore Diana:
il disco viene alla luce in un periodo in cui l’immagine di Elton, più
che di un artista, sembra quella di buon samaritano del jet-set
internazionale, e il riciclo di Candle in the wind come requiem per
l’amica Lady D, che gli regala nuova popolarità a buon mercato, suona
come il colpo di grazia. Eppure, l’ispirazione si mantiene su livelli
dignitosi, come dignitosa è l’assenza del brano in questione dalla
track-list, nemmeno in qualche “deluxe edition” come si usa oggi.
2) Fattore noia:
monotono e abbastanza tedioso, ma non meno di altri suoi dischi (Made
in England e Peachtree Road su tutti), riesce comunque a non far
esondare la melassa e a mantenersi su un tono malinconico, com’è giusto
per un lavoro segnato dai lutti (è dedicato a Versace). E le
interpretazioni vocali sono tra le più belle di sempre, in grado di
fare la differenza anche nei momenti più stucchevoli come Recover your
soul.
3) Fattore Chris
Thomas: un ritorno ingiustificato (l‘ultimo, per fortuna), che in anni
di brit-pop tenta di svecchiare le melodie con un pesante impasto di
chitarre, elettronica e orchestrazioni; a volte il suono è accettabile
(il singolo Something about the way you look tonight, la title-track,
la dance-rock Wicked dreams), più spesso raggiunge inauditi livelli di
sciatteria (le altrimenti valide Long way form happiness e Live like
horses, un omaggio al melodramma italiano già inciso con Pavarotti).
Tuttavia, trattandosi di un album costituito principalmente da canzoni
pop (c’è appena un accenno di gospel nella bella If the river can bend,
il brano che preferisco), con un arrangiamento tradizionale sarebbe
uscito un Made in England più scontato: si poteva quindi azzardare
qualcosa di moderno e all’avanguardia, magari anticipando di qualche
mese il Ray of Light di (Madonna e) Patrick Leonard…
Così com‘è, se lo
riascolto oggi mi appare un’opera di puro mestiere: considerando che
l’Elton mestierante è durato quasi un ventennio, questo capitolo è
forse uno dei più solidi e potabili.
Voto 6,5
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di The Bridge 2012
The Big Picture è l'album eltoniano in assoluto peggiore degli anni
'90; quasi inascoltabile oggi (almeno al mio palato), all'epoca fu un
buon successo (ma non come The One); come per molti album eltoniani
minori, anche questo all'inizio mi piacque... e come quelli, anche
questo cominciò a decadere dopo una ventina di ascolti ripetuti. La
canzone d'apertura, oggi, è forse il brano che detesto di più,
stucchevole e privo di ispirazione: una sorta di Whispers ancora
peggiore del modello. Live like horses sarebbe molto migliore, se non
fosse per le sue straripanti pecche produttive, ma comunque rimane a
diverse lunghezze di distanza dagli altri lenti eltoniani "doc"
(Sacrifice, Nikita ecc.). Anche gli altri brani che seguono, compresa
la "celebre" (?) hit Something about the way... si mantengono sul
livello del puro mestiere, e solo il gusto personale dell'ascoltatore
può far preferire un brano all'altro. Perfino i testi del fido Bernie
Taupin si adeguano a questo pressoché uniforme grigiore, a questa
piattezza compositiva: 5,5.
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