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album I album secondari


Elton John - Madman Across The Water  (1971)

Madman Across The Water, a detta di molti, rappresenta il vertice qualitativo della carriera di Elton John, insieme a Tumbleweed Connection, pubblicato l'anno precedente.  Fu registrato in brevissimo tempo, nel periodo di pausa tra un tour e il successivo, con un Elton sotto pressione causa l'enorme successo mondiale che gli era cascato addosso all'improvviso.  Un lavoro spendido, con gli arrangiamenti orchestrali di Paul Buckmaster, che curò anche gli arrangiamenti dei singoli strumenti, piano compreso, e la produzione di Gus Dudgeon al massimo livello, grandi session men a lavorare in studio e alcune canzoni tra le migliori mai scritte da Elton.  Le vendite, soprattutto inizialmente, non furono esaltanti, ma rimane uno dei capolavori nella discografia di Elton anche se il suo valore non è universalmente riconosciuto come è successo a parecchi altri dischi usciti in quel periodo.  Particolare curioso, per lo sfondo del retro dell'album fu utilizzato il giubbetto jans di Stuart Epps, uno dei collabori storici di Elton.
 

Madman across the water


 
 

1) Tiny Dancer
2) Levon
3) Razor Face
4) Madman Across The Water
5) Indian Sunset
6) Holiday Inn
7) Rotten Peaches
8) All The Nasties
9) Goodbye
 
 
 


Madman Across The Water', distribuito nel novembre del 1971, fu il primo LP studio di Elton John di quell'anno, nella prima metà del quale egli aveva distribuito sia un album live, '17 - 11 - 70', che 'Friends', la colonna sonora di un film. 'Madman' sembrava essere invece il ritorno di uno stile introspettivo del cantante/compositore (come nell'LP debuttante 'Empty Sky'), ma nonostante la veridicità di questa descrizione, esso rimane probabilmente l'LP più sottovalutato di Elton, almeno dei primi anni della sua carriera; questo forse perché, come 'Tumbleweed Connection', non possedeva singoli da hit britannici. Comunque, 'Levon' e 'Tiny Dancer' furono entrambe delle hits negli U.S.A., sebbene nessuna delle due abbia mai raggiunto la Top 20, e nel Regno Unito non fu rilasciato alcun singolo dall'LP nel 1971. Eppure, l'album raggiunse la Top 10 degli Stati Uniti, rimanendo nella 'Billboard' Top 200 per un anno intero e diventando il terzo album 'gold' di Elton. Secondo il mio punto di vista, l'album 'Madman' fu trascurato quando fu distribuito inizialmente; ciò non può essere sconnesso da un dato di fatto: era il quinto nuovo LP di Elton John in 18 mesi (dall'aprile del 1970 all'ottobre del 1971), ed era evidente un'inevitabile esagerazione. Anche oggi, oltre 20 anni dopo, troppe poche persone, specialmente in Gran Bretagna, sembrano realizzare che cosa si sono perse.
Quando questi brani furono registrati nel 1971, fu deciso che la rythm section di Elton (Dee Murray al basso e Nigel Olsson alla batteria), allora acquisita recentemente e appena maturata, avrebbe suonato solo in una singola traccia, 'All The Nasties' (dal sapore gospel, influenzata da un lamento di Leon Russel e presumibilmente parla del rancore che provò il paroliere Bernie Taupin quando fu giudicato dai suoi genitori e forse dai critici). Le altre tracce mettevano in evidenza musicisti liberi professionisti o musicisti di altre band: i compagni di Elton alla DJM, gli Hookfoot, la rythm section dei quali (il batterista Roger Pope e il bassista Dave Glover) appare in diversi brani, così come il loro collega chitarrista (e amico di Elton per lungo tempo, nonché suo primo produttore) Caleb Quaye, esempio di ciò. Fra le canzoni dove sono presenti e suonano figura l'impressionante brano d'apertura, 'Tiny Dancer', dedicata e ispirata alla moglie di Taupin, Maxine Feibelman, appunto ballerina. Il brano mette in evidenza anche B. J. Cole alla chitarra pedal steel, all'epoca membro dei Cochise, gruppo diretto da Stuart Brown, ex - collega di Elton avendo fatto parte della band con la quale l'allora Reg Dwight registrava, i Bluesology. Pope, Glover e Quaye suonavano anche nella contagiosa 'Razor Face', insieme a Rick Wakeman (all'organo), che stava lasciando gli Strawby per gli Yes, e a Jack Emblow (un relativo veterano) alla fisarmonica.
 
