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album I album secondari

Elton John - Honky Chateau  (1972)

Honky Chateau rappresenta per Elton John una svolta verso un pop rock più "commerciale", inteso nel senso benevolo del termine, cioè con l'abbandono dei sontuosi arrangiamenti orchestrali di Paul Buckmaster che avevano caratterizzato i suoi album precedenti.  Anche le canzoni sono più pop e il suo successo mondiale si consolida e si espande ovunque.  Registrato negli studi di registrazione del castello francese di Hierouville, è' anche il primo disco dove viene utilizzata anche in studio la Elton John Band e non più quotati session men, come era accaduto precedentemente, affiancati da un quartetto di fiati e dal grande violinista elettrico Jan Luc Ponty.  E contiene uno dei suoi hit più famosi in assoluti, Rocket Man, che lo avrebbe definitivamente lanciato come l'artista di maggior successo mondiale degli anni '70.




 
 

1) Honky Cat
2) Mellow
3) I Think I'm Going To Kill Myself
4) Suzie (Dramas)
5) Rocket Man (I Think It's Going To Be A Long Long Time)
6) Salvation
7) Slave
8) Amy
9) Mona Lisas And Mad Hatters
10) Hercules

Negli anni 90 è stata pubblicata una versione rimasterizzata del CD con una bonus track:

11) Slave (versione alternativa)
 
 
 
  Elton John

 


