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ELTON JOHN
Roma - Fori Imperiali
03.09.2005




LA STAMPA




da corriere.it

Oltre 300 mila spettatori per la popstar in concerto a Roma
Colosseo, Elton John parte a tutto rock
Tra la folla sventolano anche bandiere dell'Arcigay. Per il 2006 Telecomcerto annuncia: Stones, Pink Floyd o Bono Vox

ROMA - Elton John si presenta sul palco con un abito nero con grandi fiori bianchi e foglie verdi, una piccola croce come orecchino, una camicia con ricami dorati e gli occhialini con le lenti viola appuntati sul naso. Non indossa un abito da tutti i giorni (è firmato Yohji Yamamoto) ma certo è un'entrata sottotono per l'uomo che negli anni '70 e '80 si travestiva da Paperino e s'imbellettava come Maria Antonietta. Quelli erano i tempi delle droghe e dell'alcol. Adesso, a cinquantotto anni, è diventato sobrio e pure salutista. E ha messo da parte gli eccessi (anche coreografici), senza perdere la vena divertente e dissacrante.
Il circo pop di Elton John è partito ieri sera in perfetto orario alle ore 21 con il rock'n'roll di «Pinball Wizard» degli Who. «Ciao Roma, sei una città meravigliosa», così saluta la platea. A lui, dopo Paul McCartney e Simon Garfunkel, è toccato il ruolo da protagonista del Telecomcerto gratuito su via dei Fori Imperiali, con il palco sistemato davanti al Colosseo. Sul viale che costeggia le antichità romane, centinaia di migliaia di persone - 300 mila per gli addetti alla sicurezza, più di 500 mila secondo il sindaco Walter Veltroni - hanno messo da parte la paura per attacchi terroristici (particolarmente stretti i controlli delle forze dell'ordine) e hanno accolto con un boato il «Rocket Man» che ha riempito le pagine della storia del pop con melodie indimenticabili.
Per poco più di due ore Reginald Kenneth Dwight (è il suo vero nome) è rimasto sul palco, un bagno di folla che nei due giorni di soggiorno romano ha evitato, blindandosi prima nel suo albergo e dopo nel camerino con drappi e arredi bianchi. Un concerto antologico che ripercorre quarant'anni di carriera che il cantante ha già proposto in Italia, l'ultima volta a Bergamo pochi giorni fa. Una spettacolare rilettura del suo repertorio abituale, rivisitato in maniera bizzarra e a seconda delle occasioni.
Le sue canzoni più famose ci sono tutte: «Rocket Man», «Sorry Seems to Be the Hardest Word», «Crocodile Rock», «Sad Songs», «Sacrifice». La folla sta lì per ascoltare i suoi successi. Lui lo sa e del nuovo album «Peachtree Road» canta soltanto un paio di canzoni. Elton John, che pure è accompagnato da una band di solidi professionisti, non si scosta dal pianoforte. Virtuoso (ne dà prova con l'assolo che introduce «Pilot»), carismatico e imprevedibile è capace di esaltare il pubblico con una smorfia o un cenno della testa. Il suo è un concerto in crescendo con un coro gospel nella seconda parte e con il finale affidato a un classico del suo repertorio «Your Song», durante il quale il cantante si cambia d’abito e indossa una tuta da ginnastica.
Tra la folla sventola qualche bandiera dell'Arcigay per richiedere l'approvazione della legge per le unioni civili presentata dall'onorevole Franco Grillini, presidente onorario dell'associazione. Non c'è testimonial migliore di Elton John, legato da anni al compagno David Furnish (che gli fa anche da autista e massaggiatore) con il quale ha intenzione di convolare a nozze, ha sostenuto con successo in Inghilterra la campagna per la legge sulle unioni civili che verrà approvata a novembre. Sulla tribunetta privata pochi vip.
In prima fila i promotori dell'evento: il presidente di Telecom Italia Marco Tronchetti Provera (che avrebbe speso 1 milione di euro per avere Elton) accompagnato dalla moglie Afef (scatenatissima sulle gradinate) e il sindaco Veltroni. Nemmeno a loro è stato consentito di salutare sir Elton. Indeciso sulla mise da indossare per la serata, ha mandato all’aria l’incontro. Ora, passato il ciclone John, si pensa al futuro: Rolling Stones, Pink Floyd, Sting e un inedito concerto a due con Bono degli U2 e Peter Gabriel sono le ipotesi per il prossimo anno.
Sandra Cesarale