Pope, Glover e Quaye appaiono anche in 'Holiday Inn' (apparentemente ispirata a Jimmy Webb), in cui Davey Johnstone eccelle al mandolino (che suonava quando rappresentava la metà più giovane di un duo folk dal nome strano, Murph & Shaggis; celebravano insieme il cantante folk Noel Murphy). La canzone sembra trattare la difficoltà del viaggiatore in America, dove la catena degli hotel che dà il nome al brano é costituita da copie tutte identiche fra loro.  Secondo il luogo comune chi usufruisce di simili edifici troverà accesso in parti particolari di un hotel semplice, così come qualsiasi cosa richiesta sarà localizzata in quel posto come in tutti gli altri. Ciò può sembrare un pò inquietante per chi preferisce l'individualità, ma é considerato un vantaggio da altri... 
Davey Johnstone, un biondo scozzese di 20 anni con un'apparente e istintiva capacità di consumare strumenti, suonava bene sia la chitarra elettrica che quella acustica (come anche il banjo e il mandolino) nell'album, e nel febbraio del 1972 divenne membro della Elton John Band dopo aver fatto parte del gruppo folk/rock Magna Carta. Elton era apparentemente stato sulle spine per un altro strumentista con cui dividere il fardello degli assoli strumentali in scena, perché sebbene egli fosse (e rimanesse) un musicista immensamente inventivo, la pressione di entrambi i lead vocalist e dell'unico solista era considerevole. Forse una scelta più ovvia, come chitarrista della band, sarebbe potuta essere Caleb Quaye, ma il posto fu offerto a Johnstone dopo il suo lavoro in quest'album (nel quale ha suonato in quattro brani, esattamente come richiesto) e nel successivo LP di Elton 'Honky Chateau', possibilmente corredato da una raccomandazione di Gus Dudgeon (che aveva prodotto l'LP dei Magna Carta, 'Songs From Wasties Orchard', nel quale Johnstone aveva suonato).
'Tiny Dancer' fu il secondo singolo dell'album 'Madman' negli U.S.A., e raggiunse pressocché la Top 40 della classifica 'Billboard', subito dopo 'Levon' che arrivò nella Top 30. Il titolo di 'Levon' era ispirato presumibilmente a Levon Helm, il fondatore della 'Band', il quintetto americano che era il backing group di Bob Dylan durante la metà degli anni '60, e che aveva anche goduto di grande successo con un atto di registrazione nel loro diritto. Il loro LP di debutto del 1968, 'Music From Big Pink', fu venerato da musicisti e giudiziosi buyers di registrazione, forse perché possedeva sonorità rozze, già precise, e come molte canzoni della 'Band', 'Levon' ha un approccio cinematografico; il soggetto della canzone 'porta la sua ferita di guerra come una corona' e 'chiama suo figlio Gesù perché gli piace il nome' - il nome 'Gesù' appare in tre canzoni dell'album: in 'Tiny Dancer' ('Gesù folleggia nella strada distribuendo biglietti per Dio'), in 'Levon' (ironicamente come un cosiddetto nome cristiano) e in 'Rotten Peaches' (un richiamo all'Onnipotente di uno schiavo o un evaso)... 'Rotten Peaches' mette ancora in evidenza Rick Wakeman, il chitarrista Chris Spedding (che suonava presumibilmente nelle prime registrazioni dei Sex Pistols), il batterista dei Pentagle Terry Cox, il bassista Herbie Flowers, che aveva suonato in innumerevoli registrazioni di hit, da 'Walk On The Wild Side' di Lou Reed all'alquanto sentimentale Numero Uno del Regno Unito, 'Grandad' di Clive Dunn (della quale Flowers era anche responsabile come co - autore), e Diana Lewis al sintetizzatore, che ella aveva suonato anche nel precedente LP 'Elton John'.  In contrasto con il grande cast di musicisti nel resto dell'album, l'ultima traccia, l'appropriata 'Goodbye', esibisce un Elton totalmente solo. Cox e Flowers appaiono anche nella poetica 'Indian Sunset', che si apre con il canto a cappella di Elton e avente il testo menzionante Geronimo.