Dopo la frenetica attività del 1971 (in quell'anno Elton aveva distribuito negli Stati Uniti quattro nuovi LP, due album studio, 'Tubleweed Connection' e 'Madman Across The Water', il live '11 - 17 - 70' e la colonna sonora 'Friends'), giunse finalmente un attimo di respiro, prima di 'Honky Chateau', distribuito nel maggio del 1972. Fu il suo primo LP a raggiungere il primo posto nella classifica statunitense, rimanendo davanti a tutti per cinque settimane durante l'estate di quell'anno; fu inoltre il suo primo LP a rimanere nella Top 200 della classifica degli album 'Billboard' per ben oltre un anno. Nel Regno Unito, fu il suo primo LP a raggiungere la Top 3, e il fatto straordinario non era solo che 'Rocket Man' fosse il suo primo singolo nella Top 3, ma anche l'essere il primo album ad includere più di un singolo da hit - il secondo nella classifica 45 del Regno Unito, che arrivò appena oltre la Top 30, fu 'Honky Cat'. Negli Stati Uniti, sia 'Rocket Man' che 'Honky Cat' raggiunsero la Top 10. 'Honky Chateau' era degno di nota anche perché era il primo album studio di Elton registrato lontano da Londra (nonostante l'LP live fosse stato registrato a New York). La storia andò così: Elton era stato molto consigliato sul fatto che sarebbero derivati vantaggi considerevoli dal registrare all'estero; ed egli, mentre più recentemente si sarebbe piantato in Gran Bretagna e avrebbe ignorato simili consigli finanziari, nel primo 1972, comprensibilmente, sentì meno lealtà verso il proprio paese, dov'era meramente un contendente, rispetto agli Stati Uniti, dove era già un avvenimento sensazionale e la sua popolarità ancora in aumento. I Rolling Stones spesero un anno come esuli in Francia nel 1971/2, e avevano annunciato che il loro prossimo album sarebbe stato registrato lì, usando un 'mobile studio'. Se andava bene per gli Stones (un gruppo che Elton aveva ammirato per molti anni), sarebbe stato buono anche per lui. Comunque, non era disponibile un adeguato 'mobile studio' quando Elton fu pronto per registrare, e all'epoca furono prese in considerazione altre proposte - finché Gus Dudgeon non salvò la situazione disperata proponendo la registrazione in uno studio tradizionale che era stato usato dai Grateful Dead, gestito in un autentico castello vecchio di 300 anni. Lo Chateau D'Hierouville sarebbe stato un'alternativa vitale (purché l'equipaggiamento per la registrazione fosse stato tecnicamente accettabile); a poca distanza da Parigi, ma con delle comodità nascoste, cosicché tutti avevano preso in considerazione, con la registrazione, la possibilità di vivere lì: lavorando tutto il giorno e la notte se necessario, perché avrebbero potuto godere come relax degli svaghi ricreativi del posto (una piscina privata e un campo da tennis). Il catering era molto stimato, e il castello aveva un proprio vigneto; per tali vantaggi, la radicale e avventurosa proposta di Dudgeon fu accettata. Il titolo definitivo dell'LP, 'Honky Chateau', si riferiva agli Strawberry Studios (come era conosciuto), e fu dedicato a Catherine Philippe - Gerard, la direttrice del castello - 'honky', casualmente, era al tempo una parola di moda, con diverse sfumature di significato...
L'album coinvolgeva sostanzialmente solo il quartetto formato da Elton (voce e pianoforte acustico ed elettrico), Dee Murray (basso), Nigel Olsson (batteria) e Davey Johnstone (chitarra, mandolino e banjo). I pochi musicisti supplementari includevano una sezione di fiati composta da musicisti francesi poco conosciuti in circoli musicali tradizionali; la nota star jazz del violino, Jean - Luc Ponty (anch'egli francese, lavorò con Frank Zappa); 'Legs' Lary Smith (batterista dell'eccentrica Bonzo Dog Doo - Dah Band, che contribuì al tip tap piuttosto che alla batteria nella incredibilmente serena 'I Think I'm Going To Kill Myself'); David Hentschel, i rumori del sintetizzatore del quale sono un indimenticabile aspetto di 'Rocket Man', la traccia per la quale l'album é probaiblmente più conosciuto; il pressocché immancabile Ray Cooper (alle percussioni), e un ugualmente immancabile team di vocalist di sottofondo, l'ultimo a contribuire al sound vocale neo - gospel di 'Salvation', un brano nella vena di Delaney & Bonnie o del colossale progetto di Joe Cocker 'Mad Dogs & Englishmen'. 