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recensioni dei fans

RECENSIONI DEI VISITATORI

VICTIM OF LOVE
 

Victim Of Love

inviate la vostra recensione di un disco di Elton e sarà pubblicata in questa sezione.
non preoccupatevi, non cerchiamo critici professionisti, ma le impressioni, positive o negative, dei fans!





di Giorgia Turnone   (gennaio 2010)

40 (+1) anni d’ispirazione -
1979: Elton John, come una pietra scalciata


Cosa accade quando si arriva ad un punto di non ritorno? E quando cerchi di spingere la tua carriera al limite delle tue potenzialità rischiando di bruciare il tuo talento?

E’ il caso di Reginald Dwight, meglio conosciuto come Elton John. La sua carriera potrebbe essere riassunta in un’unica frase: fiducia, ma troppo amore.

Di fiducia , il pianista ne ha ricevuta molta, fin dai tempi in cui non componeva ad altissimi livelli. Perché il suo talento era una finestra che si apriva su un mondo fantastico. Non poteva restare inesploso.

Ma qui si esagera. Passi la rottura con Bernie Taupin, se le esigenze personali e professionali volevano questo. Passi la dipartita della sua band. Passi la produzione di alcuni brani non proprio (per nulla) esaltanti. Qui, però, si crea un vero e proprio crac.

Cosa ha spinto il più geniale artista del secolo a gettarsi a capofitto in questo squallido progetto dance, senza né capo né coda? Di certo non poteva rilanciarsi, poteva solo peggiorarsi. Non avrebbe tratto alcun beneficio da questa assurda collaborazione. Che Elton John stia pagando dazio ai suoi vizi e ai suoi ececssi, bè, questo gli si legge negli occhi. La figura del ragazzo allegro che cantava perché gli piaceva farlo, non perché doveva farlo, si dirada silenziosa… lentamente… proprio come cantava in “Goodbye”… sparisce come una pagina senza testo.

Ora, Elton non è né il più ricercato, né il più ignorato. E’ Reginald Dwight, con tutte le sue paure e debolezze. Messo a nudo, il guscio del successo si è sgretolato lentamente sotto i colpi sempre più incessanti delle dipendenze, della fama, dello stress. Semplicemente Reg Dwight, dunque.

O no? A pensarci bene, niente affatto, tanta roba, in musica (ma ultimamente poca) e nell’anima, perfino tormentata a volte. Che fare? Che sentire? Lasciarsi andare o frenarsi? Ma forse il genio, sì, anche lui che prima non ne sbagliava una, ha chiesto troppo a se stesso. Gettarsi in una simile produzione che è all’estremo opposto dal suo genere… però, la gente non riesce a capire che il suo talento non è andato perduto. Invece, tutti i critici che un tempo lo ammaliavano se la sono letteralmente data a gambe levate. Ed ora quale futuro per John? Per un pianista ormai adulto che aveva tutto ma che chiedeva di più, cosa si prospetta? Chi vivrà vedrà. Ma una scena (ormai troppe volte ripetutasi) sarà rimasta impressa di sicuro nella mente di tutti: Elton che, crogiolandosi nei suoi vizi, si compiace delle vendite redditizie di singoli o LP, in cui non c’è neanche un po’ “di lui”. Nei suoi occhi velati dal desiderio e dalla dipendenza si legge una gioia immensa, ma… cosa si prova a godere del successo di un prodotto che non si è creato con il proprio sudore, la propria gioia, con il proprio modo di fare musica? Forse questo, Elton non lo pensa: i soldi che arrivano dalle vendite sono molti, abbastanza per far dimenticare ogni problema. Una cosa è certa: lui non è un artista mancato, come molti, è uno serio, un genio, un fenomeno. Ma nel periodo che corre è davvero a pezzi, ha chiesto troppo e non è stato ricompensato con niente tranne che con soldi “sporchi” e “finto” successo massacrante.

Coincidenza per i nostalgici. 1969-1979. Fosse rimasto con Taupin, avrebbe festeggiato 10 anni di collaborazione e amicizia. Adesso, di uno si sono perse le tracce (fine ingloriosa) e dell’altro invece si hanno troppe notizie… negative. Forse Elton non lo sa, ma in questo momento è una pietra scalciata.