Sebbene sarebbe stata originariamente trascurata per la comparsa delle due hits statunitensi 'Tiny Dancer' e 'Levon', la title track dell'LP é stata eseguita, nel tribute album celebrante le canzoni di Elton & Bernie 'Two Rooms', da Bruce Hornsby, che scrisse: "Elton inspired me to learn to play the piano. I remember specifically the time and place I heard Elton's music for the first time, it moved me that intensely. I chose 'Madman Across the Water' (da eseguire nell'album 'Two Rooms') because I always loved the song, and its dark mood, and I wanted to try to take it to another place musically". Bernie Taupin rifletté sul testo di 'Madman': "Some of the songs have had wonderful interpretations. My favourite one, I think, is 'Madman Across The Water' - because it was at the time of Watergate, everybody thought the 'Madman' was Nixon in the White House". La versione del brano qui presente ha lo stesso cast di star di 'Rotten Peaches', e 'Madman' é diventata parte dell'attuale repertorio di Elton in concerto. Una prima registrazione della canzone di Elton fu provata durante le session dell'LP 'Tumbleweed Connection', e metteva in evidenza Mick Ronson alla chitarra, il quale ebbe risalto nei primi anni '70 come braccio destro di David Bowie nel 'Spiders From Mars', nella band di 'Ziggy Stardust'. La versione di 'Madman' con Ronson alla chitarra é inclusa nella ristampa rimasterizzata di 'Tumbleweed Connection'. La raccolta 'Two Rooms' (gremita di celebrità) non include solo la versione di Bruce Hornsby della title track, ma anche un'altra canzone dell'album, 'Levon', coverizzata da Jon Bon Jovi, il quale spiegò: "Every once in a while, I hear a song that I wish I had written. The first time I heard 'Levon', I knew it was one of those songs".
Insieme a ben più di una dozzina di musicisti, che accompagnavano Elton in vari brani dell'album 'Madman', furono aggiunti dieci vocalist di sottofondo che appaiono tutti in 'Tiny Dancer', 'Holiday Inn' e 'Rotten Peaches'. Tra loro c'erano Lesley Duncan (la sua composizione 'Love Song' era stata inclusa nell'album 'Tumbleweed Connection'), Sue (Glover) & Sunny (Leslie), Roger Cook (co - leader dei Blue Mink, un gruppo che includeva anche Herbie Flowers e Barry Morgan, il quale suona la batteria in 'Levon'), Tony burrows e Dee Murray & Nigel Olsson. Inoltre, sia 'All The Nasties' che 'Indian Sunset' mettono in evidenza il coro Cantores in Ecclesia, diretto da Robert Kirby. L'album fu effettivamente registrato in due blocchi - 'Levon' e 'Goodbye'  nel febbraio del 1971, e le altre tracce nell'agosto dello stesso anno, ma non fu completato nessun brano supplementare di grande interesse durante le session; ciò giustifica il fatto che questa ristampa rimasterizzata non possieda nessuna registrazione bonus, e finisca appropriatamente, come l'originale LP, con 'Goodbye'.