'Honky Cat', un simpatico gioco di parole sul titolo dell'album, é una vivace apertura di cinque minuti, con la sua intro pianisitica e orientale, la sezione di corni R&B (arrangiata da Gus Dudgeon) e Johnstone al banjo, mentre 'Mellow' é abbastanza simile ad una composizione di Leon Russel, con il lamento del violino elettrico di Ponty. 'I Think I'm Going To Kill Myself' richiama alla mente i classici ironici dei tardi anni '60 dei Kinks (a parte il suo arrangiamento inaspettatamente vivace), e 'Susie (Dramas)', con il suo coro immensamente contagioso, vanta un assolo psichedelico di chitarra di Johnstone. Arriva quindi 'Rocket Man', con il pittoresco distico 'Mars ain't no place to raise your kids, in fact it's cold as hell', e quegli attacchi del sintetizzatore. Era giustamente una grande hit, e le sue possibilità potevano solo essere state accresciute dal fatto che lì era avvenuto un recente lancio spaziale. Cosa più importante, fu il secondo singolo da hit di Elton in Gran Bretagna, dove nessuno dei suoi ultimi quattro LP aveva prodotto una hit nella classifica 45, anche se era la sua sesta nella classifica statunitense, e rimane subito riconoscibile come una dei suoi classici più familiari. 'Slave' é quasi epica, con il rigo finale di ogni verso ripetuto d'atmosfera all'infinito, e sembra essere un cenno stilisticamente raffinato alla Band (che aveva tanto accompagnato Bob Dylan quanto distribuito imponenti album nel suo diritto, ed era tra i gruppi preferiti di Elton e Bernie Taupin), con la chitarra di Davey Johnstone e il banjo a rafforzare la somiglianza, mentre 'Amy', nella quale é ancora messo in evidenza Jean - Luc Ponty, possiede lo stile di Leon Russel al suo massimo. La menzione di altri artisti non indica plagio: l'uso dei sound divenuti marchi di fabbrica altrui é senza dubbio un semplice tributo piuttosto che una mera copia, ed Elton era già una star molto più affermata commercialmente parlando dei Kinks o della Band, o anche di Leon Russel. Una traccia che é stata vivamente ricordata é 'Mona Lisas And Mad Hatters' (così ingegnosamente chiamata), senza la batteria e con Davey Johnstone al mandolino. Questa riflessione forte e realisticamente schietta delle sensazioni di Bernie Taupin a proposito di New York provoca il canticchiare della gente quando Elton la esegue in concerto. Per contrasto, i risuonanti cori della parte finale di 'Hercules' mettono in evidenza tanto i passaggi doo - wop degli anni '50 quanto le armonie dei Beach Boys dei tardi anni '60, e alcuni potrebbero rimanere divertiti venendo a sapere che la canzone parla di un rinoceronte con quel nome. La residenza di campagna di Elton nella Virginia Water fu anche chiamata 'Hercules', e quando R. K. Dwight cambiò il suo nome con atto unilaterale nel dicembre del 1971, divenne Elton Hercules John... 'Honky Chateau' fu una rilascio significativo per Elton. Fu registrato durante il mese di gennaio del 1972, e fu il primo di tre album registrati al castello, ognuno dei quali raggiunse la sommità delle classifiche statunitensi. Sembra che siano state fatte pochissime cover degne di nota delle canzoni dell'album, con l'ovvia eccezione di 'Rocket Man', il contributo di Kate Bush al tribute album di star celebrante le canzoni di Elton & Bernie, 'Two Rooms', del 1991. Per una volta, durante le session furono intraprese poche registrazioni aggiuntive poi omesse dall'LP, ma quella qui inclusa come traccia bonus é una versione alternativa di 'Slave', a proposito della quale Bernie ricordò: "That version was ridiculously fast. We were all thinking it was too fast, and we were just going to can it. Then, somebody came up with the concept of doing it totally the opposite way - very slow. Which works because it makes much more sense, it makes it that sort of southern, laconic, steamy kind of thing".
Indubbiamente una pietra miliare, questo fu il primo album di Elton a conseguire la definitiva stabilizzazione nella musica popolare, con la pole position nella classifica 'Billboard'.    