04 settembre 2005



da www.ilgiornale.it

Quasi mezzo milione in delirio per Elton John «colossale»
- di PAOLO SCOTTI -

da Roma

Non c'è dubbio. Perfino in un manicomio dell'esagerazione come il manicomio rock, che impazzisce a bearsi di aggettivi gigantisti, di superlativi fuorimisura, quella di ieri sarà ricordata come una gran serata. Grande - intendiamoci - non per le cifre megalomani che, come sempre, parlavano di folle bibliche in delirio (annunciate mezzo milione, in realtà molto meno) o di colossali curiosità organizzative (ottantamila bottigliette d'acqua, venti tonnellate d'impianto luci eccetera).
 No: in occasioni simili la corsa è a chi la spara più grossa. Ma la grandezza di un concerto si misura dal clima che sa creare, dalla musica che sa offrire. E il Telecomcerto 2005, che ieri sera a Roma ha offerto (gratis) il più colorato dei baronetti inglesi davanti al più glorioso dei simboli dell'antichità, ha trovato il clima proprio in questa clamorosa accoppiata. E la musica in classici senza tempo come Candle in the wind, Daniel, Your song, Crocodile rock, Sorry seems to be the hardest word introdotte da un inizio a tutto rock con Pinball Wizard.
 Inutile fare i difficili sulla qualità dell'esecuzione, o semplicemente sulla possibilità di sentirla come si deve. Quel che contava era la festa. E l'immagine che se ne dava. E festa e immagine ci sono state.
Tutto il resto è colore. Anch'esso parte della festa, beninteso. Come non sorridere, ad esempio, davanti al bizzarro elenco della smanie divistiche di sir Elton? Il camerino che ha preteso «paludato di drappi color crema e di pannellature in cuoio autentico - come precisano i malcapitati dell'ospitalità - nonché colmo di fiori,  tutti bianchi e divisi in specie e numero precisi: 36 rose in un vaso, 36 gardenie in un altro... Orchidee? No, per fortuna le odia». Come non ironizzare davanti alla lista «naturalisticamente» corretta di cibi e bevande nel frigo? «Ha voluto solo bibite light, con preferenza per succo di mela e the verde, nonché cibi quasi esclusivamente vegetariani». Come non allarmarsi davanti alla pretesa (stravagante perfino per un animalista) d'un cagnolino formato zitella inglese? «L'ha voluto di taglia piccola e razza pincher:
 gli serviva per lenire la nostalgia dei venticinque che ha lasciato a casa». Come non intenerirsi davanti ai trenta, quaranta disgraziati fan del baronetto, che già dalle undici del mattino e sotto un sole degno della Legione Straniera, stendevano su selciato dei Fori Imperiali asciugamani e ombrelloni tipo Ostia, in un'attesa delirante quanto inutile, visto che l'affollamento s'è avuto solo alle 19? Come non pensare a un miraggio dei più scalmanati, sentendoli vantarsi d'aver intravisto il loro idolo solo tre ore prima,
 dietro il vetro oscurato d'una limousine? (in realtà, fra tante cialtronate, questa pare vera: nel pomeriggio sir Elton aveva girato per Roma con auto senza autista; guidava il «fidanzato» David Furnish). Come non restar delusi dalla «mise» insolitamente sobria del divo, che puntualissimo s'è palesato sul megapalco in frac nero e pantalone gessato (ma il tutto in taglia XXL, tipo clown) concedendosi solo il ghiribizzo d'una cravattona dorata? E come non comprendere, infine, il sindaco di Roma Veltroni,  che azzardava la cifra che tutti s'aspettavano, e che - certamente esagerata - sembrava però l'unica sufficiente a qualificare come «grande» l'evento, di «cinquecento, forse seicentomila presenze»?
Tutto questo, dicevamo, è colore. Nulla ne passerà nella registrazione che Raidue trasmetterà il 12 in seconda serata, né nel dvd che forse commercializzerà la serata. Ma è anche tutto questo che - oggi come oggi - sembra indispensabile per fare d'un concerto rock un «grande» concerto. Per l'anno prossimo fioriscono le ipotesi di altri «grandi» concerti:
 Rolling Stones, Pink Floyd o, per la prima volta, una coppia di artisti. Stranieri o italiani: si vedrà.