John Tobler, 1995 (dalla versione rimasterizzata)

traduzione di Pierluca Turnone  (2008)

 
 

classifiche:
Stati Uniti:      8° posto
Inghilterra:    41° posto
Italia:  14° posto
 
 
   Elton John - Madman Across The Water


Elton John's first two albums hit the mark. The songs had the unmistakeable stamp of genius, the arrangements were just about perfect and Elton's voice had the right involvement and conversely the proper detachment, when that was needed, to cast a spell. If the live LP and the Friends soundtrack were somewhat less than fantastic, they only whetted the appetite for another helping of pure and original material. Madman Across The Water should quench the thirst of those who spotted Elton "back when." But, more importantly, it should please even some of the harshest critics of the talented and precocious Mr. Dwight. There are nine songs here. At least three -- "Tiny Dancer," a haunting bouquet to lyricist Bernie Taupin's wife Maxine: "Levon," a steel-eyed glimpse of a man "born a pauper to a pawn" and a rich example of Elton's super-strong piano playing; and "Rotten Peaches," a disturbing look around at the more unsightly aspects of a prison system which claims to be reformative -- are three out and out masterpieces: excellent examples of what can happen when clear and incisive lyrics are matched by aggressive and innovative musical forms. Each of the remaining six tracks offers something of value, from the amusing though frightening title piece to "All The Nasties," in which critics are given some kind of desserts. There's even a "Goodbye," eloquent and fleeting, which closes out the album. Much credit should go to Paul Buckmaster, whose strings are present but never obtrusive. Years from now people may look back on this as the definitive Elton John album. 

Ed Kelleher, Circus, 1972.

John's album has been long awaited and his two great virtues are happily here: he vocally attacks the scale as conquerer and his piano is more a drum than a drum. Among the new material by John and Bernie Taupin, "Tiny Dancer," "All the Nasties," "Goodbye," and the cryptic title song are highlights. Chart action should be immediate. 


Billboard, 1971.


Elton John's music means a lot to me, and, as a result, I'm not overjoyed with this album. A record with a theme, it's an account, sometimes photographic, sometimes emotional, all too often metaphorical, of Elton John in America -- the madman across the water. As impressions, it's brought out the worst in Bernie Taupin and forced Elton back on his melodic devices. These are sometimes powerful enough to make a song, but too often they're not. I still like this album, but it's just that the qualities that illuminated Elton John and Tumbleweed Connection for me have worn thin, and I'm forced to look past the magic and see a singer and a lyricist who are quite fallible. The record begins well with "Tiny Dancer." It has the delicate melody, virtuoso singing, and innovative arranging that have marked Elton John since "Your Song." In fact, it sounds like "Your Song," with maybe some other familiar melody and a few new touches like a pedal steel. But that's OK; it may be the same song, but it's a good song. "Levon" stands out on the radio simply because any Elton John song would. But, here we begin to encounter a knotty problem that worsens as the album continues. I.e., what the hell is he talking about?

Levon sells cartoon balloons in town 
His family business thrives 
Jesus blows up balloons all day 
Sits on the porch watching them fly 
And Jesus, he wants to go to Venus 
Leave Levon far behind... 

I'm no literal-minded dullard but when someone is being obscure, I like to get the feeling that they are grappling with something that's hard to get to, not just playing with words. In many of Dylan's songs the meaning was far from clear, but you could sense there was something there. And there were phrases that shone out even if the whole didn't fall into place. I don't get that feeling here. And, from listening to the first two albums, I know that the John/Taupin songs I like best were those I understood. There was strength in those songs, even if they were elliptical. "Levon" sounds good, but I could listen to it for years and never know what it's about. And it does make a difference. With "Razor Face," the situation improves even if I haven't an idea of what that means either. It's got the same sort of far-ranging singing and pounding piano that were used so well on Tumbleweed Connection, somewhat like "Amoreena." Unfortunately, this is followed by the title cut, which is to me, also the weakest. "Madman Across The Water" pits Elton's acrobatics against Paul Buckmaster's charging strings. But, again the lyrics trip him up. The song is superficially about madness, but is filled with so many obscure images that it's only a good song if you don't listen to it too much. Side two is a little less reaching. "Indian Sunset" is a story, with good evocative singing by Elton. The subject matter -- the tragedy of the American Indian -- almost overwhelms the song, but it manages to be moving. Then, alas, comes another piece of Americana called "Holiday Inn" and about the same: "And you ain't seen nothing/Until you've been in/A motel baby/Like the Holiday Inn." I guess a banal subject deserves banal lyrics, but why bother? "Rotten Peaches" is good basic Elton with a good melody and a wall of sound that fills the room. If only I knew what rotten peaches had to do with the homesickness that seems to be the theme. It isn't until the short (1:48) closing cut, that we get a glimpse of what Elton and Bernie were. "Goodbye" is a haunting, sad song with just Elton and piano and some appropriate strings. The melody sings and the words are poetry. It's sad, but makes me all the sadder that there wasn't more like this. Madman won't really crush any John fans, for he sings with the same power and brilliance he's shown since he broke. But, it probably won't draw any either. Madman is a difficult, sometimes impossibly dense record. America is worth a better story than this record and Elton John needs a better story than this to sing.  