Ed ora, cosa ne sarà di lui?




di Beppe Bonaventura  (gennaio 2010)

La Follia

Parlare di un disco come Victim Of Love è effettivamente molto difficile, si tende a cancellarlo dalla memoria.
Però, una cosa c'è da chiedersi?  Cosa può aver spinto Elton John a pubblicare un album del genere?
E' vero che l'epoca d'oro si era conclusa e soprattutto negli Stati Uniti le vendite erano decisamente calate anche a causa dell'intervista in cui faceva outing riguardo alla sua omosessualità, ma avventurarsi in un progetto del genere non aveva alcun senso, era una follia commerciale.
La Disco Music poi, aveva già esaurito il suo periodo di maggior successo ed era già in fase decisamente calante, altro motivo che rende inspiegabile l'operazione Victim Of Love.
Si può solo pensare che Elton abbia deciso questo azzardo autonomamente, di testa sua, forse annebbiato dalla cocaina.
Il fatto che abbia prestato unicamente la sua voce a questo album di disco music di bassa qualità prodotto da Pete Bellotte non lo solleva minimamente dal fatto di aver concesso il suo nome al progetto, a tutti gli effetti rimarrà per sempre un disco ufficiale nella sua discografia principale.
Il risultato è comunque un mediocre album di disco music che ha fallito miseramente nei sui scopi, grosso flop nelle vendite e sconcerto da parte della stragrande maggioranza dei fans e di tutto il mondo discografico.
Ciliegina della torta è l'inserimento di una avvilente versione di un classico del rock'n'roll come Johnny B. Goode di Chuck Berry che grida vendetta, come può essersi ridotto Elton a fare una cosa del genere?
Un consiglio caloroso rivolto a tutti è quello di evitare l'ascolto e di dimenticarsi veramente della sua esistenza!  


di Stefano Orsenigo   2012

Riscrivere la Storia con i "se", pur restando un giochino inutile e fine a se stesso, è un esercizio che si presta bene nell'affrontare lo spinoso argomento "Victim of Love" all'interno della discografia di Elton John. E' chiaro che, se questo album non fosse mai esistito, oggi il cantante potrebbe contare su un pubblico meno "generalista" e più "affezionato", oltre ad una migliore reputazione presso la critica; ma è anche vero che, arrivando da un disco involuto e di maniera come A Single Man, alla fine degli anni 70 doveva affrontare un dilemma non da poco: cambiare o morire.
Purtroppo, l'esperimento dance di Victim of Love non tenta nemmeno di nascondere la sua natura totalmente modaiola, artisticamente irrilevante, con un Elton che presta al progetto il minimo indispensabile (la voce). Se si fosse impegnato a comporre le musiche, probabilmente il risultato sarebbe stato ben migliore, perchè il problema dell'album non è nella cornice (la produzione di Pete Bellotte è adeguata, la band comprende grandi nomi come Steve Lukather e Marcus Miller ed è più che funzionale), ma nelle canzoni davvero scarse. Viene spontaneo chiedersi come abbia fatto Bellotte, negli stessi anni in cui regalava a Donna Summer un gioiello come Hot Stuff, a rifilare a Elton questa roba: si salvano dal disastro la title-track e una lunga cover di Johnny B. Goode, non a caso estratte come singoli, che svolgono accettabilmente il loro danzereccio dovere.
Come è spontaneo credere che se (ancora...) Elton all'epoca avesse fatto uscire le Thom Bell Sessions, pubblicate per intero solo dieci anni dopo, avrebbe centrato più obiettivi in un sol colpo: rinnovarsi musicalmente, seguire le mode senza perdere la faccia, magari anche mantenersi ai piani alti delle classifiche.
Quindi, dato che anche i fans acquistano Victim of Love esclusivamente per completezza, meglio far calare il classico velo pietoso, a meno che non si voglia dibattere se sia più brutta Spotlight o Street Boogie...

Voto 3/4

PS Un pregio ce l'ha: è breve!