da www.liberta.it

Elton John, brividi al Colosseo davanti a un muro di folla
 

                     Roma - Prima di uscire in scena, forse la più suggestiva della sua lunghissima carriera, con il Colosseo illuminato di rosa, rosso e viola alle spalle, si è cambiato tre volte. Mandando all'aria il previsto saluto al presidente di Telecom Marco Tronchetti  Provera e al sindaco di Roma Veltroni. Emozione? Indecisione? Forse. Ma Elton John, appena si è seduto al pianoforte davanti a circa 300 mila persone, ha ritrovato immediatamente la sua grinta. In un impeccabile frac nero, di segno opposto rispetto ai boa di struzzo e le eccentriche mise della maison Versace, ma comunque impreziosito da gigli bianchi ricamati sulla manica destra,pantaloni a righe nere e marroni, camicia bianca, cravatta dorata su fondo bianco, orecchino pendente, scarpe bianche e gli immancabili occhietti tondi (viola per l'occasione), l'ex Captain Fantastic si è lanciato subito nell'esecuzione di un pezzo rock, Pinball Wizard, degli Who, seguito da due delle sue hit più famose, Bennie e Daniel. Sul palco con lui, una band di cinque elementi formata da Davey Johnstone (chitarra e voce), Bob Birch (basso e voce), Guy Babylon (tastiere), John Mahon (percussioni e voce) e Nigel Olsson (batteria e voce) e otto coristi di colore. In due ore di concerto, Sir Elton John (baronetto come il predecessore Paul McCartney) ha raccontato al pubblico del Telecomcerto 2005 un pezzo di rock made in England, con una ventina di brani che rappresentano la summa di una carriera che dura da 40 anni. Ecco quindi Turn the lights out, Pilot, poi la splendida Rocket man, in una versione dilatata culminata in un coda di solo piano, ritmata dagli applausi dei presenti. Dopo Blues, Sacrifice e Sorry, arriva un brivido con Candle in the wind, che fa ritornare alla mente il sorriso triste della sua grande amica, Lady Diana. E che, dopo aver dato il via a un mare di fiammelle accese nella notte romana, sfocia in una monumentale fusione di Funeral e Love lies. Dopo Are you ready, Philadelphia, Porch swing in Tupelo, They call her the cat, è la volta di Sad songs e la sempre toccante Don't let the sun go down on me. Nonostante i suoi 58 anni, un passato di depressione, droga, problemi di sovrappeso e di calvizie, Elton non sembra cedere alla stanchezza. E continua a colpire il suo pianoforte con Standing, Bitch e Saturday night's alright, intervallando le esecuzioni con brevi presentazioni della band, dei coristi e degli stessi brani. Per chiudere in bellezza questa calda notte di settembre, Crocodile rock, accompagnata dai cori della folla, e poi, per il saluto al pubblico italiano (almeno fino al 2007 non tornerà nel nostro Paese), la stupenda Your song, che esegue dopo essersi cambiato e aver indossato una tuta felpata nera. «In Italia c'è molta domanda culturale e la presenza sul territorio di tanti buoni sindaci e iniziative come questa possono far ritrovare l'energia per riprendere un cammino di fiducia», ha detto il presidente di Telecom Marco Tronchetti Provera. Il quale però non ha voluto anticipare il nome dell'artista che salirà sul palco del Telecomcerto 2006.  Molto probabili i Rolling Stones, anche se per la rockband inglese potrebbero aprirsi stavolta le porte del Circo Massimo. Contrastanti, come spesso succede in questi casi, le cifre dell'affluenza del pubblico. Mentre Veltroni parla di 5-600 mila persone, quindi più di quelle che avevano assistito ai concerti di Paul McCartney e Simon & Garfunkel nei due anni precedenti (500 mila), secondo gli addetti alla sorveglianza del concerto la folla era composta da circa 300 mila persone. Tra i vip presenti Afef, il segretario della Cgil Epifani, la Nielsen, la Fendi, la Badescu, la giornalista Rula Jebreal.

                     Elisabetta Malvagna



da www.ansa.it

ELTON JOHN AL COLOSSEO, SHOW DAVANTI A 5-600 MILA FAN

ELTON JOHN ROMA - La puntualità britannica non è un luogo comune. Almeno per Elton John. Annunciato alle 21, il Telecomcerto della popstar inglese davanti al Colosseo è iniziato puntualissimo. E, per rompere il ghiaccio, il baronetto ha scelto un pezzo rock come Pinball Wizard.  In un'impeccabile giacca nera, la cui sobrietà era interrotta solo da un ricamo bianco sulla manica destra, pantaloni a righe nere e marroni, camicia bianca, cravatta marrone su fondo bianco, e gli immancabili occhietti tondi (viola per l'occasione), Sir Elton John si è lanciato subito dopo in due delle sue hit più famose, Bennie e Daniel. Sul palco con lui, una band di cinque elementi formata da Davey Johnstone (chitarra e voce), Bob Birch (basso e voce), Guy Babylon (tastiere), John Mahon (percussioni e voce) e Nigel Olsson (batteria e voce).
Una curiosità: il presidente di Telecom Marco Tronchetti Provera e il sindaco di Roma Walter Veltroni hanno aspettato a lungo l'artista di fronte al suo camerino per salutarlo prima del concerto. Ma Elton John ha continuato a cambiarsi d'abito più volte, per cui l'atteso incontro di benvenuto non ha avuto luogo.  "C'é la stessa affluenza, forse un po' di più, dell'anno scorso, quindi circa 5-600 mila persone": lo ha detto il sindaco di Roma Walter Veltroni riferendosi alle presenze al Telecomcerto 2005 con Elton John, davanti ai Fori Imperiali.




     





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