John Tobler, 1995 (dalla versione rimasterizzata)
traduzione di Pierluca  Turnone  (2008)

Elton John  
 

classifiche:
Stati Uniti:    1° posto
Inghilterra:    2° posto
Italia:    5° posto
 
 
 


Trading his blue suede shoes and Disney dwarf outfit for a soft piano style, Elton John is off and running with Honky Chateau, a lopsided structure of tepid rock numbers and muzak ballads. There are several outstanding residents in John's Chateau, but without a doubt, the star boarder is "Rocketman," a stunning tale of space travel that soars to the ranks of an Elton John Classic. (Could be his best song yet.) Aiding John in his housekeeping are David Henchel (whose ARP sythesizer gives "Rocketman" his thrust) and Zappa graduate, violinist Jean-Luc Ponty. 

Ed Naha, Circus, 1972

A new Elton John album is just as much fun to review as it is to listen to, principally because it's completely different from what has gone before. The immediate benefits of having Nigel and Dee as the rhythmic section on every cut are just staggering because this is really the first time they've had a chance on record to show how inventive they are. They are a pair of musicians who are constantly improving, searching for better ways to communicate with each other. As for Davey Johnstone, his versatility on all stringed instruments is just what the band needed. Both his immediate intuitive grasp of the John/Taupin music, and his commitment to it, marks a terrific upward surge in creativity for the band; his musicianship has inspired them all. 
Sheer power reigns on "Salvation" and "Hercules," but on different levels. The former is very intense lyrically, and so Elton's vocals and the band's performance are suffused with an almost quasi-religious fervor: "A chance to put the devil down/Without the fear of hell/Salvation spreads the gospel 'round/And frees you from yourself." On "Hercules" we hear the band flat out, hitting superb peaks behind Elton's vocals and Bernie's most amusing lyrics. "I Think I'm Gonna Kill Myself" is a tour de force for both Elton and Bernie. The lyrics are about a kid who decides to commit suicide but also wants to hang around to see what people say about him: "I'd like to see what the papers say/On the state of teenage blues." It encapsulates, within its five verses and two choruses, a whole generation's feelings. "Susie (Dramas)"'s power shows how fully integrated the band has become in so short a time; now fully capable of that funky rock they've been searching for. But more, "Susie" shows how far Elton, himself, has developed as a writer. The melodies of the majority of songs being written today can easily be reproduced by instruments -- horns for instance. What Elton has learned to do is construct his melodies specifically for the peculiar phrasings of the human voice. It's a difficult thing to do and requires a great deal of sophistication. Honky Chateau, as a whole, presents us with deeper ramifications than mere track analyses can encompass. It displays the band as an organic whole -- "Slave," for instance, revolves around Dee's bass and Davey's superlative double-timed banjo. It displays some of Bernie's most thoughtful lyrics -- "Rocket Man" is as complex a blending of sci-fi with our own frightening present ("And all this science/I don't understand/It's just my job/Five days a week/A Rocket Man") as was Clarke/Kubrick's 2001. "Mellow" is one of the most unusual love songs ever written, with an erotic, wonderfully wistful pulse running through it. It displays, lastly, Elton's growing ability to work with his voice; do different things with it. His vocal on "Kill Myself" is light, mischievously arrogant, and deliciously self-mocking; on "Susie," his voice is thick and vibrant -- terrifically virile -- which is in sharp contrast to "Rocket Man," where he's infinitely sad -- almost detached. All this represents a continuing development in the major artists writing, playing and singing on Honky Chateau. And for that, we should be most grateful. 

Eric Van Lustbader, Words & Music, 1972

da  All Music Guide

Considerably lighter than Madman Across the Water, Honky Chateau is a rollicking collection of ballads, rockers, blues, country-rock, and soul songs. On paper, it reads like an eclectic mess, but it plays as the most focused and accomplished set of songs Elton John and Bernie Taupin ever wrote. The skittering boogie of "Honky Cat" and the light psychedelic pop of "Rocket Man" helped send Honky Chateau to the top of the charts, but what is truly impressive about the album is the depth of its material. From the surprisingly cynical and nasty "I Think I'm Gonna Kill Myself" to the moving ballad "Mona Lisas and Mad Hatters," John is at the top of his form, crafting immaculate pop songs with memorable melodies and powerful hooks. While Taupin's lyrics aren't much more comprehensible than before, John delivers them with skill and passion, making them feel more substantial than they are. But what makes Honky Chateau a classic is the songcraft, and the way John ties disparate strands of roots music into distinctive and idiosyncratic pop -- it's one of the finest collections of mainstream singer/songwriter pop of the early '70s.

Stephen Thomas Erlewine

 



Elton John (1972): "For a start there's no orchestra and there are rock'n'roll tracks which we've never done before on albums. I don't want to say it's the best thing I've ever done because that's what I said and felt about Madman but people didn't agree. It's just that with this album no-one can say, 'Oh, it's Elton John with his bloody 100 piece orchestra again.' There's one number on the album called I Think I'm Going To Kill Myself which I think is going to have tap dancing on it. A sort of vaudville number. I guarantee the numbers on the album will get many covers because the songs are light pop."
 


anno/label 1972 - DJM in UK, MCA in USA 
produzione Gus Dudgeon
arrangiamenti orchestrali  -----
studio Strawberry Studios, Heroville, Francia
musicisti Nigel Olsson: batteria, percussioni, cori;  Ray Cooper: percussioni; Dee Murray: basso, cori; Davey Johnstone: chitarre, banjo, mandolino, cori; Dave Hentschel: sintetizzatore; Gus Dudgeon: percussioni, cori; Jean Luc Ponty: violino elettrico; Jacques Bolognesi: trombone; Ivan Julien: tromba; Jean-Louis Chautemps, Alain Hatot: sassofoni; "Legs" Larry Smith: tap dance; Madeline Bell, Liza Strike, Larry Steel, Tony Hazzard: cori; Elton: piano, organo
note Abbandono degli arrangiamenti orchestrali di Paul Buckmaster per un suono diverso, inizio della virata verso il pop, grande album.