 Alec Dubro, Rolling Stone, 1972


Pop superstardom beckoned, but the American south still cast a spell on Messrs John and Taupin…

Between April 1970 and November 1971, Elton John released five records. In that whirlwind 18-month period he released three studio albums, a soundtrack and a live set – an astonishing statistic even by the standards of the day. Elton and lyricist Bernie Taupin’s seemingly inexhaustible supply of songs and ultra-prolific work-rate had already produced one major hit single (Your Song – Top 10 on both sides of the Atlantic) and a classic album of cinematic Americana (Tumbleweed Connection). Hot on the heels of that record came Madman Across The Water, its songs bridging the gap between Tumbleweed’s country-honk narratives and the polished pop sounds of 1972’s Honky Chateau. Levon, a elegiac nod to The Band’s Levon Helm, and minor US chart-botherer Tiny Dancer are propelled by the sort of super-strength piano melodies that, in those days, seemed to fall from John’s fingers on an almost daily basis – the latter a firm live favourite even today thanks to its inclusion in the dreadful Almost Famous. Indian Sunset and the title track are two lengthy, mournful epics that make perfect use of Paul Buckmaster’s ingenious string arrangements and, although it doesn’t hit the same peaks as Tumbleweed’s Burn Down The Mission, the gospel-tinged All The Nasties is an ambitious choral anthem that acts as a fine primer for the finale of Goodbye. But best of all is John’s voice: underpinned by that convincing southern twang, his vocals are effortless, precise and authoritative. Each of his next six albums would hit the US top spot, turning him into the biggest solo superstar of the decade. Madman… is the lost gem that proves he already had everything in its right place.

da Mojo del 25 settembre 2009, Danny Eccleston


 
    Elton John - Madman Across The Water
 

anno/label 1971 - DJM in UK, UNI in USA 
produzione Gus Dudgeon
arrangiamenti orchestrali Paul Buckmaster
studio Trident Studios, Londra
musicisti Roger Pope: batteria e percussioni; Nigel Olsson: batteria e cori; Terry Cox: batteria; Barry Morgan: batteria; Ray Cooper: percussioni; Brian Odgers: basso; Dave Glover: basso; Dee Murray: basso e cori; Rick Wakeman: organo; Herbie Flowers: basso; Chris Lawrence: basso acustico; Mike Egan: chitarra acustica; Lesley Duncan: chitarra acustica e cori; Les Tatcher: chitarra; Caleb Quaye: chitarra; B.J. Cole: chitarra steel; Davey Johnstone: chitarra acustica; Chris Spedding: chitarre; Diana Lewis: sintetizzatore; Brian Dee: organo; Jack Emblow: fisarmonica; Roger Cook, Terry Steele, Liza Strike, Tony Burrows, Barry St. John, Tony Hazzard, Sue & Sunny: cori; Cantores In Ecclesia Choir: cori; Elton: piano e organo
note forse il miglior album di Elton, grandi canzoni, grandiosi arrangiamenti orchestrali di Buckmaster, testi ermetici ed iniziali tiepide vendite.  Il vero Elton John, quasi la perfezione, subito dopo avrebbe virato verso il pop con Honky Chateau.