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ELTON JOHN
Venezia
Teatro La Fenice 19.12.2003
settimana inaugurale per la riapertura del teatro 14-21 dicembre 2003



La Fenice - home



da www.gazzettino.it
Sabato, 20 Dicembre 2003

Venezia
Benvenuti nella Fenice ... 

 Venezia

Benvenuti nella Fenice del XXI Secolo, dove falso e vero si confondono tra storia e cronaca. Nella città dove nacque l'opera e divenne arte popolare, arriva un maestro del pop contemporaneo a ricordare che tante sono le strade delle dodici note (compresi gli accidenti) e che il futuro dovrà tenerne conto.  Elton John è arrivato a Venezia a tenere il concerto più atteso, dopo quello di Riccardo Muti, della settimana di riapertura del teatro risorto per la seconda volta dalle sue ceneri. Fra un paio di secoli sarà di nuovo antico, ma intanto l'odore avvolgente delle colle e delle vernici ricorda la grande illusione di essere di nuovo laddove "era e com'era", con le sue poltroncine troppo stipate, la platea pendente in maniera insufficiente a veder bene il palco, gli ori e gli stucchi che pur bruttini contribuiscono a fare la splendida "voce" del teatro, anche se violentata dall'amplificazione.  Elton John è reduce da due concerti con la sua band a Milano e Roma ed è in procinto di partire per Las Vegas dove resterà intanto per tre mesi filati. Arriva da solo, come previsto, alle 19 in punto secondo l'orologio del teatro che è già in ritardo di 20 minuti, con il suo pianoforte a coda finto-vero, presentato dal sindaco che ricorda come l'evento fu programmato il giorno in cui il musicista inglese, presa casa a Venezia, decise di informare il Primo cittadino di avere un nuovo compaesano di lusso. «"Cosa posso fare per Venezia?", mi chiese, e io dissi, sicuramente un concerto e perchè non alla Fenice?», spiega Paolo Costa.  Niente supervip nella bomboniera veneziana, con un pubblico mediamente molto più anziano ed elegante di quello che Elton ha ai suoi concerti. Lui si presenta di nero vestito, giacca con le code e uno stano uccello disegnato sulla schiena, e camicione nero largo che sovrasta i pantaloni. Apre subito da dove aveva finito nei palasport, con "Your song", la canzone dedicata a "voi", omaggio a pubblico, teatro e città.

«Scusate il mio inglese. È un onore per me essere qui a celebrare la riapertura della Fenice in questa che è la più bella città del mondo - dice - È la mia prima volta a Venezia. Farò alcune canzoni che conoscete bene, altre che volete sentire, e sono molto nervoso...».  "Border song" è il suo approccio al tema della pace, uno spiritual classicheggiante con variazioni blues. Da un vecchio disco del 1970 recupera "The greatest discovery" e poi "Someone saved my life", complesso brano pieno di variazioni pianistiche.  «Questa invece è la storia di un giovane ballerino degli anni '80 che prese l'aids in un periodo in cui l'amministrazione americana non faceva nulla per i malati di aids», spiega presentando la recente "The ballad of the boy in red shoes".
Ma c'è voglia di classici. Il suo pianoforte estrae un suono elettrico per "Daniel" e poi "Rocket man", ricaricandosi di elettricità con "I'm still standing", "Nikita", e "Tiny Dancer" «da "Madman across the water", una delle mie preferite che ha avuto tre anni fa una rinascita», spiega.  La gente si emoziona alle prime note di "Sorry seems the hardest word", meno per "Sacrifice". Si riascolta "Candle in the wind" senza commenti e "I guess why they call it the blues" con le sue variazioni "stride". "Original sin", il peccato originale dell'ultimo album è dedicata «alla gioia di poter condividere con qualcuno questa bellezza. Questa è per te Davide», annuncia Elton. Che poi offre un saggio di composizione pianistica prima dell'ultima "Don't let the sun go down on me". «Canzone che non sono mai stanco di suonare - dice-. Grazie per avermi fatto sentire a casa su questo palco dove sono saliti così tanti grandi musicisti. Grazie Venezia. Grazie. Grazie». Grazie a te Elton, replica la platea con un caloroso applauso. Elton John si congeda con un'ultima canzone ("The circle of life") e con un appello: «Perchè in questo periodo di Natale ci si ricordi chi siamo e da dove veniamo, e perchè il mondo diventi un posto sicuro e in pace ovunque».

Giò Alajmo

   



di Andrea Sganzerla  (22.12.03)

C’era tanta attesa a Venezia per il concerto di Elton John nel mitico teatro veneziano e l’attesa è stata ripagata da un’ottima performance. Per Venezia l’incendio alla Fenice fu una vera e propria tragedia; il teatro infatti si trova a pochi passi da Piazza S. Marco nel cuore del centro storico. Personalmente son troppo felice che il teatro sia stato riaperto; non dimentichiamoci infatti che il teatro non è solo un gran bel monumento ma da anche lavoro a tante persone. La ricostruzione per anni andava a rilento e tutti in città si chiedevano se la Fenice sarebbe risorta oppure no. Tutti i cittadini e tutto il mondo rivolevano quel magnifico teatro nel cuore di Venezia. La gente comune però temeva che la ricostruzione andasse avanti per anni. Quando si passava davanti al cantiere si vedevano solo enormi gru, tubi innocenti e non si poteva che rimanere un po’ tristi nel vedere quel grande cratere vuoto (le fotografie scattate dagli elicotteri erano piuttosto eloquenti). Il cantiere era complesso e il lavoro da fare era moltissimo; inoltre non era facilissimo trovare delle maestranze in grado di realizzare i magnifici interni del teatro. Personalmente ho visto Elton innumerevoli volte dal vivo ma vederlo a Venezia nel periodo natalizio è stato un piccolo sogno. Il teatro ha ancora un certo fascino anche se manca la patina del tempo e anche se qualche critico ha aspramente criticato il restauro credo sia stato fatto un gran lavoro. L’esterno è rimasto quasi identico anzi forse è quasi migliorato; un tempo mi sembrava più trasandato. Quando son tornato in campo S. Fantin mi sembrava di essere tornato indietro negli anni. Purtroppo non ho un gran ricordo dell’interno del teatro che avevo visto da bambino di sfuggita; forse l’originale (originale per modo di dire: sarebbe più corretto dire la ricostruzione austriaca) era ancora più suggestivo però è inutile continuare a pensare al passato. La Fenice del 2003 mi sembra un gran bel teatro.
In televisione sembra essere più grande in realtà è una piccola bomboniera. L’odore di vernice era pungente e quando poi ho visto il mio idolo cantare in teatro ho pensato per un breve periodo di tempo al video di Tommy visto l’entusiasmo e il calore del pubblico.
Bisogna infatti dire che nonostante l’inizio un po’ in sordina (l’audio durante Your song non mi è sembrato al top) Elton ha saputo conquistare anche questa esigente platea. Nel concerto di Venezia infatti Elton non è stato solo molto bravo e professionale ma anche molto simpatico con il pubblico. Probabilmente se avesse cantato qualche canzone rock in più sarebbe “venuto giù il teatro” (in senso lato e dagli applausi!).  La scaletta è stata un mix tra brani ultra mega noti e brani meno conosciuti ai più. Ci son state le mega hits come Candle in the wind, Daniel, Sorry seems to be the hardest word; c’è stata la solita I guess that’s why they call it the blues anche se in versione honky tonky. Sinceramente non mi aspettavo Nikita (che al piano senza band non dice secondo me molto) e I’m still standing (che è stata molto trascinante e che ha scatenato i fans). Sacrifice forse è stato il brano che mi è piaciuto di meno (e che sembra esser piaciuto poco anche ai giornalisti!). Molto belle invece sono state Someone saved my life tonight e Rocket man (quest’ultima con gli assoli al piano ha scatenato il pubblico prima un po’ freddino). Accolte da un po’ di gelo Your song e Border song come del resto anche Ballad of the boy in red shoes che forse onestamente rende di più con tutto il gruppo e meglio ancora con degli arrangiamenti orchestrali (a Milano mi è piaciuta molto). Molto belle secondo me son state Tiny dancer e The greatest discovery. Nella scaletta si è sentita l’assenza di brani come Philadelphia freedom, Honky cat, Bennie and the jets, Crocodile rock (questo è stato l’unico se vogliamo neo di un concerto magnifico; ma è stata anche questa una sorpresa). L’apice del concerto si è raggiunto con Carla Etude/Tonight dove Elton è stato grande.  Ci ha fatti commuovere un po’ tutti durante quel brano (mia morosa compresa). Una sorpresa è stata Original Sin che non mi aspettavo di sentire unplugged; è stata piacevole. Don’t let the sun è stata fatta perfettamente come pure Circle of Life che come ha fatto notare Elena (la mia girlfriend) dal vivo è più bella che nella colonna sonora del film.  Che dire grandi emozioni quella sera: rimarrà un concerto unico e suggestivo.  Durante il concerto Elton ha parlato più del solito ha detto persino di essere nervoso e ha rivolto i suoi auguri e le sue speranze al pubblico. “Grazie Venezia, la città che mi ha accolto e che amo. Nella mia vita ho capito che le cose importanti, quelle che contano veramente sono bontà e gentiilezza: spero davvero che sarà un buon, buon anno per tutti. Buon Natale” questo sembra essere stato il messaggio del nostro baronetto. Il palco era piuttosto spoglio c’era solo il suo Yamaha nero e il portaghiaccio Versace. Il fido Clive Franks che poi ho incontrato (l’ho salutato al volo non volevo disturbarlo) era nascosto con il suo mixer (probabilmente dietro una tenda sul lato destro del palco). Durante il concerto è pure esploso con vistosa fiammata un faretto ma nel complesso l’organizzazione mi è sembrata impeccabile (non ci sono stati i problemi di Milano ecco!!). Probabilemente poi visto l’enorme successo Elton replicherà nel 2005 con un grande concerto in Piazza San Marco (queste le indiscrezioni riportate sui quotidiani locali). Mancavano i tanto attesi vip ma a  noi superfan questo non interessava granchè! Devo dire che nonostante i mega fans fossero in pochi si sentivano le urla della vecchia guardia proveniente soprattutto dai palchetti e dalla Galleria: insomma pochi ma buoni! Vicino a me c’era una contessina ultrasettantenne non osavo urlare più di tanto: poi quando ho visto che conosceva le parole di Daniel mi son lasciato un po’ andare e ho urlato un po’ anch’io! Sicuramente se avessi urlato di più mi avrebbe guardato un po’ storto; per un po’ son resistito poi mi son lasciato andare e ho fatto tifo da stadio tra gli sguardi stupiti della contessina. Ecco a dir la verità anch’io come Elton son stato un po’ nervoso nei primi brani e poi mi son lasciato andare come fosse il solito unplugged!! Il contesto e la città però son meravigliosi; finito il concerto la città è rimpiobata nella sua atmosfera magica fatta di silenzi  un po’ in contrasto con il pubblico tutto in piedi che applaudiva Elton!




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